
Palazzo di città
Criticità emerse in materia di smaltimento rifiuti
Le dichiarazioni del sindaco La Salvia
Canosa - lunedì 15 giugno 2015
14.09
Il sindaco di Canosa, Ernesto La Salvia, interviene ancora una volta, in seguito alle criticità emerse in materia di smaltimento rifiuti nella provincia di Bat. "Ancora in discussione a livello regionale – dichiara il primo cittadino di Canosa -, la soluzione relativa a dove smaltire i rifiuti delle città della provincia di Bat. Si è tenuta l'11 giugno a Modugno, presso l'Assessorato regionale all'Ambiente, una conferenza di servizi tra l'Oga (Organismo di Gestione d'Ambito della provincia di Barletta-Andria-Trani, ndr) e i funzionari regionali. Sembra quindi che all'improvviso vengano al pettine le criticità accomunatesi da ambo le parti: funzionari che rimproverano agli ARO di non essere riusciti a progettare un ciclo dei rifiuti che sia completo; ed amministratori dall'altra che lamentano le lungaggini e le perverse autorizzazioni necessarie per la realizzazione di impianti che aspettano, anche da tre anni, la risposta da parte degli uffici regionali.
Nel corso della conferenza è sembrato che la fragile impalcatura si ripiegasse su se stessa, alla disperata ricerca di una soluzione di difficile prospettiva. L'indicazione da parte della Regione ad usare discariche di privati e per "rifiuti speciali non tossici e non nocivi" è l'ultima chance di fronte all'evidenza che le discariche pubbliche non consentono il conferimento dei rifiuti, pur trattati e stabilizzati. Ma è una chance limitata nel tempo. Questo territorio aveva puntato sulle discariche pubbliche esistenti: quella di Andria, con la sua pur limitata autonomia residua, e quella di Trani, con i suoi lotti ancora da ampliare. La chiusura di entrambe da parte di organismi regionali, ha all'improvviso messo a nudo un sistema regionale carente e prossimo al collasso.La soluzione: portare l'indifferenziato a biostabilizzare e da qui dopo il trattamento e la certificazione della omologazione al codice "Cer19", il trasferimento in discariche che, se private, propongono costi ben lontani dai 46 euro circa a tonnellata, fin'ora pagati agli impianti di Andria e Trani. In alternativa c'è sempre la discarica di Taranto (follia), ma pare l'unica accettante rifiuti trattati, senza le difficoltà poste da chi ha impianti prossimi alla saturazione, tra i quali (finalmente) anche quelli privati. Ma i costi lieviterebbero troppo. E come è possibile che chi più differenzia (come le città che hanno raggiunto ottimi risultati con la raccolta "porta a porta"), e quindi chi è più virtuoso dal punto di vista della raccolta, debba pagare di più a causa di "miopie" progettuali verificatesi negli ultimi 10 anni?
Alla conferenza di servizi erano presenti i rappresentanti delle discariche private presenti sul territorio di Barletta e Canosa. Impianti che posseggono tutte le autorizzazioni necessarie a smaltire rifiuti, compresi i biostabilizzati "Cer19". I rappresentanti di tali discariche hanno chiesto, per non incorrere in sanzioni, che fosse certificata la tipologia del rifiuto da conferire sapendo che la violazione della norma coincide con la chiusura stessa dell'impianto. D'altro canto non può essere fermato un impianto autorizzato presente sul libero mercato: la sua attività, infatti, consiste nel prendere immondizia; che provenga dal Nord o dal Sud o dalla Bat è la stessa ed identica cosa. In ogni caso si dovrà garantire che i rifiuti vengano trattati secondo le normative.Per quanto mi riguarda la difesa dell'ambiente è una priorità assoluta, che ha nemici, tuttavia, nelle lobby della gestione del rifiuto, come nel pregiudizio ad oltranza. Ma le nostre strade rischiano di riempirsi di immondizia che non sapremo dove portare. L'incontro in conferenza è stato aggiornato a lunedì prossimo, e si terrà sempre a Bari presso l'Assessorato all'Ambiente.C'è bisogno di tempo infatti per disegnare un percorso che innanzitutto non violi, esponendo a rischi, le leggi in materia di gestione dell'immondizia, e poi che rispetti i cittadini che non hanno colpa se sono rappresentati da alcuni amministratori e funzionari, apparentemente preoccupati più di eludere il problema, che di risolverlo".
Nel corso della conferenza è sembrato che la fragile impalcatura si ripiegasse su se stessa, alla disperata ricerca di una soluzione di difficile prospettiva. L'indicazione da parte della Regione ad usare discariche di privati e per "rifiuti speciali non tossici e non nocivi" è l'ultima chance di fronte all'evidenza che le discariche pubbliche non consentono il conferimento dei rifiuti, pur trattati e stabilizzati. Ma è una chance limitata nel tempo. Questo territorio aveva puntato sulle discariche pubbliche esistenti: quella di Andria, con la sua pur limitata autonomia residua, e quella di Trani, con i suoi lotti ancora da ampliare. La chiusura di entrambe da parte di organismi regionali, ha all'improvviso messo a nudo un sistema regionale carente e prossimo al collasso.La soluzione: portare l'indifferenziato a biostabilizzare e da qui dopo il trattamento e la certificazione della omologazione al codice "Cer19", il trasferimento in discariche che, se private, propongono costi ben lontani dai 46 euro circa a tonnellata, fin'ora pagati agli impianti di Andria e Trani. In alternativa c'è sempre la discarica di Taranto (follia), ma pare l'unica accettante rifiuti trattati, senza le difficoltà poste da chi ha impianti prossimi alla saturazione, tra i quali (finalmente) anche quelli privati. Ma i costi lieviterebbero troppo. E come è possibile che chi più differenzia (come le città che hanno raggiunto ottimi risultati con la raccolta "porta a porta"), e quindi chi è più virtuoso dal punto di vista della raccolta, debba pagare di più a causa di "miopie" progettuali verificatesi negli ultimi 10 anni?
Alla conferenza di servizi erano presenti i rappresentanti delle discariche private presenti sul territorio di Barletta e Canosa. Impianti che posseggono tutte le autorizzazioni necessarie a smaltire rifiuti, compresi i biostabilizzati "Cer19". I rappresentanti di tali discariche hanno chiesto, per non incorrere in sanzioni, che fosse certificata la tipologia del rifiuto da conferire sapendo che la violazione della norma coincide con la chiusura stessa dell'impianto. D'altro canto non può essere fermato un impianto autorizzato presente sul libero mercato: la sua attività, infatti, consiste nel prendere immondizia; che provenga dal Nord o dal Sud o dalla Bat è la stessa ed identica cosa. In ogni caso si dovrà garantire che i rifiuti vengano trattati secondo le normative.Per quanto mi riguarda la difesa dell'ambiente è una priorità assoluta, che ha nemici, tuttavia, nelle lobby della gestione del rifiuto, come nel pregiudizio ad oltranza. Ma le nostre strade rischiano di riempirsi di immondizia che non sapremo dove portare. L'incontro in conferenza è stato aggiornato a lunedì prossimo, e si terrà sempre a Bari presso l'Assessorato all'Ambiente.C'è bisogno di tempo infatti per disegnare un percorso che innanzitutto non violi, esponendo a rischi, le leggi in materia di gestione dell'immondizia, e poi che rispetti i cittadini che non hanno colpa se sono rappresentati da alcuni amministratori e funzionari, apparentemente preoccupati più di eludere il problema, che di risolverlo".