
Religioni
Quale segno per il Natale?
Dal Brasile, il messaggio di don Mario Pellegrino
Mondo - sabato 12 dicembre 2015
18.20
Quest'anno mi piacerebbe immaginare gli angeli avvicinarsi agli abitanti del comune di Mariana, nello Stato di Minas Gerais, Sud del Brasile, colpiti dalla valanga di fango, contaminato di arsenico, piombo, mercurio e altri veleni, che ha letteralmente distrutto tutto (case, scuole, rete elettrica e idrica, strade, disseminando morte tra le persone e gli animali...) e proclamare loro, quali nuovi "pastori" di oggi: "Questo per voi il segno: troverete un Bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2, 12).
Purtroppo i giornali non hanno molto parlato di questo crimine ambientale che, a partire dal 5 novembre, ha coivolto non solo il Comune di Mariana (estendendosi ai distretti di Bento Rodrigues, Paracatu Bassa e Paracatu Alta, Santa Rita, Campinas, Ponte do Grama e Pedras), ma anche i Comuni di Barra Longa (e il suo distretto Gesteira), Acaiaca (e il suo distretto Goiabeira) e Rio Doce, quando la diga di Fundão, di proprietà di Samarco Mineração si è rotta, causando senza dubbio il più grande disastro ambientale della storia del Brasile. Nessuna sirena è suonata. Nessuno piano di evacuazione è stato messo in atto. I pochi fortunati che hanno saputo quel che stava accadendo hanno avuto la notizia per telefono. Gli altri, sfortunati, sono stati travolti dal fango tossico contaminato da piombo, mercurio, arsenico. Spazzatura proveniente dalla lavorazione delle miniere. Questo fiume di fango ha poi colpito e rotto un'altra diga, a Santarém, a 15 chilometri dal centro di Mariana, con conseguente 90% delle loro case distrutte. Il fango ha inoltre pregiudicato la raccolta di acqua in diverse località e la morte di tutti i pesci dei fiumi coinvolti. Almeno quattro corsi d'acqua (i fiumi Fundão, Gualaxo Nord, Carmo e Doce) sono stati colpiti dai rifiuti provenienti dall'impianto minerario di ferro. Si calcola che sono stati scaricati circa 62 milioni di tonnellate di rifiuti minerali di ferro, contaminati di arsenico, piombo, mercurio e altri veleni, come una valanga che continua ad avanzare verso l'oceano, inquinando ora anche le spiagge degli Stati di Espirito Santo e del sud della Bahia.Le persone che hanno avuto contatti con il fango hanno avuto sintomi di intossicazione, vertigini, nausea, mal di testa e confusione mentale. Le stime delle autorità sono ancora incerti e controversi quanto al numero di sfollati, senza tetto e vittime, senza contare tutta una biodiversità distrutta: solo dal fiume Rio Doce, sono stati prelevati duemila tonnellate di pesci morti.
Responsabile di questo crimine ambientale è la multinazionale "Samarco Mineração", di proprietà di Vale (50%) e dell'anglo-australiana multinazionale BHP Billiton (50%) che da aprile a giugno 2015 ha ottenuto un utile netto di 5,14 miliardi di Reais, mentre la sola BHP Billiton ha guadagnato 6,42 miliardi di dollari a giugno 2015. Secondo Samarco, le cause che hanno provocato la rottura delle dighe sono ancora sconosciute; in realtà la società è responsabile per la costruzione, la manutenzione e la sicurezza delle dighe, che già da tempo avevano bisogno di manutenzione. L'azienda, con i suoi responsabili del disastro, hanno subito chiuso le vie d'accesso a Bento Rodrigues, nessuno entrava e nessuno usciva, mentre agli sfollati che sono stati alloggiati negli alberghi dei paesi vicini è stato chiesto il silenzio stampa. La verità è che il piano di sicurezza esisteva, ma non era mai stato messo in pratica dell'azienda. Nel piano erano incluse anche delle esercitazioni con la popolazione nel caso di una situazione di emergenza, ma non è stato mai messo in pratica a causa della crisi economica. Da notare che la Vale ha finanziato la campagna politica di vari parlamentari e di vari partiti, avendo donato circa di 49 milioni di Reais; il partito che ha ricevuto di più è stato il Pmbd, con circa 23 milioni di Reais. Tale partito ha indicato il ministro delle miniere e energie e vari dirigenti dell'ente "Departamentos Nacionais de Produção Mineral". In questo senso è difficile anche capire come la commissione parlamentare del Rio Doce possa non avere un serio conflitto d'interesse. La commissione che lavora per la preservazione e recupero del bacino del fiume è formata da 21 deputati di Minas Gerais e Espirito Santo, di cui 12 hanno ricevuto 388,7 mila Reais in donazione politica dalla Vale.Ora la Samarco dovrà pagare 250 milioni di Reais per i danni, nulla al confronto del suo fatturato annuo!
É in questo contesto natalizio brasilano di forte corruzione politica e di disastro ambientale che l'Eterno, ancora una volta, entra nel tempo: nasce l'Emmanuele, il Dio‐con‐noi! I Maria e Giuseppe di oggi, come tutti gli sfollati di questo crimine ambientale, si mettono in cammino verso Betlemme e ancora una volta scoprono che non c'è posto per il Figlio di Dio. Ma in fondo tutto questo non è così strano. Se noi fossimo un albergo quanto posto ci sarebbe in noi per ospitarlo? A volte la nostra vita è così piena di pensieri e preoccupazioni che non c'è spazio per Colui che vuole renderla felice; e il nostro cuore è spesso come la grotta di Betlemme, a volte fragile, a volte tentennante, insicura, fredda, a volte ferita, a volte salda, a volte calda e accogliente. Il nostro è un Dio che ci sorprende: vuole nascere e parlare nella parte più intima del nostro cuore; vuole infonderci forza e coraggio per seguirlo. Nasce debole perché vuole dirci: "Ho provato anch'io le tue stesse gioie e sofferenze, il tuo stesso desiderio di amare e sentirti amato. So quello che provi, conosco quello che tu vivi perché sono stato il più povero di tutti. Sono dalla tua parte!". Così Giuseppe e Maria dovettero andare in una mangiatoia: è uno spazio di estrema povertà quello in cui nasce Gesù e la cosa appare chiara nella scena dei pastori. I pastori: l'evangelista sceglie proprio la categoria che in Israele non godeva di alcun diritto civile. Gente mal vista perché pericolosa, da temere e comunque da tenere alla larga. Considerati dalla gente alla stregua di briganti, trattati da assassini, come bestie selvagge: un disprezzo totale. A loro viene perfino negata la possibilità di fare penitenza e di essere così perdonati delle loro colpe. Per loro non c'è speranza di salvezza. Ed essi, sanno che quando arriverà il Messia, Dio li castigherà: saranno eliminati. Per questo motivo l'angelo ha dovuto prendere delle precauzioni per annunciare loro l'avvenuta nascita del Messia: "Non abbiate paura..." (Lc 2,10) no, questo Messia, non ha niente a che vedere con quello che vi aspettate e che temete! Non mette paura; andate a vedere: non è un giudice in trono, ma un bambino, nato nella paglia, proprio come voi, tra le bestie!
Dio anche a Natale non cambia metodo: sceglie sempre ciò che gli uomini mai sceglierebbero per le loro imprese. "Troverete un Bambino" (Lc 2, 12). Si trova ciò che si spera, si trova ciò che si cerca. E a Natale non c'è solo un "cercare" che approda al "trovare", ma c'è un "cercare" che diventa un "essere trovati". Lui, l'Onnipotente che abita il cielo, si è nascosto in un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. E continua a nascondersi lì, invertendo la direzione della storia, dal più grande al più piccolo, mentre noi continuiamo a cercarlo dal più piccolo al più grande e non lo troviamo. È questo "il" segno: Dio si fa piccolo per noi! Non viene con forza e potenza, ma come Bambino "bisognoso" del nostro amore! È un segno di grande speranza: segno di pace per quanti soffrono a causa di conflitti; segno di liberazione per i poveri e gli oppressi; segno di misericordia per chi è rinchiuso nel circolo vizioso del peccato; segno d'amore e di conforto per chi si sente solo ed abbandonato. In ogni caso è segno piccolo e fragile, umile e silenzioso, ma ricco della potenza misericordiosa di Dio! Non è, allora, la grandezza a salvare il mondo, ma è la piccolezza. E ogni Eucaristia è celebrazione del Santo Natale! In ogni Eucaristia, infatti, il Bambino di Betlemme si fa presente sulla mensa eucaristica. Ogni mensa eucaristica è come la mangiatoia di Betlemme, la "casa del pane". Davvero, allora, Gesù nella mangiatoia è, per noi, un pane fresco e nutriente! Colui che, nel tempo, è nato a Betlemme dalla Vergine Maria, oggi vuole nascere nel nostro cuore. Il bambino che viene rivelato ai pastori è «avvolto in fasce» (Lc 2,7). Attorno a lui, non brilla alcun alone di gloria, di splendore. Nel Natale di Gesù, Dio ha trovato proprio me, avvolto nelle mie fasce, adagiato nella mia mangiatoia; viene a scovarci nei nostri nascondigli e ci trae fuori dalle nostre ombre. La bella notizia, quella che dà grande gioia a tutto il popolo è che Dio ci ha trovati. Forse non ci ha trovati come avrebbe voluto. Forse ci ha trovati come non avremmo desiderato essere trovati. Forse ci ha trovati addormentati in quella nostra malsana voglia di essere al centro del mondo, di far ruotare tutto intorno a noi. Forse ci ha trovati non proprio in pace, chiusi nei nostri pensieri, avvolti nei nostri dubbi e nelle titubanze di una vita che scorre in mezzo a tante cose inutili, stritolata da un ritmo che soffoca la pace in un vortice di chiacchiere senza senso, di propositi mai portati a termine. Forse ci ha trovati nella tristezza delle nostre delusioni, dei dolori, dei lutti, delle mille sofferenze che ci affliggono. Così forse ci ha trovati il Bambino Gesù nel Natale di quest'anno, fermi a Gerusalemme e poco propensi come i pastori a percorrere la via verso Betlemme, la casa del pane di vita. Forse il Bambino Gesù ci ha trovati così nei nostri nascondigli non sempre decorosi… ma ci ha trovati. È questa la bella notizia. Non speravamo più di intravedere il volto di Dio, invece eccolo, perennemente innamorato, mai stanco della sua passione e come travolto dal fuoco dell'amore, ci ha trovati e allarga le sue braccia, come bimbo che ha bisogno di tutto. Solo chi ha occhi semplici di bambino è capace di stupirsi sempre di nuovo. Lo stupore è la porta per entrare nell'adorazione e nella gioia del Natale. Chi vuole fare il grande, l'adulto, il ragionatore, anche davanti al suo Dio che si fa bambino, non capirà nulla. È questa l'avventura della vita con Cristo. Avventura cioè ad-ventura: andare incontro alle cose che ci vengono incontro. C'è un unico atteggiamento sbagliato: essere sempre sull'uscio, senza mai esporsi e preferire di stare fuori in attesa di essere sicuri di avere le idee chiare.
Come ci invita don Tonino Bello, "andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi. E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso. Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. Mettiamoci in cammino senza paura". E, secondo Papa Francesco, il "segno" che ci viene proposto è proprio l'umiltà di Dio portata all'estremo; è l'amore con cui nascendo Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano non è altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza. Per questo il Papa Francesco ci invita a riflettere: "come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? Ma io cerco il Signore – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?
E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio". Quando ci rendiamo conto che Dio, innamorato della nostra piccolezza, si fa Egli stesso piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: "Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto". E allora, per concludere, insieme al nosto Papa, cantiamo con gioia e proclamiamo: "Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima. L'albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire. Sei anche luce di natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l'allegria e la generosità. Gli angeli di natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di natale sei tu quando conduci qualcuno all'incontro con il Signore. Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai. La musica di natale sei tu quando conquisti l'armonia dentro di te. Il regalo di natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco. Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori nè grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il regno dentro di te. Un buon natale a tutti coloro che assomigliano al natale".
Con affetto, vostro
Mario Pellegrino - Sacerdote Fidei Donum in Brasile
Purtroppo i giornali non hanno molto parlato di questo crimine ambientale che, a partire dal 5 novembre, ha coivolto non solo il Comune di Mariana (estendendosi ai distretti di Bento Rodrigues, Paracatu Bassa e Paracatu Alta, Santa Rita, Campinas, Ponte do Grama e Pedras), ma anche i Comuni di Barra Longa (e il suo distretto Gesteira), Acaiaca (e il suo distretto Goiabeira) e Rio Doce, quando la diga di Fundão, di proprietà di Samarco Mineração si è rotta, causando senza dubbio il più grande disastro ambientale della storia del Brasile. Nessuna sirena è suonata. Nessuno piano di evacuazione è stato messo in atto. I pochi fortunati che hanno saputo quel che stava accadendo hanno avuto la notizia per telefono. Gli altri, sfortunati, sono stati travolti dal fango tossico contaminato da piombo, mercurio, arsenico. Spazzatura proveniente dalla lavorazione delle miniere. Questo fiume di fango ha poi colpito e rotto un'altra diga, a Santarém, a 15 chilometri dal centro di Mariana, con conseguente 90% delle loro case distrutte. Il fango ha inoltre pregiudicato la raccolta di acqua in diverse località e la morte di tutti i pesci dei fiumi coinvolti. Almeno quattro corsi d'acqua (i fiumi Fundão, Gualaxo Nord, Carmo e Doce) sono stati colpiti dai rifiuti provenienti dall'impianto minerario di ferro. Si calcola che sono stati scaricati circa 62 milioni di tonnellate di rifiuti minerali di ferro, contaminati di arsenico, piombo, mercurio e altri veleni, come una valanga che continua ad avanzare verso l'oceano, inquinando ora anche le spiagge degli Stati di Espirito Santo e del sud della Bahia.Le persone che hanno avuto contatti con il fango hanno avuto sintomi di intossicazione, vertigini, nausea, mal di testa e confusione mentale. Le stime delle autorità sono ancora incerti e controversi quanto al numero di sfollati, senza tetto e vittime, senza contare tutta una biodiversità distrutta: solo dal fiume Rio Doce, sono stati prelevati duemila tonnellate di pesci morti.
Responsabile di questo crimine ambientale è la multinazionale "Samarco Mineração", di proprietà di Vale (50%) e dell'anglo-australiana multinazionale BHP Billiton (50%) che da aprile a giugno 2015 ha ottenuto un utile netto di 5,14 miliardi di Reais, mentre la sola BHP Billiton ha guadagnato 6,42 miliardi di dollari a giugno 2015. Secondo Samarco, le cause che hanno provocato la rottura delle dighe sono ancora sconosciute; in realtà la società è responsabile per la costruzione, la manutenzione e la sicurezza delle dighe, che già da tempo avevano bisogno di manutenzione. L'azienda, con i suoi responsabili del disastro, hanno subito chiuso le vie d'accesso a Bento Rodrigues, nessuno entrava e nessuno usciva, mentre agli sfollati che sono stati alloggiati negli alberghi dei paesi vicini è stato chiesto il silenzio stampa. La verità è che il piano di sicurezza esisteva, ma non era mai stato messo in pratica dell'azienda. Nel piano erano incluse anche delle esercitazioni con la popolazione nel caso di una situazione di emergenza, ma non è stato mai messo in pratica a causa della crisi economica. Da notare che la Vale ha finanziato la campagna politica di vari parlamentari e di vari partiti, avendo donato circa di 49 milioni di Reais; il partito che ha ricevuto di più è stato il Pmbd, con circa 23 milioni di Reais. Tale partito ha indicato il ministro delle miniere e energie e vari dirigenti dell'ente "Departamentos Nacionais de Produção Mineral". In questo senso è difficile anche capire come la commissione parlamentare del Rio Doce possa non avere un serio conflitto d'interesse. La commissione che lavora per la preservazione e recupero del bacino del fiume è formata da 21 deputati di Minas Gerais e Espirito Santo, di cui 12 hanno ricevuto 388,7 mila Reais in donazione politica dalla Vale.Ora la Samarco dovrà pagare 250 milioni di Reais per i danni, nulla al confronto del suo fatturato annuo!
É in questo contesto natalizio brasilano di forte corruzione politica e di disastro ambientale che l'Eterno, ancora una volta, entra nel tempo: nasce l'Emmanuele, il Dio‐con‐noi! I Maria e Giuseppe di oggi, come tutti gli sfollati di questo crimine ambientale, si mettono in cammino verso Betlemme e ancora una volta scoprono che non c'è posto per il Figlio di Dio. Ma in fondo tutto questo non è così strano. Se noi fossimo un albergo quanto posto ci sarebbe in noi per ospitarlo? A volte la nostra vita è così piena di pensieri e preoccupazioni che non c'è spazio per Colui che vuole renderla felice; e il nostro cuore è spesso come la grotta di Betlemme, a volte fragile, a volte tentennante, insicura, fredda, a volte ferita, a volte salda, a volte calda e accogliente. Il nostro è un Dio che ci sorprende: vuole nascere e parlare nella parte più intima del nostro cuore; vuole infonderci forza e coraggio per seguirlo. Nasce debole perché vuole dirci: "Ho provato anch'io le tue stesse gioie e sofferenze, il tuo stesso desiderio di amare e sentirti amato. So quello che provi, conosco quello che tu vivi perché sono stato il più povero di tutti. Sono dalla tua parte!". Così Giuseppe e Maria dovettero andare in una mangiatoia: è uno spazio di estrema povertà quello in cui nasce Gesù e la cosa appare chiara nella scena dei pastori. I pastori: l'evangelista sceglie proprio la categoria che in Israele non godeva di alcun diritto civile. Gente mal vista perché pericolosa, da temere e comunque da tenere alla larga. Considerati dalla gente alla stregua di briganti, trattati da assassini, come bestie selvagge: un disprezzo totale. A loro viene perfino negata la possibilità di fare penitenza e di essere così perdonati delle loro colpe. Per loro non c'è speranza di salvezza. Ed essi, sanno che quando arriverà il Messia, Dio li castigherà: saranno eliminati. Per questo motivo l'angelo ha dovuto prendere delle precauzioni per annunciare loro l'avvenuta nascita del Messia: "Non abbiate paura..." (Lc 2,10) no, questo Messia, non ha niente a che vedere con quello che vi aspettate e che temete! Non mette paura; andate a vedere: non è un giudice in trono, ma un bambino, nato nella paglia, proprio come voi, tra le bestie!
Dio anche a Natale non cambia metodo: sceglie sempre ciò che gli uomini mai sceglierebbero per le loro imprese. "Troverete un Bambino" (Lc 2, 12). Si trova ciò che si spera, si trova ciò che si cerca. E a Natale non c'è solo un "cercare" che approda al "trovare", ma c'è un "cercare" che diventa un "essere trovati". Lui, l'Onnipotente che abita il cielo, si è nascosto in un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. E continua a nascondersi lì, invertendo la direzione della storia, dal più grande al più piccolo, mentre noi continuiamo a cercarlo dal più piccolo al più grande e non lo troviamo. È questo "il" segno: Dio si fa piccolo per noi! Non viene con forza e potenza, ma come Bambino "bisognoso" del nostro amore! È un segno di grande speranza: segno di pace per quanti soffrono a causa di conflitti; segno di liberazione per i poveri e gli oppressi; segno di misericordia per chi è rinchiuso nel circolo vizioso del peccato; segno d'amore e di conforto per chi si sente solo ed abbandonato. In ogni caso è segno piccolo e fragile, umile e silenzioso, ma ricco della potenza misericordiosa di Dio! Non è, allora, la grandezza a salvare il mondo, ma è la piccolezza. E ogni Eucaristia è celebrazione del Santo Natale! In ogni Eucaristia, infatti, il Bambino di Betlemme si fa presente sulla mensa eucaristica. Ogni mensa eucaristica è come la mangiatoia di Betlemme, la "casa del pane". Davvero, allora, Gesù nella mangiatoia è, per noi, un pane fresco e nutriente! Colui che, nel tempo, è nato a Betlemme dalla Vergine Maria, oggi vuole nascere nel nostro cuore. Il bambino che viene rivelato ai pastori è «avvolto in fasce» (Lc 2,7). Attorno a lui, non brilla alcun alone di gloria, di splendore. Nel Natale di Gesù, Dio ha trovato proprio me, avvolto nelle mie fasce, adagiato nella mia mangiatoia; viene a scovarci nei nostri nascondigli e ci trae fuori dalle nostre ombre. La bella notizia, quella che dà grande gioia a tutto il popolo è che Dio ci ha trovati. Forse non ci ha trovati come avrebbe voluto. Forse ci ha trovati come non avremmo desiderato essere trovati. Forse ci ha trovati addormentati in quella nostra malsana voglia di essere al centro del mondo, di far ruotare tutto intorno a noi. Forse ci ha trovati non proprio in pace, chiusi nei nostri pensieri, avvolti nei nostri dubbi e nelle titubanze di una vita che scorre in mezzo a tante cose inutili, stritolata da un ritmo che soffoca la pace in un vortice di chiacchiere senza senso, di propositi mai portati a termine. Forse ci ha trovati nella tristezza delle nostre delusioni, dei dolori, dei lutti, delle mille sofferenze che ci affliggono. Così forse ci ha trovati il Bambino Gesù nel Natale di quest'anno, fermi a Gerusalemme e poco propensi come i pastori a percorrere la via verso Betlemme, la casa del pane di vita. Forse il Bambino Gesù ci ha trovati così nei nostri nascondigli non sempre decorosi… ma ci ha trovati. È questa la bella notizia. Non speravamo più di intravedere il volto di Dio, invece eccolo, perennemente innamorato, mai stanco della sua passione e come travolto dal fuoco dell'amore, ci ha trovati e allarga le sue braccia, come bimbo che ha bisogno di tutto. Solo chi ha occhi semplici di bambino è capace di stupirsi sempre di nuovo. Lo stupore è la porta per entrare nell'adorazione e nella gioia del Natale. Chi vuole fare il grande, l'adulto, il ragionatore, anche davanti al suo Dio che si fa bambino, non capirà nulla. È questa l'avventura della vita con Cristo. Avventura cioè ad-ventura: andare incontro alle cose che ci vengono incontro. C'è un unico atteggiamento sbagliato: essere sempre sull'uscio, senza mai esporsi e preferire di stare fuori in attesa di essere sicuri di avere le idee chiare.
Come ci invita don Tonino Bello, "andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi. E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso. Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. Mettiamoci in cammino senza paura". E, secondo Papa Francesco, il "segno" che ci viene proposto è proprio l'umiltà di Dio portata all'estremo; è l'amore con cui nascendo Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano non è altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza. Per questo il Papa Francesco ci invita a riflettere: "come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? Ma io cerco il Signore – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?
E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio". Quando ci rendiamo conto che Dio, innamorato della nostra piccolezza, si fa Egli stesso piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: "Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto". E allora, per concludere, insieme al nosto Papa, cantiamo con gioia e proclamiamo: "Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima. L'albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire. Sei anche luce di natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l'allegria e la generosità. Gli angeli di natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di natale sei tu quando conduci qualcuno all'incontro con il Signore. Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai. La musica di natale sei tu quando conquisti l'armonia dentro di te. Il regalo di natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco. Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori nè grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il regno dentro di te. Un buon natale a tutti coloro che assomigliano al natale".
Con affetto, vostro
Mario Pellegrino - Sacerdote Fidei Donum in Brasile