
Storia
Centenario di Aldo Moro.
Seduta straordinaria del Consiglio Regionale
Puglia - giovedì 22 settembre 2016
19.41
L'aula del Consiglio regionale ha ospitato il primo appuntamento delle celebrazioni per ricordare la figura dello statista pugliese Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) in occasione del centenario della nascita. La molteplicità degli aspetti della sua personalità è emersa dal dibattito introdotto dal presidente del Consiglio Mario Loizzo. "L'uomo delle convergenze parallele parlava con grande chiarezza senza demagogia, aveva intuito quanto la Dc fosse un partito complesso, composito che doveva stare al centro del sistema ed in tal senso voleva gestire in modo progressista un partito ambivalente e per questo interloquiva con le correnti della sinistra interna", ha dichiarato Loizzo. Il suo progetto politico, strategico in quegli anni, si interruppe con la sua tragica fine. E con essa muore l'ambizione di coinvolgere il Partito comunista nel governo del Paese, in modo da favorire il processo di revisione ideologica e politica. Questa fase cruciale della vita non solo politica di Aldo Moro è stata messa a fuoco dal professor Beppe Vacca. "Aveva di fronte Togliatti - ha detto Vacca - che favorisce l'evoluzione del quadro politico italiano, pur sapendo che la prospettiva del Governo resterà preclusa al suo partito. Il confronto con il Partito Comunista è, quindi, impostato da Moro in chiave di lotta per l'egemonia, la quale non esclude, anzi intende favorire l'evoluzione dell'avversario.Moro - ha continuato il professor Vacca - affidò la sua strategia politica alla capacità di dimostrare che la Democrazia Cristiana non era il partito di fiducia della borghesia, secondo l'insidiosa definizione di Palmiro Togliatti, ma un grande partito popolare e nazionale. Questa qualificazione evoca l'esperienza dell'antifascismo". Giuseppe De Tomaso, direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, ha ricordato di Moro e le sue "illuminanti" lezioni di Filosofia del diritto: "aveva idea di quella che era la sua prospettiva politica e aveva un obiettivo e soprattutto un pensiero politico coerente, ben circostanziato su ogni tema".
Andrea Caroppo, capogruppo Forza Italia, ha sottolineato la lungimiranza dello statista pugliese nel prefigurare con anni di anticipo i futuri scenari politici. Salvatore Negro, a nome de 'I popolari' ha rimarcato l'importanza dell'esempio di Aldo nel considerare la politica mai piegata alle esigenze del momento. "Aldo Moro ed Enrico Berlinguer si parlavano - ha detto Mino Borraccino intervenendo per 'Noi a sinistra' - con la sua morte la collaborazione fra le due grandi forze democratiche del nostro Paese, si interruppe". Giannicola De Leonardis, capogruppo di Area popolare, ha ricordato come una sua celebre affermazione "C'è tanto da fare", abbia costituito un vero e proprio insegnamento politico. "Il pensiero di Moro è stato capace di cogliere, con grande anticipo, tempi nuovi, di indagare le trasformazioni di una società che si avviava a diventare sempre più complessa e quindi più difficile da leggere con le categorie e i parametri precedenti" ha detto Michele Mazzarano, capogruppo del PD. "La materia del suo insegnamento, il diritto penale - ha sostenuto Paolo Pellegrino, capogruppo La Puglia con Emiliano - ne faceva un garantista, anticipando un declino etico del Paese ed il trasferimento dei processi dai tribunali nelle piazze mediatiche".
"La commemorazione di Aldo Moro - ha sottolineato Antonio Trevisi capogruppo del Movimento 5 stelle - coincide con un momento in cui il dibattito sulla Costituzione torna ad essere centrale ed in questo ambito emerge il suo sforzo teso a valorizzare una società ispirata ai princìpi di eguaglianza e solidarietà". "Moro è stato l'uomo del non appagamento - ha detto Sabino Zinni, presidente del gruppo 'Emiliano sindaco di Puglia' - sempre equilibri più avanzati, sempre conquiste maggiori, sempre possibilità ulteriori, sempre non chiusura, ma apertura al nuovo". Per il capogruppo dei Conservatori e riformisti, Ignazio Zullo "gli anni Settanta sono stati anche gli anni dei carnefici e delle vittime. La riabilitazione dei primi ha portato ad eseguire l'esecuzione di Moro tante e tante altre volte. Anche noi possiamo considerarsi vittime perché privati della fervida attività politica del grande statista pugliese".
"Per Moro il senso della vita era la centralità della persona. Tutto quello che era attorno come l'economia, il diritto, la tutela dell'ambiente, era per la felicità della persona", ha concluso il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. "Moro sapeva che la storia non si giudica in un istante. Tentò di costruire una società nella quale anche chi non aveva mezzi, ma disponeva di un'idea o voglia di intraprendere potesse ottenere il risultato.Era un fuoriclasse, talmente bravo che dopo il fascismo, giovanissimo, contribuì a scrivere la Costituzione, certamente non con l'attuale approssimazione, ma chiamando il meglio dell'Italia antifascista e Moro si ritagliò una autorevolezza riconosciuta non solo in ambito universitario ma da tutti i padri costituenti"
Andrea Caroppo, capogruppo Forza Italia, ha sottolineato la lungimiranza dello statista pugliese nel prefigurare con anni di anticipo i futuri scenari politici. Salvatore Negro, a nome de 'I popolari' ha rimarcato l'importanza dell'esempio di Aldo nel considerare la politica mai piegata alle esigenze del momento. "Aldo Moro ed Enrico Berlinguer si parlavano - ha detto Mino Borraccino intervenendo per 'Noi a sinistra' - con la sua morte la collaborazione fra le due grandi forze democratiche del nostro Paese, si interruppe". Giannicola De Leonardis, capogruppo di Area popolare, ha ricordato come una sua celebre affermazione "C'è tanto da fare", abbia costituito un vero e proprio insegnamento politico. "Il pensiero di Moro è stato capace di cogliere, con grande anticipo, tempi nuovi, di indagare le trasformazioni di una società che si avviava a diventare sempre più complessa e quindi più difficile da leggere con le categorie e i parametri precedenti" ha detto Michele Mazzarano, capogruppo del PD. "La materia del suo insegnamento, il diritto penale - ha sostenuto Paolo Pellegrino, capogruppo La Puglia con Emiliano - ne faceva un garantista, anticipando un declino etico del Paese ed il trasferimento dei processi dai tribunali nelle piazze mediatiche".
"La commemorazione di Aldo Moro - ha sottolineato Antonio Trevisi capogruppo del Movimento 5 stelle - coincide con un momento in cui il dibattito sulla Costituzione torna ad essere centrale ed in questo ambito emerge il suo sforzo teso a valorizzare una società ispirata ai princìpi di eguaglianza e solidarietà". "Moro è stato l'uomo del non appagamento - ha detto Sabino Zinni, presidente del gruppo 'Emiliano sindaco di Puglia' - sempre equilibri più avanzati, sempre conquiste maggiori, sempre possibilità ulteriori, sempre non chiusura, ma apertura al nuovo". Per il capogruppo dei Conservatori e riformisti, Ignazio Zullo "gli anni Settanta sono stati anche gli anni dei carnefici e delle vittime. La riabilitazione dei primi ha portato ad eseguire l'esecuzione di Moro tante e tante altre volte. Anche noi possiamo considerarsi vittime perché privati della fervida attività politica del grande statista pugliese".
"Per Moro il senso della vita era la centralità della persona. Tutto quello che era attorno come l'economia, il diritto, la tutela dell'ambiente, era per la felicità della persona", ha concluso il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. "Moro sapeva che la storia non si giudica in un istante. Tentò di costruire una società nella quale anche chi non aveva mezzi, ma disponeva di un'idea o voglia di intraprendere potesse ottenere il risultato.Era un fuoriclasse, talmente bravo che dopo il fascismo, giovanissimo, contribuì a scrivere la Costituzione, certamente non con l'attuale approssimazione, ma chiamando il meglio dell'Italia antifascista e Moro si ritagliò una autorevolezza riconosciuta non solo in ambito universitario ma da tutti i padri costituenti"