Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
La crudeltà della "Società foggiana"
Piernicola Silvis presenta "La Lupa"
sabato 2 marzo 2019
15.56
Un feroce assassino, zio Teddy alias Diego Pastore, viene ferito gravemente durante uno scontro a fuoco tra polizia e malavita ed entra in coma. Il risveglio segnerà il punto di partenza di "La Lupa" di Piernicola Silvis, un romanzo crudo, vero, che è uno spaccato della Società Foggiana, dove delinque la criminalità organizzata più spietata e sconosciuta d'Italia. In questo contesto muove i fili don Tonino, boss del Gargano, con Sonia Di Gennaro "La Lupa" sua moglie, che sarà il fulcro di quello che accadrà a Diego Pastore. In sintesi la trama dell'ultimo lavoro letterario di Piernicola Silvis(65 anni), ex questore di Foggia, tra le persone più esperte e conoscitrici della Società Foggiana, uno dei pochissimi scrittori, se non l'unico, ad aver descritto all'interno del suo romanzo, la realtà della malavita in Capitanata, sconosciuta in Italia. Per la rubrica "Crepuscolo Letterario" di Canosaweb abbiamo incontrato lo scrittore Piernicola Silvis durante il minitour di presentazione del romanzo "La Lupa" in Puglia. Lo scrittore Piernicola Silvis ha al suo attivo cinque romanzi noir-thriller: "Un assassino qualunque", nel 2006; "L'ultimo indizio", nel 2008; "Gli anni nascosti", nel 2010; "Formicae", nel 2017 e "La Lupa", nel 2018. Questi ultimi due per SEM Editore hanno come protagonista Renzo Bruni, un poliziotto dai tratti molto realistici che – con umanità e senza indietreggiare davanti a nessuno – si muove fra le pieghe del codice.
All'interno del libro "La Lupa" lei punta il dito sulle mancanze dello stato. Questo dipende dalla sua esperienza come questore di Foggia, oppure è un "romanzo"? La denuncia di tali mancanze è sicuramente romanzata, ma è simile a quella che ho dovuto patire come questore di Foggia, facendo delle richieste inascoltate. Quando ho scritto questo romanzo mi son detto perché non inserire anche una parte di vita vissuta? Aiutano le persone a far riflettere e forse aiutano anche a capire le difficoltà che si hanno quando si lavora su un territorio difficile.
Nel romanzo lei inquadra la Società Foggiana come una realtà unica, crudele e che opera, per l'appunto, in un territorio difficile. Foggia è davvero un territorio difficile? Foggia è uno dei territori più difficili d'Italia.
Lei fa dei nomi, alcuni celati, altri sono in chiaro, un esempio per tutti è quando nomina Giacinto Pinto che è davvero un giornalista, un inviato della RAI, di origine foggiana. È un caso? Si, ci sono nomi reali come Nello Trocchia che è un inviato di Piazza Pulita, Italo d'Angelo, Pasquale Vaira che è davvero un medico. In particolare per Trocchia mi serviva un personaggio come lui, un po' scafato. Lui è identico a come l'ho descritto nel libro, avendolo, perché non nominarlo? Ovviamente tutti coloro che sono reali e sono citati nel libro sono stati interpellati prima della stesura e tutti hanno acconsentito… il consenso è stato tale che ad esempio Nello Trocchia presenterà il romanzo a Roma.
Durante la lettura del romanzo lei cita i clan facendo riferimento al cognome dei vari boss. A tal riguardo sono curiosa di sapere se, come per i giornalisti, anche i nomi dei clan sono reali? E soprattutto, la Lupa esiste? No no, nessuno è reale e la Lupa non esiste.
In base alla sua esperienza, esistono figure femminili così forti nella Società Foggiana o nei clan della provincia? No. La Lupa in particolare come personaggio doveva esserci in questo romanzo per tutta una serie di motivi. Comunque donne così forti a livello di clan non ne ho viste. La Lupa è assolutamente un personaggio romanzesco.
Le atrocità che Diego Pastore esercita sulle sue vittime, mi pare di capire siano modalità abbastanza comuni nei clan, ovvero ci sono affiliati che amano il sangue, che riescono ad uccidere a sangue freddo, a volte godendo nel farlo. Torno a chiederle: anche questo corrisponde a verità o c'è addirittura c'è di peggio? È assolutamente realistico: ci sono persone che sono in grado di ammazzare un'altra persona solo perché gliel'ha detto il boss, solo per eseguire gli ordini. Ci sono dei killer che ti guardano sempre negli occhi: il vero sicario è quello che ti guarda negli occhi per evitare di commettere errori, te lo insegnano, quindi sono assolutamente veritiere queste figure. Gli atteggiamenti, le frasi, quello che si dicono quando vanno all'attacco di una persona sono veritiere.
Nonostante ci sia molta violenza nei clan, un personaggio che mi è piaciuto molto e verso cui ho provato molta tenerezza è stato John Piazzolla, un infiltrato che per la sua missione deve essere molto duro, molto schivo e assolutamente privo di passato, ma che dimostra di avere un cuore molto sensibile. Esistono infiltrati che riescono a nascondere a tal punto la loro dolcezza al punto da sembrare un malavitoso spietato? In certe realtà estreme, esistono poliziotti che fanno impressione a vederli perché sembrano proprio dei malavitosi, invece sono persone di esecuzione che si farebbero anche ammazzare. Ho conosciuto persone simili, ho descritto persone che esistono.
Quali sono state le maggiori difficoltà che ha trovato scrivendo questo libro? Io credo di essere uno dei pochi scrittori che sa che cosa vuol dire condurre un'indagine: fare un'indagine non è un romanzo, ci sono delle procedure, delle regole, delle norme che devono essere assolutamente seguite. Ad esempio nel libro bisogna emettere un fermo per un killer che non si riesce a fare: cose di questo genere sono successe davvero. Oltre a queste difficoltà, bisogna confrontarsi anche con certe norme del codice di procedura penale che non consentono di operare come James Bond. Ciò che è davvero difficile è mettere insieme la vera gestione dell'indagine che ha le sue norme processuali, e l'interesse del lettore: si rischia di scrivere un trattato di procedura penale che affievolisce l'interesse del lettore. Bisogna gestire in maniera semplice cose complicate. Giusto per comprendere a cosa mi riferisco, invito a vedere il film Zodiac di David Fincher che è un caso davvero accaduto in America e che potrebbe far capire come a volte le forze dell'ordine annaspino in un'indagine vera. In un certo senso è ciò che ho cercato di trasfondere nei miei romanzi, anche se alla fine bisogna dare un lieto fine.
Renzo Bruni, dopo il risveglio dal coma dello zio Teddy, ritorna a Foggia e si ritrova ad indagare sulla Società Foggiana. Proprio a Foggia incontrerà una collega, Emma con cui entrerà subito in empatia. Come proseguirà la storia con Emma, se ci sarà un seguito? Con Bruni andiamo in altre zone d'Italia, poi si vedrà se sarà il caso di dare un seguito.
A proposito di seguito, a me pare che il finale sia aperto, quindi ci sarà un terzo capitolo? Non lo so. Il finale è aperto, è vero ma lo è perché non ho voluto commettere l'errore che ho commesso col primo romanzo di Bruni. Ho lasciato il finale aperto perché se dovesse esserci un seguito, si possono riprendere i personaggi. Per il momento, per i prossimi romanzi non succederà. Poi se me lo chiederanno i lettori e la casa editrice… Io voglio che questo personaggio sia svincolato dai romanzi precedenti perchè il lettore deve poter comprare una storia senza che sia necessario leggere i libri precedenti.
Quindi ci ha detto che usciranno a breve atri due libri… Si, uno con Bruni e l'altro con un altro personaggio.
Ogni scrittore è un grande lettore e dunque cosa legge di solito e cosa sta leggendo in questo periodo? Sto leggendo Città senza stelle di Tim Baker e sto per cominciare La volpe l'ultimo di Frederick Forsyth, il mio vecchio amore. Sono un grande appassionato di Don Winslow soprattutto quello più moderno. Ha ragione quando dice che ogni scrittore è un grande lettore: non si può scrivere se non si legge, almeno questo vale per me: io leggo sempre, qualunque cosa possa capitarmi nella vita, anche se vado a letto alle 4 del mattino, devo leggere, se no, non dormo. Non riesco psicologicamente a dormire. Io scrivo le cose che mi piacerebbe leggere.
Luciana Fredella
All'interno del libro "La Lupa" lei punta il dito sulle mancanze dello stato. Questo dipende dalla sua esperienza come questore di Foggia, oppure è un "romanzo"? La denuncia di tali mancanze è sicuramente romanzata, ma è simile a quella che ho dovuto patire come questore di Foggia, facendo delle richieste inascoltate. Quando ho scritto questo romanzo mi son detto perché non inserire anche una parte di vita vissuta? Aiutano le persone a far riflettere e forse aiutano anche a capire le difficoltà che si hanno quando si lavora su un territorio difficile.
Nel romanzo lei inquadra la Società Foggiana come una realtà unica, crudele e che opera, per l'appunto, in un territorio difficile. Foggia è davvero un territorio difficile? Foggia è uno dei territori più difficili d'Italia.
Lei fa dei nomi, alcuni celati, altri sono in chiaro, un esempio per tutti è quando nomina Giacinto Pinto che è davvero un giornalista, un inviato della RAI, di origine foggiana. È un caso? Si, ci sono nomi reali come Nello Trocchia che è un inviato di Piazza Pulita, Italo d'Angelo, Pasquale Vaira che è davvero un medico. In particolare per Trocchia mi serviva un personaggio come lui, un po' scafato. Lui è identico a come l'ho descritto nel libro, avendolo, perché non nominarlo? Ovviamente tutti coloro che sono reali e sono citati nel libro sono stati interpellati prima della stesura e tutti hanno acconsentito… il consenso è stato tale che ad esempio Nello Trocchia presenterà il romanzo a Roma.
Durante la lettura del romanzo lei cita i clan facendo riferimento al cognome dei vari boss. A tal riguardo sono curiosa di sapere se, come per i giornalisti, anche i nomi dei clan sono reali? E soprattutto, la Lupa esiste? No no, nessuno è reale e la Lupa non esiste.
In base alla sua esperienza, esistono figure femminili così forti nella Società Foggiana o nei clan della provincia? No. La Lupa in particolare come personaggio doveva esserci in questo romanzo per tutta una serie di motivi. Comunque donne così forti a livello di clan non ne ho viste. La Lupa è assolutamente un personaggio romanzesco.
Le atrocità che Diego Pastore esercita sulle sue vittime, mi pare di capire siano modalità abbastanza comuni nei clan, ovvero ci sono affiliati che amano il sangue, che riescono ad uccidere a sangue freddo, a volte godendo nel farlo. Torno a chiederle: anche questo corrisponde a verità o c'è addirittura c'è di peggio? È assolutamente realistico: ci sono persone che sono in grado di ammazzare un'altra persona solo perché gliel'ha detto il boss, solo per eseguire gli ordini. Ci sono dei killer che ti guardano sempre negli occhi: il vero sicario è quello che ti guarda negli occhi per evitare di commettere errori, te lo insegnano, quindi sono assolutamente veritiere queste figure. Gli atteggiamenti, le frasi, quello che si dicono quando vanno all'attacco di una persona sono veritiere.
Nonostante ci sia molta violenza nei clan, un personaggio che mi è piaciuto molto e verso cui ho provato molta tenerezza è stato John Piazzolla, un infiltrato che per la sua missione deve essere molto duro, molto schivo e assolutamente privo di passato, ma che dimostra di avere un cuore molto sensibile. Esistono infiltrati che riescono a nascondere a tal punto la loro dolcezza al punto da sembrare un malavitoso spietato? In certe realtà estreme, esistono poliziotti che fanno impressione a vederli perché sembrano proprio dei malavitosi, invece sono persone di esecuzione che si farebbero anche ammazzare. Ho conosciuto persone simili, ho descritto persone che esistono.
Quali sono state le maggiori difficoltà che ha trovato scrivendo questo libro? Io credo di essere uno dei pochi scrittori che sa che cosa vuol dire condurre un'indagine: fare un'indagine non è un romanzo, ci sono delle procedure, delle regole, delle norme che devono essere assolutamente seguite. Ad esempio nel libro bisogna emettere un fermo per un killer che non si riesce a fare: cose di questo genere sono successe davvero. Oltre a queste difficoltà, bisogna confrontarsi anche con certe norme del codice di procedura penale che non consentono di operare come James Bond. Ciò che è davvero difficile è mettere insieme la vera gestione dell'indagine che ha le sue norme processuali, e l'interesse del lettore: si rischia di scrivere un trattato di procedura penale che affievolisce l'interesse del lettore. Bisogna gestire in maniera semplice cose complicate. Giusto per comprendere a cosa mi riferisco, invito a vedere il film Zodiac di David Fincher che è un caso davvero accaduto in America e che potrebbe far capire come a volte le forze dell'ordine annaspino in un'indagine vera. In un certo senso è ciò che ho cercato di trasfondere nei miei romanzi, anche se alla fine bisogna dare un lieto fine.
Renzo Bruni, dopo il risveglio dal coma dello zio Teddy, ritorna a Foggia e si ritrova ad indagare sulla Società Foggiana. Proprio a Foggia incontrerà una collega, Emma con cui entrerà subito in empatia. Come proseguirà la storia con Emma, se ci sarà un seguito? Con Bruni andiamo in altre zone d'Italia, poi si vedrà se sarà il caso di dare un seguito.
A proposito di seguito, a me pare che il finale sia aperto, quindi ci sarà un terzo capitolo? Non lo so. Il finale è aperto, è vero ma lo è perché non ho voluto commettere l'errore che ho commesso col primo romanzo di Bruni. Ho lasciato il finale aperto perché se dovesse esserci un seguito, si possono riprendere i personaggi. Per il momento, per i prossimi romanzi non succederà. Poi se me lo chiederanno i lettori e la casa editrice… Io voglio che questo personaggio sia svincolato dai romanzi precedenti perchè il lettore deve poter comprare una storia senza che sia necessario leggere i libri precedenti.
Quindi ci ha detto che usciranno a breve atri due libri… Si, uno con Bruni e l'altro con un altro personaggio.
Ogni scrittore è un grande lettore e dunque cosa legge di solito e cosa sta leggendo in questo periodo? Sto leggendo Città senza stelle di Tim Baker e sto per cominciare La volpe l'ultimo di Frederick Forsyth, il mio vecchio amore. Sono un grande appassionato di Don Winslow soprattutto quello più moderno. Ha ragione quando dice che ogni scrittore è un grande lettore: non si può scrivere se non si legge, almeno questo vale per me: io leggo sempre, qualunque cosa possa capitarmi nella vita, anche se vado a letto alle 4 del mattino, devo leggere, se no, non dormo. Non riesco psicologicamente a dormire. Io scrivo le cose che mi piacerebbe leggere.
Luciana Fredella