Foggia Libera
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Cronaca

Siamo qui per disinnescare la miccia della paura

Oltre 20mila persone a Foggia per la mobilitazione promossa da Libera

Un lungo serpentone umano, oltre 20mila persone, di mani intrecciate, di sorrisi, di ricordi che rivivono nei racconti, sete di verità e giustizia che non si placa ma si rinnova nella passeggiata per le strade di Foggia. Grande partecipazione di Foggia, della Puglia, della Comunità Italia alla mobilitazione #foggialiberafoggia promossa da Libera per rispondere alla violenza mafiosa dopo l'escalation registrata in questi primi giorni del 2020. Un susseguirsi di eventi che hanno colpito la città foggiana: il primo gennaio l'incendio dei bar 'Veronik' e 'New Generation Cafe, il 2 gennaio l'omicidio di Roberto D'Angelo, il giorno seguente la bomba sotto l'auto del manager della sanità, Cristian Vigilante, e infine, il 7 gennaio, l'incendio alla macelleria Chiappinelli. Scolaresche accompagnate da docenti, magistrati familiari di vittime innocenti delle mafie sacerdoti, vescovi, commercianti, rappresentanti di associazioni , sindacalisti, politici: c'erano proprio tutti a seguire il corteo che si è snodato per le vie della città . "Hanno scelto di essere al nostro fianco- ha commentato Daniela Marcone, foggiana vicepresidente nazionale di Libera - per far sentire con forza il nostro 'no' alla violenza criminale mafiosa, per non lasciare sole le vittime di questa violenza, per non lasciare soli i rappresentati dello Stato, le forze dell'ordine, la magistratura impegnati quotidianamente in operazioni importanti ed efficaci, per valorizzare il lavoro di resistenza delle tante realtà di questo territorio che provano a costruire percorsi di bellezza e di cambiamento. Un 'esplosione di umanità in risposte alle bombe. Un grazie sentito a ciascuno di voi!" Dal palco Luigi Ciotti ha dichiarato"Siamo qui per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione. Siamo qui per fare emergente i tanti valori della nostra terra affinchè ci sia un passaggio, un cambiamento. E' importante che ci sia continuità. Noi non possiamo lasciare solo sulle spalle della magistratura e delle forze di polizia perchè c' è una responsabilità di noi cittadini. Guai se non fosse cosi', guai se viene meno questo. Sono 165 anni che parliamo di mafia. Aveva ragione Giovanni Falcone quando diceva che era una lotta di civiltà e legalità.Tutti devono metterci la faccia - ha concluso il fondatore di Libera - polizia e magistratura non bastano. Serve tutta la società. Oggi non c'è regione d'Italia esente dalla mafia, ma qui c'è tanta gente in piazza che manifesta. Siate orgogliosi di essere pugliesi e foggiani"

"Oggi siamo tutti foggiani. E vogliamo ricordare a questi mafiosi che hanno contro tutti noi, uno per uno, tutti i pugliesi e tutti gli italiani. E che loro non potranno che finire in galera".
Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano da Foggia dove ha preso parte al fianco di Don Ciotti alla manifestazione antimafia promossa da Libera con migliaia di partecipanti. Hanno risposto all'appello a partecipare anche molti sindaci venuti da tutta la Puglia per dire no alla mafia. "L'attacco - ha spiegato Emiliano - è stato durissimo a cittadini che hanno testimoniato contro i loro estorsori: hanno fatto saltare in aria l'auto, hanno ucciso delle persone, stanno cercando probabilmente di ricostruire un racket estorsivo per rimettere in piedi l'antica associazione criminale che già 30 anni fa a Foggia aveva messo a ferro e fuoco la città. Quindi un fatto di una gravità senza precedenti. Lo Stato sta reagendo con la magistratura, i carabinieri, la guardia di finanza, la polizia, ma questo non basta.Noi che ascoltiamo da anni don Luigi Ciotti sappiamo che la società civile deve essere al fianco della magistratura".

"Hanno una loro complessità le mafie foggiane - ha proseguito Emiliano - perché sono più d'una e legate alla pervicacia con la quale i loro promotori ritornano in attività o proseguono le loro attività in carcere, fanno proselitismo, con una specie di welfare mafioso che continua. Probabilmente sono in grado di assistere i loro associati mentre sono in carcere sostenendo le loro famiglie e le spese legali: è un'antica tradizione delle mafie pugliesi. E questo obbliga, man mano che si viene scarcerati, a raccogliere soldi come probabilmente sta accadendo in questi mesi, per sostenere chi è ancora in carcere. Questo processo passa dalle estorsioni alle imprese.La Puglia - ha concluso Emiliano - è la regione italiana che spende di più in antimafia sociale, abbiamo fatto bandi per Comuni, scuole, associazioni per oltre 13 milioni di euro. Serve educazione alla legalità ma serve soprattutto nei momenti di emergenza come oggi stare accanto a chi ha il coraggio di denunciare. La Regione Puglia si è costituita parte civile in tutti i processi che sono in corso però è evidente che manca ancora il coraggio a molti di denunciare. Bisogna stare vicino a chi denuncia, ma chi sa deve parlare, deve dire quello che sta accadendo, perché solo attraverso la collaborazione dei cittadini potremo evitare nuovamente fatti drammatici come quelli che sono accaduti in passato. Noi abbiamo perso Giovanni Panunzio, imprenditore edile coraggiosissimo, abbiamo perso Francesco Marcone, un dirigente della pubblica amministrazione che sono stati uccisi a Foggia anni fa e abbiamo perso i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, barbaramente uccisi a San Marco in Lamis. Noi non possiamo tornare a quell'epoca e dobbiamo mettercela tutta, tutti insieme per difendere Foggia".
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