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Scuola e Lavoro

Nella Bat aumenta paurosamente l'indebitamento delle imprese

«Cresce il rischio di cadere nelle mani di usurai» allerta Unimpresa

«Cresce il clima di tensione negli ambienti imprenditoriali anche della Provincia di Barletta-Andria-Trani e non si tratta della semplice voglia di sventolare fuoritempo una bandiera ma di qualcosa di molto più importante e preoccupante cioè la sopravvivenza stessa delle imprese, non solo di quelle di piccole e piccolissime dimensioni, di fronte ad un accanimento senza precedenti frutto di una scientifica strategia studiata a tavolino e consumatasi nell'indifferenza se non nella complicità di chi ha seduto a certi tavoli cedendo di volta in volta a condizioni compensative che mai hanno visto al centro dell'interesse generale quello diffuso delle imprese. Purtroppo la realtà è questa ed è amarissima da assimilare». Scrive così Savino Montaruli, presidente di Unimpresa Bat.

«L'aumento ingiustificato, irrazionale ed inatteso della Tares con tutto quello che arriverà con la nuova tassazione già dal 2014; la predisposizione di veri e propri "tariffari pratiche" inventati dalle amministrazioni locali per far cassa e le strategie del terrore che si stanno attuando mediante la divulgazione di notizie come quella del divieto di esposizione all'esterno dei locali di prodotti alimentari fanno parte di quella strategia che ha come obiettivo finale la distruzione totale della micro e piccola impresa a tutto vantaggio della grande distribuzione organizzata anch'essa sofferente a causa della crisi ed in cerca dell'ennesima ancora di salvezza che arriverà, anche questa volta a discapito dei piccoli commercianti sempre "invitati" ad abbandonare il mercato.

Intanto i dati cominciano ad essere oltremodo preoccupanti ed ecco che mentre si allunga il debito maturato per canoni di locazione non versati, ben 2 commercianti su 5 non hanno potuto pagare neanche la rata INPS dei contributi previdenziali scaduta lo scorso 17 febbraio. Se qualcuno pensava che il problema fosse solo la chiusura delle imprese si sbagliava e continua ad essere cieco oltre che incompetente. Il problema vero, in realtà, è dato dal forte e crescente indebitamento delle imprese che addirittura non sono neanche in condizione di chiudere definitivamente proprio a causa dei debiti contratti e il numero crescente di suicidi legati a questa condizione ne è la dimostrazione più lampante e drammatica. Quei "morti di debiti", di burocrazia e di mala politica in piazza, a sventolare le bandiere, non hanno potuto esserci ma nessuno se ne è né ricordato, né preoccupato anche perché, altrimenti, si sarebbero dovuti individuare i "mandanti" di quei suicidi e lì la cosa sarebbe diventata esplosiva.

Questa condizione di indebitamento significa il crescente aumento del rischio di cadere nelle mani di usurai, cravattari e strozzini sempre pronti a rilevare aziende in difficoltà ma anche a "crescere" nella loro figura e nel loro intento di essere sempre più sostituti dei canali ufficiali dell'erogazione del credito ormai chiusi da anni, sempre nella totale indifferenza di chi, anche con i banchieri, continua a sedersi ai tavoli di programmazione, di spartizione e distruzione».
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