Bartolomeo I
Bartolomeo I
Religioni

Comunione ecclesiale tra Oriente e Occidente sui sentieri di S.Sabino

Bartolomeo I alla Tomba di S. Nicola

La visita del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I a Bari e alla Basilica di San Nicola è stata un evento storico. E' la prima volta infatti che un patriarca di Costantinopoli viene a pregare sulla tomba di San Nicola. E' vero che già nel 1979 egli era venuto come metropolita di Filadelfia, ma la visita nel ruolo di patriarca è un fatto unico nella storia. Naturalmente non è stato un viaggio facile, sia perché molti nella Chiesa greca lo criticano per la sua passione per l'unità della Chiesa, sia perché i greci (a differenza degli slavi) non amano parlare di San Nicola di Bari, convinti che le reliquie furono sottratte a loro e non ai turchi. La visita di Bartolomeo I è dunque un fatto di rilevanza storica.

Il patriarca Bartolomeo
Bartolomeo I, al secolo Demetrios Archondonis, nacque nel 1940 nell'isola di Imvros/Gokceada. Dopo le scuole inferiori ad Istanbul, frequentò il liceo"Zografeion", passando nel 1961 alla scuola teologica di Halki sull'isola di Chejbeliada, ove fu ordinato diacono. Dovette interrompere gli studi allorché, tra il 1961 ed il 1963, fu chiamato per il servizio militare nell'esercito turco. Al termine ottenne dal governo turco di poter andare a studiare a Roma, iscrivendosi ai corsi dell'Istituto Pontificio Orientale, ove ebbe come compagno di studi il padre domenicano Salvatore Manna, di lì a poco anima dell'ecumenismo barese. Qui si laureò con una dissertazione in Diritto Canonico. Prima di rientrare in Turchia ebbe modo di frequentare altri corsi sia in Svizzera che in Germania (a Monaco), e per qualche tempo fu lettore alla Gregoriana di Roma. Rientrava così ad Istanbul con un ricco bagaglio culturale e la conoscenza di diverse lingue (greco, turco, latino, italiano, francese, inglese e tedesco). Nel 1968 lavorò nella scuola di Halki, e l'anno dopo il patriarca Atenagora I lo ordinava sacerdote. Nel 1972 il successore di Atenagora, Dimitrios, lo chiamava a capo della cancelleria patriarcale. Il 23 gennaio 2007 intervenne all'Assemblea del Consiglio d'Europa a Strasburgo. Oltre al tema solito della salvaguardia dell'ambiente, si pronunciò a favore dell'entrata della Turchia nell'Unione Europea. Al contempo però approfittò per accennare ai problemi ancora irrisolti nei rapporti fra la Chiesa Ortodossa e il governo turco, primo fra tutti il non riconoscimento da parte della Turchia del suo titolo di "Patriarca Ecumenico". Si augurava anche che il governo turco prendesse in considerazione la riapertura della scuola teologica di Halki e la restituzione alla Chiesa delle proprietà del Patriarcato.

Visita alla Basilica di San Nicola (5 e 6 dicembre 2016)
Il patriarca è giunto alle ore 10,30 del 5 dicembre 2016 sul sagrato della splendida basilica nicolaiana. Entrando in Chiesa, mentre molti gli si avvicinavano per salutarlo, egli si è diretto in cripta a venerare le reliquie di San Nicola. Risalito nella Basilica superiore si è assiso sul trono dorato riservato alle personalità di altissimo rango, come accadde per la venuta di papa Giovanni Paolo II nel 1984, mentre l'arcivescovo di Bari e i tanti vescovi presenti sedevano su seggi alquanto più in basso. Al termine dei saluti delle autorità locali e della presentazione dell'arcivescovo di Bari, che è anche gran cancelliere della Facoltà Teologica Pugliese, il patriarca Bartolomeo, ha lasciato il trono e si è avvicinato al microfono per la "lectio magistralis". Dopo i soliti convenevoli di rito e l'omaggio alle reliquie di San Nicola, sin dalle prime parole si è percepita l'energia carismatica che lo anima: "Siamo molto commossi e grati per aver voluto attribuire al Patriarca Ecumenico, l'importante riconoscimento del Premio Ecumenico "San Nicola". Lo accogliamo da una parte come un dono di Dio non solo per la nostra Modestia, ma come un riconoscimento alla Santa e Grande Chiesa martire di Cristo, il Patriarcato Ecumenico, Primo Trono della Chiesa Ortodossa, che presiede nella carità e nella diaconia all'unità, la sinfonia delle Sante Chiese Ortodosse Autocefali Locali. E dall'altra parte, lo accogliamo come segno profetico dell'unità di tutte le Sante Chiese di Dio, il cui cammino teologico tra le nostre Chiese e l'amore, il rispetto e la collaborazione sono uno dei tratti fondamentali. Non possiamo così dimenticare in questo solenne momento il fraterno amore e la stima che legano la nostra Modestia, vescovo della Nuova Roma, al Santissimo Fratello Vescovo della Chiesa della Antica Roma, Papa Francesco, a cui inviamo il nostro saluto ed il Bacio di Pace.
Con una simile partenza di fuoco (riconoscimento della presenza a Bari delle reliquie di San Nicola, il Patriarcato ecumenico come "chiesa martire", che presiede nella "diaconia" dell'unità fra le chiese autocefale) il tema centrale della lectio è divenuto quasi "accademico".

Al termine il patriarca ha ricevuto il premio ecumenico, vale a dire la copia argentea della navicella che arde presso la tomba di san Nicola. Nel 1984 fu accesa contemporaneamente dal papa Giovanni Paolo II e dal rappresentante del patriarcato di Costantinopoli, Chrysostomos Konstantinidis, a significare l'unica fede che si alimenta con la tradizione orientale e occidentale. Infatti la fiamma è unica, ma alimentata da due fonti di olio. Nel pomeriggio si è svolta la cerimonia dell'affidamento alla comunità greco-ortodossa della chiesa del Sacro Cuore nel centrale Corso Cavour. L'arcivescovo di Bari, infatti, su iniziativa del metropolita d'Italia Gennadios Zervos, ha concesso questa chiesa che può divenire non solo il luogo delle celebrazioni liturgiche, ma anche il luogo d'incontro della numerosa comunità greca di Bari e dintorni.
Il 6 dicembre ha presenziato alle principali manifestazioni in Basilica e soprattutto alla messa celebrata alle 18,30 dall'arcivescovo di Bari Mons. Francesco Cacucci. La grande novità del suo discorso in Basilica è stata l'affermazione secondo la quale è stata la provvidenza divina a permettere che i marinai baresi portassero Nicola in questa città, dove tutti i cristiani possono venire e vengono a venerarlo. In altre parole il patriarca, prendendo le distanze da tutta la tradizione greca del "furto ai loro danni" o addirittura dei dubbi sulla presenza a Bari, ha affermato la provvidenzialità dell'evento della traslazione:" Siamo giunti anche noi come pellegrini presso la tomba di questo grande Santo, per invocare la sua intercessione, la sua preghiera ed il suo sostegno nel nostro servizio patriarcale, per ringraziare Dio con Lui, per i nostri già 25 anni di servizio all'unità della Chiesa sul Trono di Sant'Andrea, ma anche per essere forti testimoni della necessità dell'incontro dei Discepoli di Cristo, affinché il mondo creda, e noi possiamo in un giorno non lontano spezzare insieme il Pane di Vita e bere al Calice della Salvezza." In poche ispirate parole il patriarca di Costantinopoli ha detto di San Nicola tante cose meravigliose. La prima affermazione, che san Nicola è il santo più venerato dopo la Madonna, è un dato abbastanza pacifico nel mondo ortodosso. Ma che il "sacro furto" dei baresi fosse definito un evento voluto dalla divina provvidenza fino ad oggi l'avevano detto soltanto i russi e altri slavi. Commovente è stata la conclusione. Egli è venuto pellegrino alla tomba del Santo (un'affermazione che ha diradato la nebbia del pretesto ufficiale del viaggio, cioè l'affidamento della chiesa del Sacro Cuore alla comunità greca di Bari); egli pone il suo servizio patriarcale sotto la protezione di san Nicola. Infine, prega il Santo affinché i cristiani diano testimonianza della loro fede al mondo e "noi possiamo un giorno non lontano spezzare insieme il Pane di Vita e bere il Calice della Salvezza". Quella di Bartolomeo è suonata così come la proclamazione ufficiale ed autorevole di Nicola come Santo dell'unità dei cristiani e patrono dell'ecumenismo. Al termine, la preghiera della delegazione patriarcale presso la tomba di San Nicola è apparsa come il sigillo sacramentale ai sentimenti espressi così vividamente dal patriarca. Egli ha parlato a più riprese dell'esperienza di comunione e accoglienza della terra di Puglia, riferendosi ovviamente all'epoca medioevale quando la regione era formata da due grandi metropoli, quella latina di Canosa e quella greca di Otranto. Questa atmosfera di unità cristiana nella terra di Puglia fa volare il pensiero a San Sabino di Canosa che, per cementare questa comunione interecclesiale, fu inviato dal papa nella Costantinopoli dell'imperatore Giustiniano. Certo, la situazione era diversa, ma non troppo, solo nelle circostanze. Come oggi non siamo ancora arrivati a bere allo stesso calice, anche allora le tensioni erano tutt'altro che superficiali: l'Italia era ariana, Bisanzio in preda al monofisismo. Il compito di Sabino era molto delicato e quasi impossibile da assolvere. Eppure, riuscì a mantenere una comunione usando la fermezza dottrinale insieme all'accoglienza umana. Possa egli benedire dall'alto la missione che si è data il patriarca Bartolomeo di lavorare alla comunione ecclesiale fra Oriente e Occidente.
Con cordiali saluti alla Comunità della Cattedrale di San Sabino di Canosa,
Padre Gerardo Cioffari- Basilica di San Nicola – BARI

Mons. Felice Bacco ricambia i fraterni saluti, nella continuità dell'incontro in diretta negli anni scorsi con Padre Gerardo Cioffari, nell'intervista di Leonardo Zellino a Buongiorno Regione della RAI Regionale, sul legame tra San Nicola e San Sabino.
Il Patriarca di Costantinopoli,Bartolomeo I a BariIl Patriarca di Costantinopoli,Bartolomeo I a BariPadre Gerardo Cioffari
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