Barletta ex Caserma Fieramosca
Barletta ex Caserma Fieramosca
Storia

I profughi delle Foibe approdati a Barletta

Il commento di Michele Grimaldi

Mi chiedo come sia possibile e la situazione mi rattrista ed indigna, che, almeno in questi casi, non si metta da parte la propria idea politica e si lasci spazio solo al rispetto e al ricordo di stragi assurde e inconcepibili che vanno doverosamente ricordate per non lasciare che lo stesso venga dimenticato, inghiottito dall'esecrabile oblio dell'indifferenza. E invece no! Quelli di una parte cercano, in proprio e sottolineo in proprio, di ricordare e commemorare le vittime delle Foibe, mentre i nostalgici di un certo atteggiamento, ormai non più proponibile, organizzano, a spese della collettività, di tutto e di più (sia chiaro tutto lecito e giusto, ma spesso troppo di più!) in memoria della Shoah con battage pubblicitari che hanno inizio un paio di mesi prima e si sviluppano, nei giorni dedicati, con iniziative di respiro nazionale e spesso anche internazionale, mentre rimangono in un silenzio assordante e accusatore o fanno meno dell'indispensabile ( tipo piantare due alberelli presso una scuola locale, che tristezza!) nel giorno di un'altra terribile tragedia che porta il nome di Foibe. Certo, è utile ricordare solo ciò che è aderente al proprio pensiero ma, spiegatemi un attimo, siete convinti ancora che esista una destra e una sinistra? Se lo siete vuol dire che il vostro pensiero è fermo ad una cinquantina di anni fa. A cosa serve allora tutta questa farsa del ricordare solo ciò che fa comodo? Ma come si sa, i figli e i figliastri hanno sempre e comunque un genitore, autore di queste ingiustificabili preferenze.

Detto questo, ricordiamo, ricordiamo punto e basta. Le vittime sono vittime, tutte quante. Quelle persone sono morte per degli interessi ignobili che limitavano il sacrosanto diritto alla vita delle singole persone. C'era qualcuno che decideva per noi (oggi è cambiato qualcosa?), anche sulla nostra stessa vita. Condanniamo ogni sorta di repressione etnica, facciamolo tutti quanti. Nel 2008, l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ribadì l'importanza del Giorno del Ricordo lanciando un monito a tutti gli amministratori con scarsa propensione a ricordare alcuni avvenimenti, affermando che "A subirne l'oltraggio sarebbe in primo luogo la memoria delle vittime delle tragedie che ricordiamo oggi e il cui sacrificio si rivelerebbe vano". La conferma, a queste personalissime considerazioni, mi è giunta il 6 febbraio scorso, allorquando si è svolto l'interessantissimo convegno "Italiani dell'Istria e della Dalmazia Testimoni di Civiltà. Ricordo di Terre perdute: Persecuzioni, Foibe, Gulag, Esodo" tenuto presso il Centro Multifunzionale San Francesco a Barletta ed organizzato dall'UNITRE e dal Club Unesco di Barletta, in collaborazione con l'Associazione Nazionale di Esuli Istriani "Famiglia Dignanese", ufficialmente rappresentata dal Vice Presidente Nazionale dottor Giuseppe Dicuonzo, il quale ha riportato la sua esperienza di "profugo di prima generazione" nato in un rifugio e scampato alle foibe con la sua famiglia, grazie ad un incredibile e disumano viaggio che lo ha portato, all'indomani del Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947 (da qui la scelta del 10 febbraio per la "Giornata del Ricordo") da Pola sino a Barletta nei locali dell'ex caserma Ettore Fieramosca in via Manfredi.

Sono trascorsi settant'anni da quando 350mila giuliano-dalmati sopravvissuti agli eccidi comunisti, abbandonarono con ogni mezzo la loro amata terra, sperimentando la tragedia dello sradicamento totale e collettivo. La maggior parte di loro è morta senza avere non dico giustizia, ma almeno il sacrosanto diritto di veder riconosciuto il proprio immane sacrificio. Il dottor Giuseppe Dicuonzo da anni lotta, in maniera strenua e purtroppo solitaria, per non far cadere nell'oblio un'immane tragedia quale fu quella delle foibe che non solo viene ignorata dalle generazioni più datate, testimoni in prima persona degli avvenimenti accaduti nella nostra Barletta, ma è del tutto sconosciuta alle nuovissime generazioni le quali oltre ad ignorare le figure basilari della Storia cittadina "rifiutano" perché non guidati ed informati, tutto quello che va oltre gli inutili libri di storia canonici.

Il pensiero del Dicuonzo è da sempre rivolto a tutti i familiari delle vittime infoibate ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e dell'esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile per ristabilire la verità storica. Intanto il Novecento è diventato Duemila, l'Europa una casa comune (ma fino a quando?). E i figli e nipoti dell'esodo, nati "al di qua", che ruolo hanno in questo mondo che cambia ma che non deve dimenticare? Anzi, tutti noi, cosa dobbiamo fare per non rendere inutile il sacrificio di quei nostri fratelli? Ci tocca, dopo il secolo della barbarie, tenere alta la memoria non per recriminazioni o vendette, ma perché ciò che è stato non avvenga mai più. Se il perdono, infatti, è sempre un auspicio, la memoria è un dovere, è la via imprescindibile per la riconciliazione: non è vero che rimuovere aiuti a superare, anzi, la storia dimostra che il passato si supera solo facendo i conti con esso e da esso imparando. La maggior parte degli Italiani giuliano-dalmati è morta senza avere non dico giustizia, ma almeno il sacrosanto diritto di veder riconosciuto il proprio immane sacrificio. Nessuno li potrà cancellare, sono ancora là dentro, in quelle cavità, invisibili, ma come dice Saint-Exupéry nel Piccolo Principe "l'essenziale è invisibile agli occhi". Loro sono il nostro essenziale, non dimentichiamo di onorarli.
Michele Grimaldi -Responsabile della Sezione Archivio di Stato di Barletta
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