Le Pillole
'Petrolio Italia' e sua Metamorfosi
Nel ricordo di Enrico Mattei
venerdì 1 marzo 2024
9.35
La idea di "Petrolio Italia " si deve ad Enrico Mattei che lottò con mezzi leciti ed anche illeciti per far capire ad una Politica, attenta a non disturbare gli Americani ed il loro Piano Marshall ,il valore di una produzione nazionale di idrocarburi e gas in val Padana ( giacimento di Cortemaggiore). Da partigiano abituato alla lotta sopportò le minacce Americane di possibile interruzione degli accordi tra Italia ed USA del 28 giugno 1948 ed i timori, la volontà contraria di Alcide De Gasperi . Con l'aiuto strategico di Ezio Vanoni ,con la Legge n. 136 del febbraio 1953 ,venne istituito l'Ente Nazionale Idrocarburi , l'ENI a cui il Governo concesse la esclusiva delle ricerche e dello sfruttamento di idrocarburi e gas nella valle Padana e nell'alto Adriatico. Enrico Mattei aveva vinto ma ad un caro prezzo : ancor prima della crisi Iraniana ,è con la nascita di ENI che si fa viva la diffidenza e l'ostilità delle sette sorelle, le multinazionali Exxon , Mobil , Texaco , Standard Oil , Gulf , Shell, BP, verso il nuovo intruso con tante nuove idee , con lo spirito di creare un nuovo rapporto di paritaria partnership con i paesi produttori. Enrico Mattei morì in un incidente aereo il 27 ottobre 1962; una morte misteriosa, confusa dai tanti depistaggi, foriera delle ulteriori morti di chi voleva capire come il giornalista Mauro de Mauro e forse anche Pier Paolo Pasolini .
Da quel lontano 1962 il "Petrolio Italia " ha subito una profonda metamorfosi su tanti aspetti : il valore degli uomini che sostituirono Mattei , sopratutto Eugenio Cefis , il netto calo della produzione nazionale di idrocarburi e gas , sempre in discesa per tante successive scelte sbagliate , ora pari a 4,5 milioni di tonnellate anno ,reintegrate da importazioni per 62,5 milioni di tonnellate anno ,che tanto pesano sulla nostra Bilancia dei Pagamenti .
Da quel lontano 1962 abbiamo assistito non solo allo smantellamento ed alla bonifica delle raffinerie di Trieste , Rho , La Spezia , Napoli , Bari ma anche al fermo produttivo delle raffinerie di Cremona , Mantova , Pantano (RM ) ridotte allo stato di depositi .
Tutto questo ha comportato un brusco calo della capacità Italiana di raffinazione passata da 106 milioni di tonnellate anno del 2007 agli 87 milioni di tonnellate anno del 2023 .
La metamorfosi però tende a non arrestarsi : da una parte la volontà condivisibile di ENI di trasformare in bioraffinerie Marghera , Gela , Livorno , dall'altra parte gli acquisti da parte straniera di assets strategici .
"Il Petrolio Italia " tutto disteso nella penisola e nelle due isole maggiori ha perso imprenditori privati ,multinazionali ed ora assistiamo all'arrivo di nuovi trader di olio grezzo e di prodotti finiti.
Abbiamo perso gli Agnelli , i Garrone , ora i Moratti ed anche le multinazionali Esso , Total , Lukoil ; sono arrivati gli Algerini della Sonatrach e i traders mondiali di olio grezzo e prodotti finiti Trafigura e Vitol .
Resistono accanto ad Eni , i Brachetti Peretti azionisti di riferimento di Api Group ( raffinerie di Ancona e Trecate ) , i Profumo (raffineria Iplom di Busalla ) , la proprietà di Alma Petroli di Ravenna .
Tutto questo non è successo per caso , prima il Covid ,poi la invasione russa della Ucraina , la crisi a Gaza , le rivolte in Sudan e nello Yemen , le tante successive sanzioni alla Russia del Presidente oligarca Putin.
La nostra Italia ha perso il ruolo centrale di hub petrolifero nel Mediterraneo , il grezzo ed il gas russo hanno cambiato destinazione dirigendosi verso la Cina , l'India , il mercato Asiatico in generale ,dove il prodotto è stato venduto a sconto , obbligando il mercato Europeo a comprare a prezzi spot spesso con premi elevati ,facendo ricchi gli USA e i paesi del Golfo .
Questo meccanismo ha fatto poco danno alla Russia , il PIL previsto in diminuzione del 10% è di fatto sceso di un misero 2% ,il costo delle forniture energetiche Europee è cresciuto prima di ricollocarsi in posizioni di equilibrio .
La crisi dell'hub italiano è ora accresciuta dal rischio di transito nel Canale di Suez delle petroliere per le azioni piratesche degli Houthi ; gli armatori preferiscono limitare i rischi e le navi fanno rotta verso il Capo di Buona Speranza allungando le distanze di 3700 miglia ,i tempi di circa 15 giorni , i costi di circa 600000 euro e finendo la corsa ad Anversa , saltando di fatto i porti italiani.
Ancora una volta ci stanno pesantemente guadagnando i produttori del Golfo e gli Stati Uniti che riescono ad esportare 2,3 milioni di barili al giorno di olio grezzo da fracking .
Stanno guadagnando tanto anche gli armatori delle circa 1400 vecchie petroliere battenti bandiera di registri navali nazionali compiacenti , che circolano spesso senza manutenzione ,senza assicurazioni , esperte nel trasferimento del prodotto da nave a nave al largo delle coste del Marocco ed anche della Grecia.
La speranza di un nuovo futuro ruolo logistico italiano nel Mediterraneo ha dettato gli acquisti di ISAB da parte di GOI investment con alle spalle il trader Trafigura e di SARAS da parte di Vitol . Hanno comprato capacità di stoccaggio per 7,8 milioni di metri cubi ( 3,8 Isab , 4 Saras )
Hanno promesso investimenti e mantenimento della forza lavoro ,indotto incluso , in Sicilia ed in Sardegna , ma il loro inserimento nella catena del valore energetico italiano va controllata dal Governo , anche per il delisting dalla Borsa Italiana di Saras , già annunciato da Vitol.
Il controllo è atto dovuto ad Enrico Mattei che credo non riposa tranquillo nella sua tomba .
Nunzio Valentino
Da quel lontano 1962 il "Petrolio Italia " ha subito una profonda metamorfosi su tanti aspetti : il valore degli uomini che sostituirono Mattei , sopratutto Eugenio Cefis , il netto calo della produzione nazionale di idrocarburi e gas , sempre in discesa per tante successive scelte sbagliate , ora pari a 4,5 milioni di tonnellate anno ,reintegrate da importazioni per 62,5 milioni di tonnellate anno ,che tanto pesano sulla nostra Bilancia dei Pagamenti .
Da quel lontano 1962 abbiamo assistito non solo allo smantellamento ed alla bonifica delle raffinerie di Trieste , Rho , La Spezia , Napoli , Bari ma anche al fermo produttivo delle raffinerie di Cremona , Mantova , Pantano (RM ) ridotte allo stato di depositi .
Tutto questo ha comportato un brusco calo della capacità Italiana di raffinazione passata da 106 milioni di tonnellate anno del 2007 agli 87 milioni di tonnellate anno del 2023 .
La metamorfosi però tende a non arrestarsi : da una parte la volontà condivisibile di ENI di trasformare in bioraffinerie Marghera , Gela , Livorno , dall'altra parte gli acquisti da parte straniera di assets strategici .
"Il Petrolio Italia " tutto disteso nella penisola e nelle due isole maggiori ha perso imprenditori privati ,multinazionali ed ora assistiamo all'arrivo di nuovi trader di olio grezzo e di prodotti finiti.
Abbiamo perso gli Agnelli , i Garrone , ora i Moratti ed anche le multinazionali Esso , Total , Lukoil ; sono arrivati gli Algerini della Sonatrach e i traders mondiali di olio grezzo e prodotti finiti Trafigura e Vitol .
Resistono accanto ad Eni , i Brachetti Peretti azionisti di riferimento di Api Group ( raffinerie di Ancona e Trecate ) , i Profumo (raffineria Iplom di Busalla ) , la proprietà di Alma Petroli di Ravenna .
Tutto questo non è successo per caso , prima il Covid ,poi la invasione russa della Ucraina , la crisi a Gaza , le rivolte in Sudan e nello Yemen , le tante successive sanzioni alla Russia del Presidente oligarca Putin.
La nostra Italia ha perso il ruolo centrale di hub petrolifero nel Mediterraneo , il grezzo ed il gas russo hanno cambiato destinazione dirigendosi verso la Cina , l'India , il mercato Asiatico in generale ,dove il prodotto è stato venduto a sconto , obbligando il mercato Europeo a comprare a prezzi spot spesso con premi elevati ,facendo ricchi gli USA e i paesi del Golfo .
Questo meccanismo ha fatto poco danno alla Russia , il PIL previsto in diminuzione del 10% è di fatto sceso di un misero 2% ,il costo delle forniture energetiche Europee è cresciuto prima di ricollocarsi in posizioni di equilibrio .
La crisi dell'hub italiano è ora accresciuta dal rischio di transito nel Canale di Suez delle petroliere per le azioni piratesche degli Houthi ; gli armatori preferiscono limitare i rischi e le navi fanno rotta verso il Capo di Buona Speranza allungando le distanze di 3700 miglia ,i tempi di circa 15 giorni , i costi di circa 600000 euro e finendo la corsa ad Anversa , saltando di fatto i porti italiani.
Ancora una volta ci stanno pesantemente guadagnando i produttori del Golfo e gli Stati Uniti che riescono ad esportare 2,3 milioni di barili al giorno di olio grezzo da fracking .
Stanno guadagnando tanto anche gli armatori delle circa 1400 vecchie petroliere battenti bandiera di registri navali nazionali compiacenti , che circolano spesso senza manutenzione ,senza assicurazioni , esperte nel trasferimento del prodotto da nave a nave al largo delle coste del Marocco ed anche della Grecia.
La speranza di un nuovo futuro ruolo logistico italiano nel Mediterraneo ha dettato gli acquisti di ISAB da parte di GOI investment con alle spalle il trader Trafigura e di SARAS da parte di Vitol . Hanno comprato capacità di stoccaggio per 7,8 milioni di metri cubi ( 3,8 Isab , 4 Saras )
Hanno promesso investimenti e mantenimento della forza lavoro ,indotto incluso , in Sicilia ed in Sardegna , ma il loro inserimento nella catena del valore energetico italiano va controllata dal Governo , anche per il delisting dalla Borsa Italiana di Saras , già annunciato da Vitol.
Il controllo è atto dovuto ad Enrico Mattei che credo non riposa tranquillo nella sua tomba .
Nunzio Valentino