Storia e dintorni
Il «grano dei Morti» a tavola
Tra gusto, mito e tradizione pugliese
mercoledì 30 ottobre 2019
21.07
Tra la festa di Ognissanti del 1 Novembre e la Commemorazione dei Defunti del 2 novembre, a Canosa di Puglia(BT), come nel foggiano si lasciava nella tradizione la tavola imbandita per la visita dei cari defunti. In questa tavola figura anche un dolce tradizionale detto "grano dei morti". Ne abbiamo trovato conferma nel nostro paese entrando dal fruttivendolo Rino, di fronte alla Scuola Mazzini, dove una maestra di scuola in pensione, Rita, ci ha descritto il dolce: "io lo faccio ogni anno, con grano bollito, melagrana, cioccolato e noci". Lo abbiamo ritrovato in altri luoghi di paese, offerto anche dalla sala ristoro della "Capannina" e nelle voci degli anziani, memoria storica della cultura popolare. È un dolce presente nella Capitanata, a Foggia, ma anche nella Puglia, nel Salento, e nelle Regioni meridionali. In Abruzzo a Borgo Case Troiano in provincia di Pescara, si promuove la sagra della "Tavola dei Morti" con il grano dei Morti. A Foggia come nel Salento viene chiamato anche "Colva", dal greco bizantino "Kolba".
La Colva nelle radici bizantine
Abbiamo ascoltato il termine a Canosa dal signor Alessandro mentre operava alla cassa dei supermercati DOK: "a Foggia come dolce dei morti fanno la Colva". Anche lì Lorenzo ha esposto una grande calza. Ma anche nel Ristorante "La Préule" la signora Sara Achille, figlia del mio collega di Scuola Biagio, con Franco Inglese conferma "lo facciamo col dolce tradizionale chiamato Colva". Abbiamo così avviato una ricerca filologica del vocabolo che si ritrova nella Puglia bizantina, a Foggia come nel Salento e che deriva dal greco bizantino "Kolba", forma contratta del greco "Kòliba". Concorre alla ricerca mio fratello da Vittorio Veneto, Professor Pasquale Di Nunno che annota l'usanza nella vigilia della Commemorazione liturgica dei defunti, quando si preparava in Puglia una sorta di "pasticcetti" (τὰ κóλλυβα), tipico delle comunità greco-ortodosse. Il termine τὰ κóλλυβα nel Vocabolario di greco del Rocci, è un plurale neutro e lo si trova nelle annotazioni o scoli dell'illustre filologo Aristofane di Bisanzio del III secolo a. C.. Il termine nel greco bizantino viene pronunciato diversamente dal greco classico: nel greco classico lo pronunciamo, nel greco bizantino come nelle comunità greco ortodosse . Lo stesso Professor Pasquale Di Nunno ritrova un sito della Parrocchia greco-ortodossa San Luca Evangelista di Padova, che allega un sapiente documento sulla tradizione religiosa e popolare, che peraltro rivive ancora oggi, come possiamo verificare digitando il termine greco κóλλυβα in immagini e testi.
Ricetta di Còlliva (in greco "Κόλλυβα")
Còlliva è una preparazione dolce che viene offerta al ricordo dei morti e accompagnava la liturgia funebre della Commemorazione dei Defunti. Di solito è fatto di grano bollito, melograno, zucchero a velo. Còlliva simboleggia la resurrezione. La parola deriva dal Kòllivo (antico greco), che in origine significava un grano di cereali (e in questo senso passato nella Còlliva) e poi una moneta molto piccola. Còlliva viene offerto ai partecipanti nei memoriali della Chiesa, ma viene poi distribuito ai parenti o alle case amiche. L'usanza risale ai primi anni cristiani ed è legata alla "Περίδειπνα" ( cena dopo il servizio funebre nell'antichità ) dei Greci e di altri popoli e che corrisponde al "consòlo" (u cùnzele) canosino.
La Colva tra mitologia e antropologia
Tra storia e tradizione il grano dei Morti affonda le radici nell'epoca romana con il grano bollito benedetto in una funzione religiosa, ma anche nella mitologia greca con il mito di Proserpina, figlia di Zeus, che venne rapita nell'Ade e trattenuta nel regno dell'Oltretomba per aver assaporato i chicchi di melograno. Peraltro nella tavola dell'oltretomba, nel banchetto funebre, compaiono i chicchi di melagrana, come abbiamo ritrovato negli studi dell'ipogeo Medella del 67 a. C. nel sito Lagrasta di Canosa. Ai piedi di un letto di bronzo dove era disteso il defunto "una tavola sontuosa sembrava attendere questi illustri defunti... con piramidi di pomi e di melegrane..." con simboli riferiti alla dea Proserpina, dea degli Inferi. Ancora oggi, in qualche parte della Grecia, fino a quaranta giorni dopo un decesso, si consuma grano cotto sulla tomba del defunto. Il culto greco-ellenistico e greco-romano in epoca precristiana, viene poi mutuato dalla religiosità cristiana, fino al tempo dei nostri padri, della cui memoria siamo eredi e custodi.Il grano dei Morti si innesta nel culto dei Morti, con la simbologia del grano, della melagrana, nella rinascita della vita e nella resurrezione dalla tomba, nel tempo della semina del grano.
Simbologia del grano dei morti
Il grano è il simbolo della resurrezione, come riporta il Vangelo di Giovanni (12.24): "se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Il mosto cotto è simbolo di risurrezione legato al vino, sangue di Cristo. Le noci rappresenterebbero le ossa nude. Il melograno, pianta nata dal sangue di un essere mitico, è simbolo di fecondità. I suoi chicchi simboleggiano la vita e la rigenerazione della natura. In alcune aree del Mediterraneo il suo frutto è simbolo d'amore, tanto che viene donato dallo sposo alla sposa nel giorno delle nozze. Ma anche a Minervino Murge la vegliarda nonna Vincenza, madre del Sacerdote Don Peppino Balice, ci racconta in diretta del "pane dei morti" o dolcetto "susemìdde", fatto con farina impastata con vincotto. E in altre Regioni, come nella Lombardia e nel Bresciano, ritroviamo l'usanza del "pan dei morti" del 2 Novembre. Il grano dei morti lo abbiamo gustato oggi a Canosa nella Cantina Diomede, offerto dalla sorella della titolare, signora Maria Lenoci, diligente custode del dolce tradizionale,che abbiamo poi condiviso dal fruttivendolo incontrando Sabina Decorato, giunta da Pavia per la memoria dei cari Defunti.
La ricetta
Da questa tavola dell'Oltretomba giunge tra mito, tradizione e gusto il "grano dei morti" o Colva con i seguenti ingredienti: 500 grammi di grano tenero, una melagrana matura, 100 grammi di noci sgusciate, scaglie di cioccolato fondente e mosto cotto. Nella lavorazione si tengono a bagno i chicchi di grano (specialità bianchetta) per almeno 12 ore. Si risciacqua e si scola il grano prima di cuocerlo in abbondante acqua fino a coprirlo; si porta a ebollizione e si lascia cuocere per circa un'ora. Si lascia raffreddare e si condisce con vincotto e chicchi di melograno, noci e scaglie di cioccolato fondente.
Tavola imbandita tra estinti e viventi
Non resta che imbandire la tavola e gustare con familiari e amici il grano dei Morti, nella tradizione e nella cultura popolare della nostra terra, nel legame di vita e di affetti tra viventi ed estinti, assaporando la gioia e rimuovendo i tenebrosi e atterriti aspetti snaturati di Halloween. Aver riscoperto le radici del dolcetto o grano dei morti, ci illumina i sentieri della storia, nella conoscenza e coscienza delle radici antropologhe, religiose, culturali, nei simboli umani e spirituali del mistero della vita e della morte. Abbiamo anche riscoperto il legame tra la Chiesa e cultura Cattolica e la Chiesa Greco Ortodossa, nel legame con l'Oriente, che suggella anche la nostra terra. Abbiamo vissuto la grande esperienza di comunicare telefonicamente con la Chiesa Greco-Ortodossa di Venezia, che ha condiviso la tradizione del "Kolliba", tra l'Oriente e la Puglia. Se l'oblio del tempo cancella questa cultura, resta il consumismo che inaridisce l'animo e nel vuoto approdano snaturati aspetti della Festa dei Morti e del Culto dei Morti, patrimonio spirituale delle grandi civiltà. Non solo zucca di Tutti Santi, ma anche una bella "calzetta dell'anima dei Morti" e un bel dolce di grano cotto. Sono i "pasticetti" del grano dei morti che dal III secolo a. C. di Aristofane rivivono la memoria dei defunti nel dolce dei 2 Novembre.
Buona tavola col grano dei Morti!
maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri)
La Colva nelle radici bizantine
Abbiamo ascoltato il termine a Canosa dal signor Alessandro mentre operava alla cassa dei supermercati DOK: "a Foggia come dolce dei morti fanno la Colva". Anche lì Lorenzo ha esposto una grande calza. Ma anche nel Ristorante "La Préule" la signora Sara Achille, figlia del mio collega di Scuola Biagio, con Franco Inglese conferma "lo facciamo col dolce tradizionale chiamato Colva". Abbiamo così avviato una ricerca filologica del vocabolo che si ritrova nella Puglia bizantina, a Foggia come nel Salento e che deriva dal greco bizantino "Kolba", forma contratta del greco "Kòliba". Concorre alla ricerca mio fratello da Vittorio Veneto, Professor Pasquale Di Nunno che annota l'usanza nella vigilia della Commemorazione liturgica dei defunti, quando si preparava in Puglia una sorta di "pasticcetti" (τὰ κóλλυβα), tipico delle comunità greco-ortodosse. Il termine τὰ κóλλυβα nel Vocabolario di greco del Rocci, è un plurale neutro e lo si trova nelle annotazioni o scoli dell'illustre filologo Aristofane di Bisanzio del III secolo a. C.. Il termine nel greco bizantino viene pronunciato diversamente dal greco classico: nel greco classico lo pronunciamo
Ricetta di Còlliva (in greco "Κόλλυβα")
Còlliva è una preparazione dolce che viene offerta al ricordo dei morti e accompagnava la liturgia funebre della Commemorazione dei Defunti. Di solito è fatto di grano bollito, melograno, zucchero a velo. Còlliva simboleggia la resurrezione. La parola deriva dal Kòllivo (antico greco), che in origine significava un grano di cereali (e in questo senso passato nella Còlliva) e poi una moneta molto piccola. Còlliva viene offerto ai partecipanti nei memoriali della Chiesa, ma viene poi distribuito ai parenti o alle case amiche. L'usanza risale ai primi anni cristiani ed è legata alla "Περίδειπνα" ( cena dopo il servizio funebre nell'antichità ) dei Greci e di altri popoli e che corrisponde al "consòlo" (u cùnzele) canosino.
La Colva tra mitologia e antropologia
Tra storia e tradizione il grano dei Morti affonda le radici nell'epoca romana con il grano bollito benedetto in una funzione religiosa, ma anche nella mitologia greca con il mito di Proserpina, figlia di Zeus, che venne rapita nell'Ade e trattenuta nel regno dell'Oltretomba per aver assaporato i chicchi di melograno. Peraltro nella tavola dell'oltretomba, nel banchetto funebre, compaiono i chicchi di melagrana, come abbiamo ritrovato negli studi dell'ipogeo Medella del 67 a. C. nel sito Lagrasta di Canosa. Ai piedi di un letto di bronzo dove era disteso il defunto "una tavola sontuosa sembrava attendere questi illustri defunti... con piramidi di pomi e di melegrane..." con simboli riferiti alla dea Proserpina, dea degli Inferi. Ancora oggi, in qualche parte della Grecia, fino a quaranta giorni dopo un decesso, si consuma grano cotto sulla tomba del defunto. Il culto greco-ellenistico e greco-romano in epoca precristiana, viene poi mutuato dalla religiosità cristiana, fino al tempo dei nostri padri, della cui memoria siamo eredi e custodi.Il grano dei Morti si innesta nel culto dei Morti, con la simbologia del grano, della melagrana, nella rinascita della vita e nella resurrezione dalla tomba, nel tempo della semina del grano.
Simbologia del grano dei morti
Il grano è il simbolo della resurrezione, come riporta il Vangelo di Giovanni (12.24): "se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Il mosto cotto è simbolo di risurrezione legato al vino, sangue di Cristo. Le noci rappresenterebbero le ossa nude. Il melograno, pianta nata dal sangue di un essere mitico, è simbolo di fecondità. I suoi chicchi simboleggiano la vita e la rigenerazione della natura. In alcune aree del Mediterraneo il suo frutto è simbolo d'amore, tanto che viene donato dallo sposo alla sposa nel giorno delle nozze. Ma anche a Minervino Murge la vegliarda nonna Vincenza, madre del Sacerdote Don Peppino Balice, ci racconta in diretta del "pane dei morti" o dolcetto "susemìdde", fatto con farina impastata con vincotto. E in altre Regioni, come nella Lombardia e nel Bresciano, ritroviamo l'usanza del "pan dei morti" del 2 Novembre. Il grano dei morti lo abbiamo gustato oggi a Canosa nella Cantina Diomede, offerto dalla sorella della titolare, signora Maria Lenoci, diligente custode del dolce tradizionale,che abbiamo poi condiviso dal fruttivendolo incontrando Sabina Decorato, giunta da Pavia per la memoria dei cari Defunti.
La ricetta
Da questa tavola dell'Oltretomba giunge tra mito, tradizione e gusto il "grano dei morti" o Colva con i seguenti ingredienti: 500 grammi di grano tenero, una melagrana matura, 100 grammi di noci sgusciate, scaglie di cioccolato fondente e mosto cotto. Nella lavorazione si tengono a bagno i chicchi di grano (specialità bianchetta) per almeno 12 ore. Si risciacqua e si scola il grano prima di cuocerlo in abbondante acqua fino a coprirlo; si porta a ebollizione e si lascia cuocere per circa un'ora. Si lascia raffreddare e si condisce con vincotto e chicchi di melograno, noci e scaglie di cioccolato fondente.
Tavola imbandita tra estinti e viventi
Non resta che imbandire la tavola e gustare con familiari e amici il grano dei Morti, nella tradizione e nella cultura popolare della nostra terra, nel legame di vita e di affetti tra viventi ed estinti, assaporando la gioia e rimuovendo i tenebrosi e atterriti aspetti snaturati di Halloween. Aver riscoperto le radici del dolcetto o grano dei morti, ci illumina i sentieri della storia, nella conoscenza e coscienza delle radici antropologhe, religiose, culturali, nei simboli umani e spirituali del mistero della vita e della morte. Abbiamo anche riscoperto il legame tra la Chiesa e cultura Cattolica e la Chiesa Greco Ortodossa, nel legame con l'Oriente, che suggella anche la nostra terra. Abbiamo vissuto la grande esperienza di comunicare telefonicamente con la Chiesa Greco-Ortodossa di Venezia, che ha condiviso la tradizione del "Kolliba", tra l'Oriente e la Puglia. Se l'oblio del tempo cancella questa cultura, resta il consumismo che inaridisce l'animo e nel vuoto approdano snaturati aspetti della Festa dei Morti e del Culto dei Morti, patrimonio spirituale delle grandi civiltà. Non solo zucca di Tutti Santi, ma anche una bella "calzetta dell'anima dei Morti" e un bel dolce di grano cotto. Sono i "pasticetti" del grano dei morti che dal III secolo a. C. di Aristofane rivivono la memoria dei defunti nel dolce dei 2 Novembre.
Buona tavola col grano dei Morti!
maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri)