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Depurazione, nella Bat non conformi 7 impianti su 10

Dossier Legambiente: l’83% dei nostri impianti presenta criticità nei reflui in ingresso. Anche nei dintorni è un disastro a partire da Corato, Ruvo e Molfetta


Oggi in Puglia il servizio di depurazione copre il 77% del fabbisogno totale, con una potenzialità di 4,8 milioni di abitanti equivalenti su un carico totale generato di 6,2 milioni, come riportano i dati forniti dal servizio di tutela delle acque della Regione e contenuti nel piano di tutela delle acque.

I controlli dell'Acquedotto pugliese, l'ente gestore di 185 impianti (praticamente tutti) sul territorio regionale, indicano come dei 7.137 campionamenti eseguiti sempre nel 2012, in ingresso e in uscita dagli impianti, il 12% risulta non conforme. La causa di queste anomalie spesso è attribuibile anche all'ingresso negli impianti di reflui particolari (scarti dell'industria casearia o olearia, industriali o un apporto eccessivo di acque di pioggia spesso legate alla incapacità dei tessuti urbani di drenare l'acqua). Un problema che riguarda il 39% degli impianti a livello regionale secondo i dati a disposizione dell'Acquedotto pugliese, ma che in alcune regioni arriva ad oltre l'80%, come nel caso dei depuratori della Bat.

In relazione agli impianti di depurazione in Puglia gestita dall'Acquedotto pugliese, di questi, il 55% scarica in corpi idrici non significativi, ovvero in corsi d'acqua, torrenti o lame minori che rimangono in secca per più di 120 giorni all'anno, mentre il 7% scarica nei fiumi principali che hanno una portata maggiore e più costante nel tempo. Il 14% scarica invece direttamente in mare. Il restante 24% scarica nel suolo (32 impianti, di cui più della metà nella provincia di Lecce) o nel sottosuolo, ovvero in falda. Sono 13 gli impianti che scaricano direttamente in falda nonostante la legge nazionale lo vieti esplicitamente ma per cui la Puglia può godere di una speciale deroga. Questi sono dislocati nelle province di Bari, Brindisi, Taranto (3 in ciascuna provincia) e Lecce (4 impianti).

La situazione più grave si riscontra nella provincia Barletta Andria Trani, dove su 10 impianti controllati 7 risultano non conformi per almeno un parametro. Tra questi anche impianti di grossa taglia come Andria 1 (130mila abitanti equivalenti), Barletta (92mila) e Trani (53mila). Segue la provincia di Brindisi con 7 depuratori non conformi sui 16 controllati e quella di Foggia con 24 su 59. In questo caso si tratta per lo più di impianti di piccola taglia anche se sono compresi i principali depuratori della zona, tra cui Foggia 1 (187mila abitanti equivalenti), Cerignola 1 (87mila), San Severo (88mila) e Manfredonia (77mila). In Provincia di Bari sui 25 depuratori controllati dall'Arpa sono 8 ad essere non conformi per almeno un parametro, tra cui quelli principali come Bari ovest (242mila abitanti equivalenti), Molfetta (81mila abitanti equivalenti), Ruvo di Puglia (71mila abitanti equivalenti) e Corato (45mila equivalenti). Migliore è la situazione a Lecce, dove su 39 impianti controllati solo 3 non hanno rispettato i limiti previsti dal piano di tutela delle acque regionale, e Taranto, con 3 impianti su 22. Tra questi spicca l'impianto di Manduria vecchio con una potenza di 79mila abitanti equivalenti, le cui criticità sono note da tempo.

Tra i fattori che possono mandare in tilt il servizio di depurazione ci sono gli scarichi abusivi di provenienza industriale, arrivi impropri di acque meteoriche, soprattutto per mancanza di specifici sistemi di drenaggio urbano, o reflui di natura produttiva, con particolare riguardo ad acque di produzione olearia (acque di vegetazione) ed acque di natura lattiero-casearia che provocano diversi problemi agli impianti. L'Acquedotto pugliese stima che le irregolarità nel refluo in ingresso riguardano il 39% del totale degli impianti. La Provincia in cui si riscontra maggiormente il problema è quella di Barletta Andria Trani, con l'83% degli impianti che ha presentato criticità nei reflui in ingresso, seguita da quella di Taranto con il 73%. Nelle Province di Bari, Brindisi e Lecce gli impianti che ricevono reflui, che mettono a rischio il funzionamento del depuratore, sono circa il 40% del totale, e in quella di Foggia solo il 21%.

Vi sono poi 5 scarichi in mare potenzialmente fuori norma: Bari Ovest per la presenza di scarichi industriali, Bisceglie per la presenza di olii esausti, Trani per la portata superiore a quella progettuale, Vieste per la presenza di acque di fosse settiche e Trinitapoli per la presenza di acque di caseificio.
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