Il Pensare tra bellezza e verità
Il cammino tra pellegrinaggio e ricerca interiore
La parola a Vito Balzano
mercoledì 19 maggio 2021
23.07
Mentre si stanno ultimando i preparativi per la prima edizione dell'iniziativa "unitiEpuliti per una città migliore" in calendario domenica 23 maggio 2021, che coinvolgerà associazioni e cittadini di Canosa di Puglia e Cerignola per pulire il tratto della Via Francigena tra le due città, il viandante Vito Balzano(42 anni),ha risposto alle domande di Canosaweb per gli approfondimenti sul cammino tra pellegrinaggio e ricerca interiore. Di recente, il viandante Vito Balzano, laureato in ingegneria elettronica, attualmente in servizio presso il Centro Interforze di Gestione e Controllo della Difesa per le Comunicazioni Satellitari, ha preso parte ad un webinar intitolato "Il diario del viandante" organizzato e promosso dall'Associazione Via Francigena di Canosa di Puglia, presieduta da Rosa Anna Asselta, dove ha raccontato le sue bellissime esperienze lungo i cammini.
Che valore ha per lei il pellegrinaggio e che differenza esiste tra il pellegrino e il vagabondo? Il pellegrinaggio, inteso come viaggio devozionale, per me è una pratica molto personale a cui ognuno da il suo valore intrinseco. Personalmente non ho mai percorso un cammino in devozione a qualcosa o qualcuno, ma piuttosto ho sempre vissuto i miei cammini sulle orme di figure carismatiche molto affascinanti quali San Giacomo o San Benetto. Prendiamo per esempio la figura a me molto cara dell'Arcangelo Michele, di cui in questi giorni sto studiando il cammino che da Poggio Bustone arriva a Monte Sant'Angelo: io mi sento attratto da questa figura sin da bambino, vedendolo come un super eroe con tanto di ali e di spada, pronto a difendere il mondo dal male, ed il giorno che deciderò di mettermi in cammino sulle sue tracce lo farò per ripercorrere le strade che ne hanno consacrato il mito. Ma non ti nascondo che ogni volta che ho potuto visitare un luogo di culto legato a queste figure, che si parli di una cattedrale maestosa o di un cupo romitorio ho provato emozioni fortissime. Per me il vagabondo è chi viaggia senza meta, probabilmente in cerca della libertà. Io mi ritengo più vicino alle figure del pellegrino e del viandante, perchè nelle mie intenzioni l'obbiettivo è sempre ben chiaro.
Camminare è sinonimo di tappe e mete. Come riesce a conciliare ciò con gli obiettivi e le tue mete esistenziali? Il cammino altro non è che la matafora della vita. La vita altro non è che un bellissimo cammino che dal grembo materno ti riporta al grembo materno, con tutto un susseguirsi di tappe verso piccole mete da raggiungere, cammino disseminato di cadute e ferite ma anche gioie per le vette conquistate. Quindi non concilio, ma vivo le due cose come se fossero una.
Nella Bibbia il camminare ha a che fare con il rinnovamento, la purificazione e porta il compimento ad una vita felice. Che cosa significa per lei pensare e sentire nuove emozioni al termine di ciascun percorso? Una volta tornato a casa, ho l'abitudine di disfare il mio zaino e rivedere tutte le cose che conteneva, sparse sul pavimento. Poi prendo la lista delle cose che avevo il giorno della partenza e parte la conta. Quasi sempre sono tornato con lo zaino più pieno di quando sono partito, alle volte con cose diverse, altre con cose nuove. La mia ricchezza nuova è questa, tutto ciò che ho riportato a casa, ma va considerata una cosa: la maggior parte delle cose che riporto a casa, non ha ne peso ne consistenza.
Le tappe che hai percorso sono cammino già fatti da persone in altri spazi e tempi. Quali riflessioni suscita in lei tale consapevolezza? Una delle figure più belle che ho incontrato lungo i miei cammini è San Francesco, e spesso ne ho ripercosso i passi. Ho potuto vedere con i miei occhi le pietre su cui riposava, o i panorami su cui i suoi occhi si posavano mentre meditava e pregava. Passo dopo passo, mi sono sempre chiesto, quale fosse il suo spirito, e come abbia fatto a spoglirsi di tutto per affrontare le sfide della sua nuova vita, ma poi ripenso al mio zaino e a tutti gli agi che lascio a casa ogni volta, e così mi rispondo, con questo confronto anche se piccolo e molto materiale. E così, oltre a Francesco, ripenso tutti i pellegrini che nel corso dei secoli hanno affrontato questi cammini alla ricerca di qualcosa o qualcuno...
Quali cammini ricorda con più emozione e cosa suggerirebbe a tutti coloro che si impegnano per la valorizzazione della Via Francigena? I cammini sono tutti belli se fatti con lo spirito giusto, ma a livello emozionale e spirituale il Cammino francese di Santiago è quello che ha una marcia in più. Il cammino in Sicilia mi ha lasciato ricordi indelebili per le persone che ho incontrato e la cucina che ho gustato, mentre quelli in centro Italia mi hanno lasciato sbalordito per la bellezza dei paesaggi. Io quello che cerco in ogni tappa del mio cammino è la bellezza, il decoro ed il conforto: quindi quello che chiedo ai custodi della via Francigena di preoccuparsi di tenere pulito il percorso, di sensibilizzare tutti canosini nel fare sempre del loro meglio per tenerla curata, di tenere aperte le chiese, i nostri siti culturali, e nell'accogliere tutti, viandanti o i pellegrini che siano, come si accoglie il fratello che non si vede da tempo e che ritorna a casa, offendo una doccia calda, un letto comodo ed un pasto buono solo come quello delle nostre Mamme e delle nostre Nonne abituate ad aspettare il ritorno di chi è dovuto andare lontano. Concludo ringraziando per l'opportunità concessa di poter parlare delle mie emozioni e delle mie esperienze vissute in Cammino, e a chi ha avuto la curiosità di leggere le mie parole, sperando possano essere da stimolo per indossare zaino e scarponcini da trekking, auguro un Buon Cammino!
Grazie a nome della Redazione di Canosaweb per aver dedicato del tempo alle nostre domande e buon lavoro
Che valore ha per lei il pellegrinaggio e che differenza esiste tra il pellegrino e il vagabondo? Il pellegrinaggio, inteso come viaggio devozionale, per me è una pratica molto personale a cui ognuno da il suo valore intrinseco. Personalmente non ho mai percorso un cammino in devozione a qualcosa o qualcuno, ma piuttosto ho sempre vissuto i miei cammini sulle orme di figure carismatiche molto affascinanti quali San Giacomo o San Benetto. Prendiamo per esempio la figura a me molto cara dell'Arcangelo Michele, di cui in questi giorni sto studiando il cammino che da Poggio Bustone arriva a Monte Sant'Angelo: io mi sento attratto da questa figura sin da bambino, vedendolo come un super eroe con tanto di ali e di spada, pronto a difendere il mondo dal male, ed il giorno che deciderò di mettermi in cammino sulle sue tracce lo farò per ripercorrere le strade che ne hanno consacrato il mito. Ma non ti nascondo che ogni volta che ho potuto visitare un luogo di culto legato a queste figure, che si parli di una cattedrale maestosa o di un cupo romitorio ho provato emozioni fortissime. Per me il vagabondo è chi viaggia senza meta, probabilmente in cerca della libertà. Io mi ritengo più vicino alle figure del pellegrino e del viandante, perchè nelle mie intenzioni l'obbiettivo è sempre ben chiaro.
Camminare è sinonimo di tappe e mete. Come riesce a conciliare ciò con gli obiettivi e le tue mete esistenziali? Il cammino altro non è che la matafora della vita. La vita altro non è che un bellissimo cammino che dal grembo materno ti riporta al grembo materno, con tutto un susseguirsi di tappe verso piccole mete da raggiungere, cammino disseminato di cadute e ferite ma anche gioie per le vette conquistate. Quindi non concilio, ma vivo le due cose come se fossero una.
Nella Bibbia il camminare ha a che fare con il rinnovamento, la purificazione e porta il compimento ad una vita felice. Che cosa significa per lei pensare e sentire nuove emozioni al termine di ciascun percorso? Una volta tornato a casa, ho l'abitudine di disfare il mio zaino e rivedere tutte le cose che conteneva, sparse sul pavimento. Poi prendo la lista delle cose che avevo il giorno della partenza e parte la conta. Quasi sempre sono tornato con lo zaino più pieno di quando sono partito, alle volte con cose diverse, altre con cose nuove. La mia ricchezza nuova è questa, tutto ciò che ho riportato a casa, ma va considerata una cosa: la maggior parte delle cose che riporto a casa, non ha ne peso ne consistenza.
Le tappe che hai percorso sono cammino già fatti da persone in altri spazi e tempi. Quali riflessioni suscita in lei tale consapevolezza? Una delle figure più belle che ho incontrato lungo i miei cammini è San Francesco, e spesso ne ho ripercosso i passi. Ho potuto vedere con i miei occhi le pietre su cui riposava, o i panorami su cui i suoi occhi si posavano mentre meditava e pregava. Passo dopo passo, mi sono sempre chiesto, quale fosse il suo spirito, e come abbia fatto a spoglirsi di tutto per affrontare le sfide della sua nuova vita, ma poi ripenso al mio zaino e a tutti gli agi che lascio a casa ogni volta, e così mi rispondo, con questo confronto anche se piccolo e molto materiale. E così, oltre a Francesco, ripenso tutti i pellegrini che nel corso dei secoli hanno affrontato questi cammini alla ricerca di qualcosa o qualcuno...
Quali cammini ricorda con più emozione e cosa suggerirebbe a tutti coloro che si impegnano per la valorizzazione della Via Francigena? I cammini sono tutti belli se fatti con lo spirito giusto, ma a livello emozionale e spirituale il Cammino francese di Santiago è quello che ha una marcia in più. Il cammino in Sicilia mi ha lasciato ricordi indelebili per le persone che ho incontrato e la cucina che ho gustato, mentre quelli in centro Italia mi hanno lasciato sbalordito per la bellezza dei paesaggi. Io quello che cerco in ogni tappa del mio cammino è la bellezza, il decoro ed il conforto: quindi quello che chiedo ai custodi della via Francigena di preoccuparsi di tenere pulito il percorso, di sensibilizzare tutti canosini nel fare sempre del loro meglio per tenerla curata, di tenere aperte le chiese, i nostri siti culturali, e nell'accogliere tutti, viandanti o i pellegrini che siano, come si accoglie il fratello che non si vede da tempo e che ritorna a casa, offendo una doccia calda, un letto comodo ed un pasto buono solo come quello delle nostre Mamme e delle nostre Nonne abituate ad aspettare il ritorno di chi è dovuto andare lontano. Concludo ringraziando per l'opportunità concessa di poter parlare delle mie emozioni e delle mie esperienze vissute in Cammino, e a chi ha avuto la curiosità di leggere le mie parole, sperando possano essere da stimolo per indossare zaino e scarponcini da trekking, auguro un Buon Cammino!
Grazie a nome della Redazione di Canosaweb per aver dedicato del tempo alle nostre domande e buon lavoro