Sant'Antonio
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Storia e dintorni

Devozione a Sant’Antonio in Canosa

Il 13 giugno ricorre la memoria liturgica del "dies natalis"

Il 13 giugno ricorre la memoria liturgica del "dies natalis", del giorno della morte di Sant'Antonio nato a Lisbona in Portogallo nel 1195 e morto il 13 giugno del 1231 a Padova. Sant'Antonio, Religioso e presbitero Francescano viene venerato nella Basilica di Padova, in cui abbiamo posato il capo sul marmo della tomba nel 2009, in tutto il mondo e anche nelle nostre Chiese di Canosa. Con Don Mario Porro abbiamo percorso tra cultura ed evangelizzazione una riflessione sui luoghi in cui si venera nella nostra città.

Chiesa di Gesù e Maria – 1901
In una cronologia del culto la stessa Chiesa di Gesù e Maria custodisce nel Campanile una campana pregevole, da noi riscoperta nei «Sacri Bronzi», risalente all'inizio del secolo, al 1901, su committenza di Mons. Vito Malcangi, e dedicata a "GESU'- MARIA E SANT'ANTONIO, con stemma pontificio della fonderia pontificia Colbachini e Figli di Padova. Verosimilmente la Chiesa locale ha "importato" per volontà del committente il culto dalla Fonderia di Padova, di cui esiste un Museo.

Cappella di Sant'Antonio della Cattedrale di San Sabino
Nella Cattedrale di San Sabino la cappella della navata di sinistra dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, fu dedicata a Sant'Antonio, di cui esiste un simulacro nella nicchia, opera a devozione dell'Arciprete Antonio Sergio nell'inizio del '900, per devozione del santo del nome di Battesimo del Canonico. Un esempio attuale ancora oggi che ci forma a valorizzare il nostro nome ed il Santo del nostro nome, come in questi giorni ci ha apportato il carissimo amico Antonio Carbone, laico della Chiesa e marito di una mia diligente ex alunna di Scuola Primaria.
Come settantenne ricordo la devozione viva che si svolgeva in Cattedrale con i gigli di giugno, con la cerimonia del Pane di Sant'Antonio negli anni 50 e 60 del '900.
La statua pregevole, manichino ligneo vestito, ci è stata trasmessa in foto da Don Nicola Caputo.
"Il pane di Sant'Antonio", edificante liturgia e tradizione, rappresenta la carità del Santo verso i poveri e viene riproposta anche a Canosa, nella Chiesa di Gesù e Maria e nella Chiesa di San Francesco nella gioia della condivisione.
Chiesa e Campana di Sant'Antonio
La stessa Chiesa di Gesù e Maria custodisce una pregevole statua restaurata che veniva venerata della Chiesa di Sant'Antonio chiusa e dismessa in via Balilla nella zona dei Capannoni, dove sorse anche per cura di Don Biagio Saraceno.
Lo attesta la campana di Sant'Antonio riscoperta da noi con fatica nel 3 aprile 1999 e riportata nel mio libro "I Sacri Bronzi". È opera della «Fonderia Giustozzi Nicola di Trani A. D. 1947 a devozione del Col. Francesco e Donato Rizzi . Parroco Saraceno». Sul bordo esterno viene riporta l'immagine di Sant'Antonio con il Bambino Gesù.
La Campana "è da salvare" in quanto giace da tempo squilibrata e va posta in sicurezza nel suo affacciarsi sul marciapiede antistante la Chiesa, che attende il completamento del rione dei Capannoni.
Chiesa della Frazione Loconia

Nella Frazione Loconia inaugurata nel 1948 dal Ministro dell'Agricoltura Antonio Segni, prima della riforma agraria del 1950, viene fondata la Chiesa intitolata a Sant'Antonio. Il 13 giugno 2020 si terrà "Il cammino di S.Antonio", pellegrinaggio a piedi dalla Chiesa di Sant'Antonio di Lavello alla Chiesa di Sant'Antonio di Loconia

Culto antoniano nella Chiesa di San Francesco
Il recente recupero del culto negli anni recenti, curato sapientemente dal Parroco Don Carmine Catalano, con il concorso oggi di Don Antonio Turturro, ha rintracciato nell'oblio delle memoria la statua ottocentesca di Sant'Antonio nella Chiesa dei Santi Francesco e Biagio.
Riteniamo che sia la prima opera religiosa a Canosa, radicata nelle motivazioni, come riporta anche Don Mario, alle radici francescane dei Frati conventuali francescani, nella considerazione della figura di Sant'Antonio insigne Francescano sulle vie della Fede e della Evangelizzazione.
Le sapienti radici francescane e antoniane riportano nell'iconografia della statua nelle mani degli angeli posti ai piedi due simboli: il cingolo francescano e soprattutto il primo verso del responsorio in onore di Sant'Antonio: SI QUAERIS MIRACULA.

SI QUAERIS MIRACULA.
Questa preghiera di lode, in onore di Sant'Antonio, fu composta da fra' Giuliano da Spira e risale al 1233, due anni dopo la morte del Santo. È' cantata nella Basilica di Sant'Antonio a Padova e, ogni martedì, in molte chiese nel mondo intero.
In italiano il testo così riporta:
Se cerchi i miracoli,
ecco messi in fuga la morte, l'errore, le calamità e il demonio;
ecco gli ammalati divenir sani.

Il mare si calma, le catene si spezzano;
i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.
S'allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Riteniamo che la preghiera sia stata evocata nel tempo originario nella Chiesa di San Francesco.
Sul messale retto dall'angelo, l'iscrizione compare sdoppiata a seguito, riteniamo, di un restauro che ha riprodotto in giallo l'iscrizione sbiadita. Proponiamo che venga ripristinata l'iscrizione originaria rimuovendo quella successiva in giallo, affidando l'opera a mani di esperto.
Invochiamo e "chiediamo" (si quaeris) la protezione di Sant'Antonio ai nostri Bambini tra le Sue braccia e "il pane" della Caritas ai bisognosi e a quanti soffrono l'indigenza del lavoro in questo travagliato tempo del Covid.

Sant'Antonio e il Bambino Gesù
Nella iconografia consueta Sant'Antonio, col giglio della purezza, figura reggendo tra le braccia il Bambino Gesù. La rappresentazione ricorda e narra la visione che il frate Antonio ebbe a Camposampiero vicino a Padova in un bosco dove in estasi Antonio riceve dalla Vergine Maria il Bambino Gesù fra le sue braccia. Esiste un pregevole complesso monumentale sul luogo della visione. Questo lega la protezione del Santo ai piccoli, al mondo dei bambini, che un tempo a devozione portavano la veste di fraticello. Lo racconta oggi la signora francescana Rosa M. quando sua madre vestiva tutti i figli da fraticelli di Sant'Antonio. Affidiamo ancora oggi i bambini a Sant'Antonio sulle vie della crescita fisica, morale e spirituale. E ritroviamo con stupore una iscrizione in latino nella stampa donata in passato al laico Antonio Carbone, operatore volontario, custodita nella sua abitazione con la sua famiglia.
In basso alla figura di Sant'Antonio abbiamo potuto leggere in latino l'orazione invocata anche a San Giuseppe: Jesum brachiis tenere / atque totum possidere. / O quantae divitiae / cum Maria conversari / Dei Natum amplexari, / O quantae deliciae!
L'invocazione esprime la gioia di tenere e possedere Gesù fra le braccia. Oh quanta ricchezza dialogare con Maria e abbracciare il Nato di Dio. Oh quanta delizia!
La stessa stampa riporta i versi in latino del Salmo 50/51 del Miserere, al v. 17 che vogliamo leggere e pregare insieme nella mani dei Sacerdoti: "Domine labia mea / aperies et os meum annuntiabit laudem tuam", " Signore, apri le mie labbra e la mia bocca annunzi la tua lode".
Il culto vivente di Sant'Antonio viene rivissuto in tutti quelli che riportano il nome di Antonio al maschile e al femminile".
In memoria del mio fratellino Antonio volato in cielo a due anni il 6 gennaio 1955, di cui ricordo la notte dell'agonia per febbre virale quando avevo sei anni, tra i panni bianchi senza lutto.
Lodiamo e viviamo le celebrazioni liturgiche nella Chiesa e porgiamo gli Auguri a tutti gli Antonio.
Auguri ai bambini, auguri ad Antonio, ad Antonia.
A devozione e cura
Maestro Peppino Di Nunno
Alle Comunità Parrocchiali di Gesù e Maria e di San Francesco
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