Luminarie Festa Patronale San Sabino Canosa
Luminarie Festa Patronale San Sabino Canosa
Amministrazioni ed Enti

Feste patronali, la 'guerra dei Santi'

La nota di di Savino Montaruli, Presidente UNIBAT

La pandemia da Covid è stata definita la terza guerra mondiale. Una guerra diversa da quelle che la storia ci ha insegnato a conoscere leggendole sui libri o apprendendole nei racconti di nonni e genitori. Una guerra che ancora oggi non conosce la sua origine esatta né le motivazioni alla base di un'inaspettata ed enorme catastrofe come quella del Coronavirus. In questa guerra così subdola, dalle conseguenze future ancora ignote, si inseriscono tante altre guerre, più o meno evidenti, più o meno chiare, più o meno eclatanti. Una di quelle guerre che vedono in campo diversi schieramenti, diverse sensibilità e persino diverse dosi di coraggio è certamente "La Guerra dei Santi". Senza scomodare l'antico detto "scherza coi fanti ma lascia stare li santi" voglio, invece, evidenziare come proprio i Santi siano stati e siano ancora oggetto di strumentalizzazioni.

A proposito di Feste Patronali, di Comitati, Sindaci ed Amministratori pubblici e persino di preti e presuli protagonisti, quasi sempre in negativo, si sono sbizzarriti a più non posso ed ecco che la carrellata degli aneddoti è davvero lunga e se quei Santi tanto deplorati in queste Feste potessero parlare chissà come si esprimerebbero. Sarebbe curioso cercare di capire cosa penserebbero Sergio, Mauro e Pantaleo da Bisceglie per la decisione autocratica del sindaco di sopprimere addirittura la Festa commerciale declinando tutta la responsabilità su un sedicente Comitato che dalla Festa e da quegli stessi Ambulanti fieristi umiliati negli anni ha sempre raccolto buoni e generosi frutti, tutti rigorosamente in euro ed ancora prima in lire. Sarebbe altrettanto interessante conoscere l'opinione della Madonna dell'Addolorata, sempre nella cittadina marinara, la quale vive ancora oggi l'incertezza del suo futuro festoso. Sicuramente molto felice dovrebbe essersi sentila la Madonna della Fonte, accompagnata da San Sabino da Canosa i quali sono stati i primi a dare il via ai festeggiamenti nella provincetta senza identità e ridotta a colabrodo che attraversa le strade delle sue arterie ormai sprofondate nel fango.

Non è ancora pervenuto il responso di San Nicola il Pellegrino da Trani il quale ancora si starà chiedendo quale crimine abbiano mai commesso i maestri del torrone che il sindaco ha voluto emarginare in fondo al mare già giunge il pensiero di San Cataldo da Corato che, grazie alla lungimiranza di un sindaco coraggioso, all'organizzazione della macchina amministrativa e persino alla modesta collaborazione di un sindacalista di strada tale Savino da Andria, si è riusciti ad organizzare la più bella Festa Patronale del territorio, al punto che è partita la macchina dell'emulazione ed anche in altri comuni si sta pensando di bissare il successo coratino, comprensivo del musicista di qualità. Spostandoci di qualche centinaio di chilometri arriviamo a Brindisi dove il sindaco tranese Riccardo Rossi batte il modesto collega Bottaro e si immerge in una straordinaria edizione della Festa in onore dei Santi Patroni Lorenzo e Teodoro. Una Festa completa che sta coniugando perfettamente aspetti religiosi con quelli commerciali; storici ed artistici; di svago e di riflessione; di divertimento ma anche di precauzione.

Roba da far rizzare i capelli al buon Lodispoto, ad Angarano e persino alla novella Bruno da Andria. passando per Patruno da Spinazzola, abilissimo nell'annullare tutto all'ultimo momento, e la coraggiosa Lalla da Minervino in netta contrapposizione con quanto fatto, invece, dall'omologo di Trinitapoli dove tutto si annulla ma tutto si può fare e i fieristi stanno ancora a chiedersi se il concertino di Al Bano val bene una Fiera annullata. A fronte di tanta codardia ed inettitudine ecco che la politica dell'ascolto fa cambiare idea al Sindaco di Molfetta il quale prende il coraggio a quattro mani e dice si al sindacalista andriese concedendogli la Festa Patronale e cambiando idea sulla sua decisione di annullarla. Ne sarà sicuramente grata la Madonna dei Martiri alla cui grazia sicuramente il sindaco Minervini potrebbe affidarsi per l'incerto futuro della sua città. Se Lecce decide di adottare la tecnica dei figli e figliastri con la soppressione della Festa Patronale, non essendo ancora pervenuto il giudizio dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, mentre è ben noto quello degli Ambulanti danneggiati da questa decisione, il dilemma si trasferisce tutto per intero nella città di Andria.

E' proprio nella città federiciana, infatti, che l'attesa di San Riccardo e della Madonna dei Miracoli si fa sempre più estenuante. Sono molte le domande che in queste ore i Santi Patroni della città dei tre campanili si stanno ponendo. Si staranno chiedendo se mai fosse possibile che le Feste Tricolori della mangiatoia amica in Piazza Catuma, la simil sagra del Trenocelle in Piazza Vittorio Emanuele II; le strusciate collettive, le assembrate di viale Crispi o della villa comunale piuttosto che le ammassate di Piazza Catuma comprensive di risse quotidiane o le serate calamita causate dal genio pensatore illuminato pieno d'aria transennato, possano mai essere meno invasive della semplice e piacevole Festa Patronale delle bancarelle su corso Cavour. Nulla, in confronto alle allegre e multi animate ammucchiate consumatesi per l'intera estate nelle prestigiose ed autorevoli ville residenziali ai piedi del Maniero dove tutto si fa e nessuno vede. Possibile dunque che proprio la Festa Patronale di San Riccardo (sempre la terza domenica di settembre) debba pagare per tutti al punto da diventare capro espiatorio del contagio con gli Ambulanti Maestri del Torrone diventati improvvisamente untori e spargivirus? Possibile che a distanza di sole due settimane dalla Festa nessuna notizia ancora trapeli dal Palazzo che fino ad ora era stato definito un albergo e destinato a trasformarsi ormai in una fortezza per fragili autorità? Possibile che il caro Vescovo che ogni sera si affaccia dalla finestra della sua camera da letto, proprio su Piazza Catuma, rendersi conto di quale realtà sia sotto di lui potrebbe mai opporsi alla Festa Patronale commerciale ben conoscendo la disperazione dei fieristi che non sfamano le loro famiglie da due anni a causa del lavoro negato da burocrati e politichetti senza coraggio? No, sarebbe davvero troppo ed impensabile ma le speranze restano tutte in capo al non ancora santo Maurizio di Via Cialdini. Il Prefetto che ama le Cerimonie e i Protocolli in un territorio afflitto dalla criminalità dilagante, persino dalla mafia ma anche da sbarbatelli che neppure si riesce a controllare.

Si, il Prefetto della Provincia BT è ormai diventato il parafulmine per sindaci che rifuggono da loro esclusive responsabilità di governo delle città ed amministrative e che hanno trovato l'alibi perfetto nel prefetto. A parte tutto resta la grandissima delusione per quella che, nella intenzioni, avrebbe dovuto essere la fase della RINASCITA, della RIPARTENZA dell'economia e della speranza. Tutto tranne le bancarelle. Tutto tranne ciò che richiede coraggio e lungimiranza. Tutto purché sia rigorosamente privato, spesso destinato a pochi, a pochissimi. Tra i brutti ricordi del Covid non ci saranno solo quelli di coloro che non ci sono più accanto a noi ma anche i tanti morti dentro; coloro che sono stati umiliati, emarginati, denigrati e persino isolati. No, il Covid non ha insegnato nulla se non un'aumentata dose di egoismo che sta continuando a dividere la società in diverse fasce sociali, economiche ed a creare molti mostri. Purtroppo l'aggravante è che quei mostri sono spesso al comando e detengono il presente ed il futuro delle persone, delle imprese, del mondo e per chi soccombe non resta neppure più la consolazione di una devota processione.
Savino Montaruli, Presidente UNIBAT
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