
Economia
L’agricoltura torna a crescere in Puglia
Ottime performance del settore olivicolo e dell’uva da tavola che hanno compensato le forti perdite di grano, agrumi e piante industriali
Puglia - venerdì 27 giugno 2025
15.15
L'agricoltura pugliese torna a crescere, con il valore aggiunto nel 2024 in aumento rispetto all'andamento in calo dell'anno precedente, dove a dominare la risalita sono stati l'olio extravergine di oliva, l'uva da tavola e il vino. A darne notizia è Coldiretti Puglia, dopo la conferma scandita dal Rapporto sulle economie regionali di Bankitalia. L'agricoltura pugliese nel 2024 ha superato i 4 miliardi di euro di PLV, guadagnando il 5% di Produzione Lorda Vendibile rispetto all'anno precedente, grazie alle ottime performance del settore olivicolo e oleario e dell'uva da tavola che hanno compensato le forti perdite registrate dal comparto cerealicolo, dalla frutta soprattutto dagli agrumi e dalle piante industriali. Le perdite si sono riscontrate a causa della siccità e dei 154 eventi estremi che hanno falcidiato i campi, secondo il bilancio dell'annata agraria stilato da Coldiretti Puglia, con un 2024 difficile per la morsa della siccità che ha stretto campi e stalle per l'intero anno, sotto la minaccia della fauna selvatica dai cinghiali ai lupi e reso critico da un difficile scenario internazionale e di manovre speculative che incidono sull'agroalimentare Made in Puglia.
Una agricoltura resiliente quella pugliese, che sta resistendo alle avversità climatiche e geopolitiche contenendo le perdite anche sul fronte delle cessazioni, considerato che perde nel 2024 lo 0,59% delle aziende nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca, secondo i dati 2024 di Movimprese. La siccità non ha inciso sensibilmente solo sull'uva, per cui sono state registrate performance ottime dell'uva da tavola – aggiunge Coldiretti Puglia - con un leggero aumento delle produzioni e con mercati che hanno risposto molto bene rispetto all'offerta di apirene ma anche delle uve con semi pugliesi, con una PLV di quasi 643 milioni di euro. Anche l'uva da vino ha tenuto, dopo la disastrosa campagna dell'anno scorso a causa della peronospora, con i prezzi che nonostante le difficoltà iniziali non sono crollati, anche grazie alle prime risposte alle modifiche dei disciplinarti delle IGP, ma restano le preoccupazioni per l'andamento di mercato dei vini rossi.
Agonia lenta e al momento introvertibile per il settore lattiero, con altre 13 stalle chiuse in Puglia da dicembre 2023 a giugno 2024, una perdita incolmabile causata dall'aumento dei costi di produzione e gestione, a cui non corrisponde più una equa remunerazione del prezzo del latte alla stalla, che non può andare sotto i costi di produzione calcolati da Ismea, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori.
Una agricoltura resiliente quella pugliese, che sta resistendo alle avversità climatiche e geopolitiche contenendo le perdite anche sul fronte delle cessazioni, considerato che perde nel 2024 lo 0,59% delle aziende nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca, secondo i dati 2024 di Movimprese. La siccità non ha inciso sensibilmente solo sull'uva, per cui sono state registrate performance ottime dell'uva da tavola – aggiunge Coldiretti Puglia - con un leggero aumento delle produzioni e con mercati che hanno risposto molto bene rispetto all'offerta di apirene ma anche delle uve con semi pugliesi, con una PLV di quasi 643 milioni di euro. Anche l'uva da vino ha tenuto, dopo la disastrosa campagna dell'anno scorso a causa della peronospora, con i prezzi che nonostante le difficoltà iniziali non sono crollati, anche grazie alle prime risposte alle modifiche dei disciplinarti delle IGP, ma restano le preoccupazioni per l'andamento di mercato dei vini rossi.
Agonia lenta e al momento introvertibile per il settore lattiero, con altre 13 stalle chiuse in Puglia da dicembre 2023 a giugno 2024, una perdita incolmabile causata dall'aumento dei costi di produzione e gestione, a cui non corrisponde più una equa remunerazione del prezzo del latte alla stalla, che non può andare sotto i costi di produzione calcolati da Ismea, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori.