Visita all’Immacolata
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Territorio

Visita all’Immacolata … con i bambini di venti anni fa

Quelle pietre che hanno fatto la storia e sfidato i secoli. Era da tempo compromesso l'assetto statico della statua

Era l'8 maggio di venti anni fa, dell'anno 1992, quando il monumento della Colonna dell'Immacolata di Canosa di Puglia fu scalato e visitato da due classi di 5^ della Scuola Elememtare Enzo De Muro Lomanto. Nel rapporto tra Scuola e territorio con i nostri alunni e le colleghe Clementina Di Biase, Nella Nicolardi e Clara Palladini il monumento della Colonna dell'Immacolata divenne laboratorio formativo di storia, di arte e immagine, di architettura, di tradizioni e cultura popolare. Voi bambini avevate la voce bianca, mentre io avevo i capelli neri e non conoscevo ancora la storia di questo monumento di una piazza storica: anch'io ho imparato per insegnare.

La prima pagina di Archivio storico che leggemmo, fu la pagina in pietra che avevo risanato e restaurato volontariamente, di pancia a terra, nell'iscrizione lapidaria del Sindaco Ferdinando Lopez del Febbraio 1855. Dopo venti anni siete diventati grandi e vogliamo ritrovarci nella memoria e nel vissuto di oggi, in occasione del restauro della statua dell'Immacolata, esposta nella Chiesa dell'Immacolata, che possa divenire fruibile e aperta per l'accesso a questo tassello del nostro patrimonio civile, religioso e artistico. Nelle fotografie dell'8 maggio del 1992, vi riconosco e vi ricordo con emozione, con l'emozione che lega gli alunni a tutti i maestri, o meglio a tutte le maestre, soprattutto nei momenti rilevanti, dove l'emozione s'intreccia al vissuto educativo e alla conoscenza.

Scrivete sul forum di ww.canosaweb.it e per ricordare quel giorno potete dire oggi: "c'ero anch'io". Dopo dieci anni nel 2002 quella lezione diventò a Scuola un progetto e un modello plasmato, il modello in scala del monumento e della Piazza XX Settembre nella prima metà del 900. Insieme a genitori, come Vincenzo Natale, a collaboratori esterni, realizzammo dieci anni fa il modello della piazza storica di Canosa, con il monumento dell'Immacolata Concezione in legno e ferro, completo di iscrizioni, che fu esposto per la festività dell'8 Dicembre con lieta accoglienza nella Chiesa dell'Immacolata al tempo della Madre Superiora Suor Lucia Cristallo. Il modello era richiesto da più parti, ma la Direttrice Didattica Nadia Landolfi volle, nello spirito di promozione del territorio, che il plastico fosse collocato dove era nato, permanentemente nella Scuola De Muro Lomanto e collocato nell'ingresso, dove è esposto ancora oggi.

Fu un progetto dove le mani ed i pensieri dei bambini posero i conci di tufo intorno all'Obelisco a rappresentare i palazzi antichi della Piazza con le sedi sociali del Teatro, delle Regie Poste, dell'Unione Sarti, del Lotto, della sede della Guardai Regia, delle carrozze, che, finite a Trani, purtroppo non sono rimaste a Canosa come patrimonio museale. Fu la mano artistica di un bambino a disegnare da una foto d'epoca il fondo del plastico; furono le mani dei bambini a fare i pupi delle donne coperte con ampie mantelle e con il fazzolettone (u Fazzelettàune) sul capo, con gli uomini benestanti o poveri che indossavano la "cappa" o "tabarro"[1] nel periodo invernale; furono le mani dei bambini, come antichi vasai, a fare una fontana pubblica in terracotta (non quelle erette al centro della piazza nei nostri giorni) posta verso la Salita Diomede; a fare i sacchetti dei venditori ambulanti o il banchetto del lustrascarpe quando c'era il nettapiede; a fare con il sughero colorato i ritagli rettangolari incollati a spina di pesce a rappresentare le pietre del basolato storico, smantellato senza rispetto e senza trovare più pace nei diversi assetti urbanistici della metà del 900.

Quelle pietre che hanno fatto la storia e sfidato i secoli in molte città limitrofe (es. Lucera e Ruvo) saranno evocate sul Sagrato della Cattedrale San Sabino dall'insigne sociologo canosino prof. Sabino Acquaviva, Premio Diomede, e comunque sopravvivono ancora nella parte alta della piazza storica dinanzi alla Chiesa di San Francesco. Dieci anni fa iniziò così lo studio per me presso l'Archivio Storico Comunale dell'Obelisco della Concezione, elaborando un restauro della memoria storica e sostenendo, come un alfiere, il restauro della statua, oggi giunto alla meta: un cartellone che raccoglieva le firme a Scuola Elementare, nella Cattedrale San Sabino, all'ingresso dello stesso Comune scriveva un appello: C'È DA SALVARE!

Domenico Ursi, restauratore di marmi, che ha operato a Canosa presso Palazzo Iliceto, con la valente collaborazione della ditta Marisa Camasta, vennero l'8 dicembre del 2008, ad effettuare volontariamente un sopralluogo tecnico della statua con il cestello volontario della Ditta Sergio Angelo, riportando una relazione tecnica ed un rilevo fotografico utile al processo di sensibilizzazione: lo attestano i documenti dell'articolo pubblicato su www.canosaweb.it in data 11 dicembre 2008. Grazie a questi marmisti! Grazie a Canosaweb! Grazie alla Gazzetta del Nordbarese!

Oggi possiamo dire con gioia, nell'accoglienza del Sindaco Francesco Ventola, dell.'ing. Sabino Germinario dell'U.T.C., della dott.ssa Antonella Di Marzo della Soprintendenza: È STATA SALVATA!
Sì, perché era da tempo compromesso l'assetto statico della statua con le fratture del nuvolato di base, riconsegnato nella storia nell'iconografia dell'Apocalisse della Donna Vestita di sole, con la Luna sotto i piedi sulla testa del Drago e la corona di Dodici stelle sul capo, riconsegnate non nella magnificenza del diadema d'argento originario scomparso verso il 1940, ma in una corona di splendido ottone di Arte Sacra.
Quei marmi restaurati non sono solo pietre di arte, dove la bellezza, linguaggio dell'uomo, educa nel tempo, ma sono anche patrimonio dell'umanità, dove le persone, "i Canosini plaudenti ristaurano" e "devoti consacrano" nella religiosità popolare e nello sguardo verso Dio, dove anche i bambini di scuola di venti anni fa, di dieci ani fa, e oggi di tutte le Scuole con ragazzi e giovani studenti visitatori, si fanno anche restauratori, eredi e custodi del nostro patrimonio culturale e spirituale.

Non è solo una memoria ed una testimonianza di un monumento cittadino, ma si ripercorre un viaggio di storia di tre secoli, un viaggio di economia monetaria, di geometria del Regno di Napoli, un viaggio nel costume d'epoca, un viaggio dell'arte di un'Italia regnante divenuta poi Unita e Meridionale nella piazza che ha visto l'Unità d'Italia, un viaggio nelle tradizioni popolari, un viaggio di cristianità in cammino verso Maria di Nazareth che unisce l'8 Dicembre la CROCE di Cristo, l'ECCLESIA e la CIVITAS del Tricolore, che unisce Cattolici e Ortodossi, che unisce l'intercultura nella venerazione anche del mondo Musulmano, come Madre del profeta Gesù.
La storia è maestra di vita, la Scuola è maestra di cultura e l'Obelisco della Concezione è maestro di terra e di cielo.

Grazie bambini!
maestro Peppino Di Nunno (stylus magistri)



[1] Il Tabarro o Cappa era un ampio mantello di panno grosso e fitto; come elaborazione del mantello greco e romano è stato indossato come costume da ricchi e poveri per molti secoli. Mio padre lo indossava anche per recarsi in campagna e per avvolgermi sotto la pioggia all'uscita dalla Scuoa Mazzini : "chiove e chiove, tatàje ò scéute fòre, ò scéute senza cappe e la Madonna père l'acque".
8 Maggio 1992 : classe femminile  in visita all'obelisco della ImmacolataVisita all’ImmacolataImmacolata
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