
Territorio
Tutelare la sopravvivenza di una filiera della canapa
Particolarmente versatile negli impieghi e dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale
Italia - giovedì 13 novembre 2025
16.03
La decisione del Consiglio di Stato di rimettere alla Corte di giustizia dell'Unione europea (Cgue) la norma sulla compatibilità del divieto sulle infiorescenze di canapa potrebbe essere un passo importante per salvare una filiera della canapa che vale oggi mezzo miliardo di euro, con tremila aziende agricole e trentamila posti di lavoro, che nel corso degli anni ha acquisito un peso importante per il rilancio delle zone interne. Ad affermarlo è la Coldiretti nel commentare gli esiti del ricorso presentato dall'associazione Canapa Sativa Italia (Csi), annunciando gli esiti del ricorso. Nei mesi scorsi i produttori della Coldiretti si erano mobilitati per tutelare la sopravvivenza di una filiera che coinvolge moltissimi giovani agricoltori. Al centro della contesa la parte dell'articolo 18 del Decreto Sicurezza che vieta "importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati", ed esclude la vendita di prodotti contenenti le infiorescenze, come creme, oli essenziali, resine.
Vietare l'uso delle infiorescenze anche se non destinate all'uso ricreativo va di fatto – spiega Coldiretti – ad equiparare la canapa a una sostanza illegale, nonostante l'assenza di effetti psicotropi e stupefacenti grazie ad un livello di thc inferiore allo 0,3%. Proprio la lavorazione delle infiorescenze rappresenta la parte più consistente del reddito dei produttori di canapa, pertanto impedirne ogni utilizzo significa azzerare di fatto la filiera, mentre nel nostro Paese continuerebbe ad essere consentita la vendita degli stessi prodotti provenienti dall'estero. Dalla canapa si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l'abbigliamento, poiché tengono fresco d'estate e caldo d'inverno, sia per l'arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c'è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento che assicura una combustione pulita.
L'affermarsi di stili di vita più ecologici può favorire la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale di ridurre il consumo del suolo, la percentuale di desertificazione e la perdita di biodiversità. Si tratta in realtà del ritorno ad una coltivazione che fino agli anni '40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese – conclude Coldiretti – con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all'Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l'avvento del "boom economico" che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta.
Vietare l'uso delle infiorescenze anche se non destinate all'uso ricreativo va di fatto – spiega Coldiretti – ad equiparare la canapa a una sostanza illegale, nonostante l'assenza di effetti psicotropi e stupefacenti grazie ad un livello di thc inferiore allo 0,3%. Proprio la lavorazione delle infiorescenze rappresenta la parte più consistente del reddito dei produttori di canapa, pertanto impedirne ogni utilizzo significa azzerare di fatto la filiera, mentre nel nostro Paese continuerebbe ad essere consentita la vendita degli stessi prodotti provenienti dall'estero. Dalla canapa si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l'abbigliamento, poiché tengono fresco d'estate e caldo d'inverno, sia per l'arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c'è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento che assicura una combustione pulita.
L'affermarsi di stili di vita più ecologici può favorire la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale di ridurre il consumo del suolo, la percentuale di desertificazione e la perdita di biodiversità. Si tratta in realtà del ritorno ad una coltivazione che fino agli anni '40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese – conclude Coldiretti – con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all'Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l'avvento del "boom economico" che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta.


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