Puglia Fuori Rotta : Canosa
Puglia Fuori Rotta : Canosa

Canosa: La variante al piano urbanistico generale

Una opportunità per lo sviluppo della città.

"""L'11 febbraio 2021 il Consiglio Comunale ha approvato il Documento Programmatico Preliminare alla Variante al Piano Urbanistico Generale di Canosa, vigente dal 2014, e l'adeguamento dello stesso Piano Urbanistico al Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia . La Variante ad un Piano Urbanistico ha un iter molto complesso costituito da diversi momenti, di cui il Documento Programmatico Preliminare non è altro che un documento d'intenti, a cui segue una fase di pubblicazione per le osservazioni che possono essere fatte da tutti i cittadini; seguono una serie di altri momenti di confronto tra tutti gli Enti preposti ed ulteriori successivi passaggi che qui per brevità omettiamo. Il Piano Paesaggistico Territoriale è uno strumento di pianficazione regionale alle cui norme i Piani Comunali si devono adeguare. La Variante urbanistica si occuperà solo di alcune parti dell'intero territorio, delle aree industriali,della semplificazione delle norme per l'edificazione nella città costruita, della disciplina del trasferimento dei diritti edificatori da una parte di città ad un'altra in presenza di vincoli, archeologici, geomorfologici ( pendenze, cavità sotterranee). La situazione urbanistica di Canosa è straordinariamente difficile per i molti vincoli archeologici e ambientali presenti e per una lunga serie di scelte urbanistiche sbagliate che si sono susseguite dagli anni sessanta e che hanno reso la situazione generale ancora più complicata.

Un'area archeologica destinata ad area industriale. I primi fattori di criticità possono essere individuati nel Piano di Fabbricazione approvato alla metà degli anni sessanta,quando furono fatte scelte che, con l'andare degli anni si sono dimostrate profondamente sbagliate. La prima di queste scelte sbagliate fu rappresentata nella individuazione dell'area industriale tra via Pozzillo e via Cerignola. La scelta di via Pozzillo fu dettata dalle aspettative di poterla estendere fino all'Ofanto, su una superficie complessiva di circa 200 ettari. Era all'epoca un'area archeologica poco esplorata, ma già da allora si intuiva l'enorme ricchezza del sito, considerando che di fronte erano presenti i monumenti posti al bordo della via Traiana ( Bagnoli, Casieri, Barbarossa, Arco cosiddetto Traiano).

L'espansione edilizia a macchia d'olio. Fu la seconda scelta sbagliata la previsione di grande aree di espansione per l'edilizia abitativa che si estendevano a sud, a ovest e ad est del vecchio nucleo ottocentesco e della prima metà del novecento. Contemporaneamente si progettava la zona 167 destinata alla edilizia economica e popolare. Non fu privilegiata una scelta precisa per l'espansione edilizia in una sola direzione, ma in tutte le direzioni, a macchia d'olio. Si gettarono le basi per un caos urbanistico ereditato poi dalle scelte di pianificazione urbana successive.

"L'edilizia di necessità" spesso abusiva . L'espansione edilizia impetuosa e senza regole era causata da una pressione abitativa elevatissima. Nel 1951 si calcolava una densità di 307 abitanti per ettaro, al censimento del 1951, 34.342 abitanti erano distribuiti su 112 ettari. La maggior parte delle abitazioni presentavano un indice di affollamento di più di 3 abitanti per ogni vano, case piccole, insalubri, senza servizi. Sotto la spinta dell'impetuoso incremento demografico dopo il secondo dopoguerra iniziò la ricerca di nuovi spazi, in quelle area suburbane precedentemente adibite a orti, l'area da Piano San Giovanni fino ai margini di via Bovio , chiamato l'orto di San Giovanni e tra Via Carlo Alberto e Corso Garibaldi, lato scuola Mazzini, l'orto chiamato di Sergio. Furono venduti centinaia di lotti di poche decine di metri sui quali furono costruite modeste abitazioni monofamigliari , che per quanto rappresentassero un progresso rispetto agli standard abitativi degli antichi quartieri, tuttavia spesso erano carenti dei servizi primari. Basti pensare che fino alla fine degli anni 70 molte zone del quartiere Rosale, di Piano San Giovanni ( cosiddetto Campocampo) erano ancora privi di fognature ed acqua corrente.
L'espansione edilizia in conflitto con le aree archeologiche La pressione abitativa, la fame di nuove aree da edificare entrava in conflitto con la presenza di vaste aree archeologiche e con le emergenze geomorfologiche del territorio. I vincoli archeologici considerati un ostacolo allo sviluppo non già come una risorsa da valorizzare, un conflitto che tuttora persiste. In quegli stessi anni fu purtroppo perpetrato un altro scempio, l'abbattimento di quasi tutti i palazzi sorti alla fine dell'ottocento e agli inizi del novecento che rappresentavano l'identità della città, e le testimonianze di un periodo di progresso e di sviluppo.

L'estraneità dei cittadini al processo di trasformazione. In tutti questi anni,quando la città subiva questa impetuosa trasformazione, noi cittadini siamo stati assenti, estranei, quasi che questo radicale mutamento non fosse problema di tutti e di ciascuno di noi. Ora siamo di fronte ad una difficile eredità da gestire.

Il Documento Preliminare programmatico è una buona base di partenza. Il progetto di Variante al Piano Urbanistico e il suo adeguamento al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale proposto nel Documento Programmatico Preliminare sono una buona base di partenza, migliorabile, e noi in gran parte lo condividiamo. Meno consumo del suolo,razionalizzazione e ridimensionamento delle aree produttive,semplificazione e accorpamento dei numerosi Contesti urbani esistenti e delle intricatissime e numerose norme che governano la città costruita, un primo passo per la soluzione dei nodi legati alla effettiva trasferibilità dei diritti volumetrici da un Ambito Perequativo ad un altro Ambito. Ci aspettiamo anche che ,nel corso dell'iter procedimentale, l'adeguamento al Piano Paesaggistico Territoriale valorizzi tutte le numerose risorse paesaggistiche del nostro territorio e che il territorio rurale ricco di un'agricoltura di qualità, venga salvaguardato da usi e funzioni estranee alle sue vocazioni.Saprà la città cogliere questa opportunità? Noi ci speriamo. , Il procedimento avviato è un procedimento aperto, al quale tutti i cittadini e le associazioni possono portare le loro idee . Noi ci contiamo.""" E' quanto riporta la nota congiunta a firma del presidente della Fondazione Archeologica Canosina, Dottor Sergio Fontana e di Italia Nostra Onlus Sezione di Canosa di Puglia presieduta da Mario Riccardo Limitone

  • Fondazione Archeologica Canosina Onlus
  • Italia Nostra Sezione di Canosa
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