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Amministrazioni ed Enti

La tutela del risparmio nelle Banche di Credito Cooperativo

L'intervento di Vincenzo Princigalli

La vicenda della Banca Etruria, istituto nato nel 1882 e dilaniato da finanziamenti e acquisti dissennati che ha sollevato ancora una volta in tutta la sua drammaticità il tema della tutela del consumatore e della cinica, e per certi versi criminale, vendita di prodotti finanziari ad alto rischio ad ignari piccoli risparmiatori, è emblematica. Da un lato:
- 13 ricchi ex amministratori e 5 ex sindaci di Banca Etruria che non restituiranno mai i 185 milioni che si sono auto-concessi con 198 posizioni di fido finiti in " sofferenza" e in "incaglio" né restituiranno i 14 milioni riscossi di gettoni negli ultimi cinque anni;
- un sindaco aretino costretto a difendere "per contratto" l'icona bancaria cittadina, 186 sportelli e1.800 dipendenti, con un modello fondato su un groviglio di interessi intrecciati tra loro;
- gli azionisti per lo più fondazioni bancarie i quali, quando gli amministratori delegati prestavano vagonate di milioni di euro ad amici e amici degli amici, senza alcuna garanzia e senza alcuna seria valutazione di merito creditizio pensavano solo a poltrone e potere.

I Governi e la Banca D'Italia con i loro ritardi, errori, insufficienze e tardivi interventie dall'altro ignari clienti incentivati ad investire in obbligazioni subordinate ad alto rischio i risparmi di una vita. Nel Paese è mancata,e tuttora manca, una strategia per risanare e salvare il sistema bancario, come invece è avvenuto in Germania e Spagna e in tanti paesi europei con interventi di centinaia di miliardi. Si motivò questa scelta dicendo che gli aiuti alle banche avrebbero avuto conseguenze negative sul debito. Ma in realtà la stretta creditizia ha contribuito alla recessione e quindi alla crescita del debito sul Pil. L'assenza di iniziativa da parte dei governi passati ha determinato che le banche entrassero in sofferenza e limitassero il credito alle famiglie e alle imprese riducendo in questo modo investimenti e occupazione. Il risultato è che ci sono banche che sono fallite e altre vicine al collasso con conseguente rischio per gli obbligazionisti e i risparmiatori. Di fronte ad un sistema bancario italiano in affanno con 350 miliardi di crediti deteriorati si risponde con il solito populismo e con sterili invettive. In realtà è accaduto che siamo passati dal bail-out – salvataggio a carico dello Stato e del contribuente al bail-in – salvataggio a carico degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, e dal 1° gennaio in poi, è previsto il coinvolgimento anche degli obbligazionisti senior e dei depositanti (sopra i 100 mila euro per singola banca; fino a 100 mila euro c'è la tutela del Fondo interbancario di Garanzia dei Depositi).

Sull'argomento va chiarito che non è in discussione il ruolo e la solidità delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (BCC) sol per il fatto di essere banche del territorio e di piccole dimensioni. Notizie che in questi giorni vanno diffondendosi sugli organi di stampa, in taluni casi senza adeguato e necessario riscontro, sono difatti in grado di ingenerare nell'opinione pubblica la convinzione che sussista un nesso di causalità tra quanto avvenuto nelle 4 banche (di cui nessuna BCC) oggetto del Decreto 183, e le banche locali che - come noto - sono oggi rappresentate in gran parte dalle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. Federcasse in proposito ha ricordato i particolari indicatori patrimoniali delle BCC e Casse Rurali, che hanno un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell'1,3 per cento nell'ultimo anno). Il CET 1 ratio ed il TCR medi delle BCC sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7 per cento in raffronto al 12,1 ed al 14,8 del resto dell'industria bancaria italiana (si consideri che Banca Etruria ha un Tier 1 sceso al 5,9%).

I consiglieri di amministrazione delle BCC sono sottoposti a stringenti controlli dell'Organo di Vigilanza, si sobbarcano rischi crescenti e molto spesso ricevono un modestissimo gettone di presenza per le riunioni esponendosi a sanzioni non certo proporzionate a quanto percepiscono ed assumono direttori che ricevono, come chiunque svolge un lavoro nel mondo delle imprese, stipendi coerenti con le logiche di mercato.Ogni singola BCC, come la nostra Banca di Credito Cooperativo di Canosa Loconia (con un TIER CET 1 RATIO del 14,58 % - a fronte dello standard Basilea 3 pari al 10,50% e della media del sistema bancario nazionale pari al 12%) è inserita in un sistema che ha consentito, quando necessario, di risolvere al proprio interno e senza alcun contributo pubblico le situazioni di criticità. Gli strumenti di categoria che il Credito Cooperativo si è dato negli anni (Fondo di Garanzia dei Depositanti, Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, Fondo di Garanzia Istituzionale) hanno permesso ai clienti (anche possessori di titoli subordinati) di non subire alcun danno patrimoniale.

Un cliente di BCC che possiede obbligazioni ordinarie emesse dalla stessa Banca e garantite dal Fondo di garanzia degli Obbligazionisti, può contare su una garanzia fino a 100 mila euro aggiuntiva a quella di pari importo riconosciuta per legge ai depositanti. Sicchè tutto sommato l'introduzione del bail-in va considerata positivamente a condizione che vi sia la massima trasparenza da parte delle Banche, una base sociale onesta e lungimirante ed una maggiore attenzione del cliente nella scelta di banche solide e ben patrimonializzate.

Vincenzo Princigalli Socio della BCC di Canosa e già Consigliere di Amministrazione della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo di Puglia e Basilicata
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