
Come si vive e lavora in Italia?
Un’analisi prima del voto referendario di Marco Silvestri, Componente Assemblea Nazionale +Europa
giovedì 5 giugno 2025
22.19
iReport
Come si vive e lavora in Italia? Un'analisi prima del voto referendario di domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025. Lontani dalla propaganda, una situazione complessa. Sul lavoro così come sulla cittadinanza per chi vive e lavora da anni in Italia. Oltre gli annunci della Presidente del Consiglio Meloni che rileva crescita dell'occupazione e disoccupazione in calo, restano ardue sfide relative alla qualità del lavoro nel nostro Paese: 1) nuove assunzioni con contratti a tempo determinato o part-time involontario; 2) rischio di povertà tra i lavoratori italiani è tra i più alti dell'UE; 3) tasso di occupazione femminile si attesta al 52,5%, con un divario di 18 punti percentuali rispetto agli uomini. 4) le donne laureate guadagnano in media solo il 58% dello stipendio dei colleghi uomini con pari qualifiche. Inoltre si segnala un enorme disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: oltre il 47% delle imprese segnala difficoltà nel reperire personale qualificato e molti giovani laureati svolgono lavori che non richiedono il loro livello di istruzione perché risultano ben più preparati rispetto alle attività professionali che svolgono. troppo istruiti!
Nel Mezzogiorno, nonostante qualche miglioramento, il tasso di occupazione rimane al 49,3%, significativamente inferiore rispetto al Nord (69,7%) e al Centro (66,8%). La disoccupazione all'11,9%, ma resta ben al di sopra della media nazionale del 6,5%. Più di un lavoratore su cinque nel Sud è impiegato con contratti a termine (21,5%), rispetto a una media europea del 13,5%. Tre lavoratori su quattro che sono lavorano part-time lo fanno loro malgrado, subendo questa decisione aziendale e guadagnando meno di 12 mila euro l'anno. Nel Sud Italia oltre 1,4 milioni lavoratori vivono in condizioni di povertà, dato cresciuto in modo preoccupante con la perdita del potere di acquisto verificatosi tra il 2019 e il 2024: i salari reali nel Sud sono diminuiti del 5,7%. Un dipendente su quattro nel Sud guadagna meno di 9 euro l'ora, soglia prevista dalla proposta di legge per il salario minimo. Infine, negli ultimi dieci anni, quasi 200.000 giovani laureati hanno lasciato il Mezzogiorno per cercare migliori opportunità altrove.
In questo scenario non può sfuggire l'importanza del voto referendario dell'8 e 9 giugno sui quattro quesiti inerenti i diritti dei lavoratori che vi invito ad approfondire e valutare in coscienza, ringraziando la CGIL e Maurizio Landini per averci dato l'opportunità di parlare di diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia. Contestualmente rileviamo che un Paese più giusto si costruisce integrando chi ha deciso di essere italiano: gli italiani per scelta che in Italia vivono e lavorano. Gli italiani per scelta che hanno un reddito fisso ed una residenza pluriennale ininterrotta nel nostro Paese, senza procedimenti penali in corso, naturalmente. Per questo ringrazio l'onorevole Riccardo Magi, Segretario Nazionale di Più Europa ed il Comitato Referendario sulla Cittadinanza per aver proposto poi il quesito che ci consentirà di allineare il nostro Paese agli standard europei.
Marco Silvestri - Componente Assemblea Nazionale +Europa
Nel Mezzogiorno, nonostante qualche miglioramento, il tasso di occupazione rimane al 49,3%, significativamente inferiore rispetto al Nord (69,7%) e al Centro (66,8%). La disoccupazione all'11,9%, ma resta ben al di sopra della media nazionale del 6,5%. Più di un lavoratore su cinque nel Sud è impiegato con contratti a termine (21,5%), rispetto a una media europea del 13,5%. Tre lavoratori su quattro che sono lavorano part-time lo fanno loro malgrado, subendo questa decisione aziendale e guadagnando meno di 12 mila euro l'anno. Nel Sud Italia oltre 1,4 milioni lavoratori vivono in condizioni di povertà, dato cresciuto in modo preoccupante con la perdita del potere di acquisto verificatosi tra il 2019 e il 2024: i salari reali nel Sud sono diminuiti del 5,7%. Un dipendente su quattro nel Sud guadagna meno di 9 euro l'ora, soglia prevista dalla proposta di legge per il salario minimo. Infine, negli ultimi dieci anni, quasi 200.000 giovani laureati hanno lasciato il Mezzogiorno per cercare migliori opportunità altrove.
In questo scenario non può sfuggire l'importanza del voto referendario dell'8 e 9 giugno sui quattro quesiti inerenti i diritti dei lavoratori che vi invito ad approfondire e valutare in coscienza, ringraziando la CGIL e Maurizio Landini per averci dato l'opportunità di parlare di diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia. Contestualmente rileviamo che un Paese più giusto si costruisce integrando chi ha deciso di essere italiano: gli italiani per scelta che in Italia vivono e lavorano. Gli italiani per scelta che hanno un reddito fisso ed una residenza pluriennale ininterrotta nel nostro Paese, senza procedimenti penali in corso, naturalmente. Per questo ringrazio l'onorevole Riccardo Magi, Segretario Nazionale di Più Europa ed il Comitato Referendario sulla Cittadinanza per aver proposto poi il quesito che ci consentirà di allineare il nostro Paese agli standard europei.
Marco Silvestri - Componente Assemblea Nazionale +Europa