
Cronaca
Frodi : Ingente sequestro di derivati e semi-lavorati di pomodoro
Plauso di Coldiretti Puglia per l’attività di vigilanza e controllo svolta presso gli spazi doganali del porto di Brindisi
Puglia - giovedì 20 novembre 2025
12.11
Plauso di Coldiretti Puglia al sequestro di 42 tonnellate di derivati e semi-lavorati di pomodoro al porto di Brindisi, centinaia di fusti di prodotto estero trasportati su camion provenienti dalla Bulgaria e stivati su una nave salpata dalla Grecia, ma le indagini stanno accertando che si tratta di derivati del pomodoro provenienti verosimilmente dalla Cina, triangolate passando dall'area Schengen e arrivate a Brindisi, con le confezioni recanti "Country of origin - Italy" sulle etichette. Esprime soddisfazione Coldiretti Puglia per l'attività di vigilanza e controllo svolta presso gli spazi doganali del porto di Brindisi, con gli ispettori dell'Ispettorato Repressione Frodi di Puglia e Basilicata, il personale dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli, unitamente ai finanzieri del Gruppo Brindisi, impegnati nell'operazione che ha scoperto un semi-lavorato c.d. "passata di pomodoro" destinato a due imprese italiane note per la commercializzazione di prodotti ottenuti da materia prima di origine italiana.
Sono numerosi i blitz di Coldiretti nei porti di Bari e Salerno, sostenuti con l'azione di contrasto dell'ICQRF, di concerto con le altre forze dell'ordine, per difendere il made in Italy dall'invasione di prodotti stranieri, con gli agricoltori di Coldiretti che, una volta saliti sui gommoni, avvicinano le navi al grido di "No fake in Italy", per rilanciare sempre la richiesta della revisione del criterio dell'ultima trasformazione del Codice doganale sull'origine dei cibi, quello che oggi permette il furto d'identità dei nostri prodotti Made in Italy.
Le esportazioni cinesi di concentrato di pomodoro verso l'Italia sono crollate quest'anno dopo il clamore suscitato dalle accuse di utilizzo di lavoro forzato nello Xinjiang e dalle lamentele su etichette d'origine fuorvianti da parte di alcune aziende italiane. Secondo il Financial Times, una delle più autorevoli testate economiche internazionali, il merito di questo risultato va attribuito proprio a Coldiretti, che "ha guidato una campagna di grande rilevanza contro l'afflusso di concentrato cinese venduto a meno della metà del costo dei prodotti ottenuti dai coltivatori italiani". Anche il Corriere della Sera riconosce il lavoro di Coldiretti: presidi, mobilitazioni nei porti, controlli alle frontiere e un'azione costante di denuncia contro l'arrivo delle schifezze di pomodoro dalla Cina.
La Puglia che è il principale polo della salsa Made in Italy nel Mezzogiorno con quasi 18mila ettari concentrati per l'84% proprio a Foggia, che è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 20 milioni di quintali ed una P.L.V. di quasi 180.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d'Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita. In tutto ciò si inserisce il fenomeno dell'import di derivati del pomodoro dalla Cina che interessa ormai tutta l'Europa. Per tutelare le imprese agricole italiane già colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici occorre garantire una piena valorizzazione del prodotto nazionale attraverso le leve della distintività, del legame con il territorio, della qualità. Ciò sarà possibile solo attraverso un sistema di etichettatura di origine obbligatorio a livello Ue e la garanzia del principio di reciprocità delle regole sanitarie e sociali, a tutela di imprese e consumatori.
Sono numerosi i blitz di Coldiretti nei porti di Bari e Salerno, sostenuti con l'azione di contrasto dell'ICQRF, di concerto con le altre forze dell'ordine, per difendere il made in Italy dall'invasione di prodotti stranieri, con gli agricoltori di Coldiretti che, una volta saliti sui gommoni, avvicinano le navi al grido di "No fake in Italy", per rilanciare sempre la richiesta della revisione del criterio dell'ultima trasformazione del Codice doganale sull'origine dei cibi, quello che oggi permette il furto d'identità dei nostri prodotti Made in Italy.
Le esportazioni cinesi di concentrato di pomodoro verso l'Italia sono crollate quest'anno dopo il clamore suscitato dalle accuse di utilizzo di lavoro forzato nello Xinjiang e dalle lamentele su etichette d'origine fuorvianti da parte di alcune aziende italiane. Secondo il Financial Times, una delle più autorevoli testate economiche internazionali, il merito di questo risultato va attribuito proprio a Coldiretti, che "ha guidato una campagna di grande rilevanza contro l'afflusso di concentrato cinese venduto a meno della metà del costo dei prodotti ottenuti dai coltivatori italiani". Anche il Corriere della Sera riconosce il lavoro di Coldiretti: presidi, mobilitazioni nei porti, controlli alle frontiere e un'azione costante di denuncia contro l'arrivo delle schifezze di pomodoro dalla Cina.
La Puglia che è il principale polo della salsa Made in Italy nel Mezzogiorno con quasi 18mila ettari concentrati per l'84% proprio a Foggia, che è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 20 milioni di quintali ed una P.L.V. di quasi 180.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d'Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita. In tutto ciò si inserisce il fenomeno dell'import di derivati del pomodoro dalla Cina che interessa ormai tutta l'Europa. Per tutelare le imprese agricole italiane già colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici occorre garantire una piena valorizzazione del prodotto nazionale attraverso le leve della distintività, del legame con il territorio, della qualità. Ciò sarà possibile solo attraverso un sistema di etichettatura di origine obbligatorio a livello Ue e la garanzia del principio di reciprocità delle regole sanitarie e sociali, a tutela di imprese e consumatori.


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