Corsia Ospedale
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Amministrazioni ed Enti

Orario di lavoro operatori sanitari

Audizioni in III commissione sanità

Il limite di 48 ore settimanali per l'orario lavorativo negli ospedali pugliesi si riesce sostanzialmente a rispettare; criticità invece per quel che riguarda l'articolazione dei turni, tenendo conto del diritto a periodi minimi giornalieri di riposo di 11 ore, cui si sta cercando di ovviare soprattutto con il ricorso agli accorpamenti laddove possibile, all'estensione massima della guardia divisionale e di quella interdivisionale, con un'attenzione particolare per i servizi di Emergenza urgenza e di Pronto soccorso. E' questo il quadro che è emerso in Commissione Sanità, presieduta da Pino Romano (PD), che ha ospitato l'audizione dei direttori generali della aziende sanitarie (già alla prese con le carenze di organico conseguenti al blocco del turn over disposto a suo tempo dal Piano di rientro) e Giovanni Gorgoni, direttore generale del Dipartimento Salute della Regione. Quest'ultimo ha già provveduto a inviare una circolare applicativa della legge n. 161/2014 di attuazione della normativa comunitaria riguardante i tempi di lavoro del personale nelle aziende sanitarie, che sono state anche sollecitate a relazionarsi con le organizzazioni sindacali per stipulare accordi in ordine all'articolazione dei turni. Entro la prossima settimana verranno comunicati i riscontri, cui farà seguito un provvedimento regionale.
"La rete ospedaliera così com'è ora – ha precisato Gorgoni presenta una carenza di 900 medici. Con le deroghe deliberate nell'agosto 2014 sono state autorizzate 525 assunzioni. La legislazione vigente, tuttavia, ha introdotto l'obbligo del nullaosta da parte delle aziende di provenienza nella procedure di mobilità regionale e interegionale. Solo dopo il ricorso alla mobilità – ha aggiunto - è possibile espletare concorsi o attingere da graduatorie di altre amministrazioni pubbliche. Tutto questo ha portato a dei ritardi. Al momento la situazione è in via di sblocco per 300 unità con la definizione delle procedure di mobilità. Restano fuori 600 medici". In ultimo c'è da registrare il via libera del MEF per 51 milioni da destinare ad ulteriori assunzioni. "Se si riuscisse ad avere l'autorizzazione formale del MEF – ha precisato il direttore generale – prima della fine dell'anno, si potrebbe avere lo sblocco per 528-530 medici".

In materia di organici, peraltro, la Puglia deve fare i conti con la situazione del personale del SSR su cui è stato operato il taglio dell'1,4%, in base a quanto previsto dalle varie leggi finanziarie che si sono succedute negli ultimi anni. La Puglia risultava svantaggiata rispetto ad altre regioni. Da questi standard sono state calcolate le deroghe attuali al blocco delle assunzioni. Il Direttore Gorgoni ha fatto anche riferimento all'applicazione del D.M. 70 del 2 aprile 2015 (Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera) che riguarda tutte le Regioni e va a sovrapporsi alla legge 161. Il DM prevede nuovi standard ospedalieri, indicando criteri e indici soglia. In particolare indicatori di volume, di trasferimento ricovero e di esito di salute. I posti letto in Puglia passeranno dagli attuali 13.796 pubblici e privati accreditati a 14.703, con una riduzione dei p.l. per acuti e un incremento di quelli per la riabilitazione post acuzie e di lungodegenza. "Il DM – ha precisato Gorgoni è un'opportunità, un'occasione. C'è qualche struttura pugliese che è solo uno stipendificio, tenendo conto che il 55% dei ricoveri avviene in 10 ospedali. Di fatto i cittadini hanno già scelto". Il DG ha anche anticipato un imminente provvedimento della Giunta regionale sulla centrale unica degli acquisti che partirà nel 2016 e sarà gestita da InnovaPuglia o da un'azienda sanitaria capofila, con 14 categorie merceologiche e 5 di servizi. Il risparmio previsto è di 1 miliardo l'anno. Infine un riferimento allo studio in corso dell'Istituto Superiore Sant'Anna di Pisa (di cui si avvalgono anche altre 14 regioni), sulla performance degli ospedali pugliesi : 200 indicatori di cui 41 della griglia ministeriale dei LEA e altri sulla programmazione e sulla valutazione dell'operato dei direttori generali, sul clima organizzativo e sul grado di soddisfazione dell'utenza. I dati presi in considerazione sono quelli 2013-2014. La relazione del direttore generale del Dipartimento Salute Giovanni Gorgoni e quella dei D.G. delle aziende sanitarie hanno necessariamente innescato un lungo e proficuo confronto con i consiglieri regionali, sia sul tema oggetto dell'audizione, ma molto più in generale anche sulle singole problematiche territoriali legate alla sanità e su specifiche situazioni.

Dopo le audizioni di oggi del direttore del dipartimento Sanità, Giovanni Gorgoni, e dei direttori generali delle Asl pugliesi, il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo ha dichiarato: "Ho chiesto, assieme al collega Caroppo, l'audizione che si è tenuta oggi in Commissione Sanità per avere contezza delle conseguenze che derivano dall'entrata in vigore della direttiva europea sui turni dei medici. Si può ritenere che sia un'opportunità per spronare la Giunta pugliese a varare un piano di riorganizzazione serio della rete di assistenza su tutto il territorio regionale. Ad oggi – prosegue - la Puglia ha un deficit di personale medico pari a 900 unità. Un dato da considerare al netto delle deroghe governative già concesse, ma non di quella che il Mef ha autorizzato, ancora in via informale alla Puglia, pari a 51 milioni di euro. Una somma che consentirebbe l'assunzione di circa 500 medici. Ma c'è anche il gap del personale infermieristico che va considerato, in aggiunta a quello medico. Da ciò si deduce che le deroghe concesse dal governo nazionale non siano sufficienti a soddisfare il fabbisogno di personale richiesto oggi dal nostro sistema sanitario. È evidente, quindi, che la riorganizzazione sia un passo necessario e improrogabile. Riorganizzazione che avverrebbe seguendo quanto prescritto dal decreto ministeriale 70/2015, che stabilisce i criteri per il riordino in base agli indici valutativi delle strutture ospedaliere. Tra questi ultimi, il numero di prestazioni effettuate, partendo dall'assioma che un ospedale con un numero ridotto di prestazioni erogate si possa considerare pericoloso (per scarsa esperienza maturata dal personale). Anche gli esiti di salute, ovvero il tasso di mortalità, rappresenteranno un indice da applicare. La nuova riorganizzazione, stando a quanto riferito oggi da Gorgoni, dovrebbe portare ad un aumento di posti letto tra pubblico e privato in Regione: dagli attuali 13.796 a 14.703 posti letto. È per questo che, sul fronte della modernizzazione della rete e se compiuto mettendo al centro il paziente e i suoi bisogni, il riordino può rappresentare un'opportunità per accrescere l'efficienza e la qualità del servizio. Un neo è, però, certamente quello legato ai ritardi sulla centrale unica per gli acquisti, promessa dalla scorsa legislatura e che consentirebbe, prima di paventare chiusure di ospedali e accorpamenti, l'ottimizzazione della spesa ed un cospicuo contenimento dei costi. Gorgoni ha dichiarato oggi che a breve dovrebbe passare in Giunta una delibera per l'acquisto , mediante la centrale unica gestita da InnovaPuglia, di 14 categorie merceologiche per un valore attuale di 1 miliardo di euro. Infine, ho chiesto se la Regione avesse fotografato la mappa dei pensionamenti dei medici, per avere un quadro preciso delle eventuali ed ulteriori sofferenze negli organici.Su questo – conclude Marmo - Gorgoni ha ammesso che non si sia ancora provveduto. E, dunque, ci toccherà chiedere un'altra audizione per compiere tutte le verifiche"
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