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Puglia: Al via la vendemmia delle uve di Primitivo

E' al secondo posto della top ten dei vini autoctoni

Al via in Puglia la vendemmia delle uve di Primitivo, con quantità in aumento del 20%, anche per effetto delle temperature sopra la media degli ultimi mesi e della siccità che hanno concorso alla maturazione sana delle uve, favorendo una qualità eccellente per il vino al secondo posto della classifica dei più amati dagli italiani. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in occasione della raccolta dei primi grappoli di uve Primitivo in provincia di Taranto. Il Primitivo pugliese è saldamente al secondo posto della top ten dei vini autoctoni che fanno segnare i maggiori incrementi delle vendite, con la biodiversità che vince anche nel bicchiere, determinando scelte d'acquisto sempre più territoriali nei gusti degli italiani,, con una crescita in valore del Primitivo di Puglia nelle vendite nella Grande Distribuzione Organizzata del 12,6%. La produzione pugliese a fine vendemmia dovrebbe attestarsi intorno agli 11 milioni di ettolitri, in ulteriore recupero dopo il crollo del 37% nel 2023 quando sono stati prodotti scarsi 6,9 milioni di ettolitri, fra i peggiori anni della storia del Vigneto Puglia a causa del clima pazzo e dei forti attacchi di peronospora, e anche rispetto ad un 2024 comunque in calo di circa il 15% rispetto alle medie storiche.

La vendemmia è partita in Puglia con le uve Chardonnay, Negroamaro e proseguono con il Primitivo e il Susumaniello, per poi arrivare a settembre e ottobre con Nero di Troia, Bombino Nero e Aglianico, una programmazione che offre innumerevoli opportunità di lavoro per chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell'indotto che si sono estese negli ambiti più diversi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall'enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall'editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione.

"A pesare è la preoccupazione per i prezzi bassi delle uve, con il meteo che ha inciso sui costi di produzione, dall'acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi, con un aggravio notevole a carico dei produttori." Dichiara Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare che "il catasto vitivinicolo resta l'unico strumento che può dare l'esatta consistenza del settore vitivinicolo, dei numeri e delle potenzialità reali del settore per costruire una strategia di filiera, puntando su qualità e su rese per ettaro appropriate per rafforzare e promuovere il settore".

Mentre, Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia aggiunge: "E' un contesto di forte preoccupazione per il futuro del comparto vitivinicolo Made in Italy, che, nonostante una vendemmia 2025 promettente, con una qualità elevata grazie a condizioni climatiche favorevoli, si trova a fare i conti con scorte ai massimi storici e con consumi in crescente diminuzione. Una situazione che rischia di compromettere la stabilità del mercato, deprimere i prezzi e disincentivare gli investimenti futuri, frenando la crescita e la qualità che il settore ha saputo costruire nel tempo"

Per Coldiretti servono misure straordinarie, rapide e coordinate per evitare che una difficoltà congiunturale si trasformi in una crisi strutturale, finanziare in modo equo la distillazione straordinaria per ridurre le giacenze e ristabilire l'equilibrio di mercato, e di rafforzare i fondi per l'internazionalizzazione, valorizzando il ruolo delle agenzie italiane che operano all'estero. È fondamentale introdurre sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità ambientale e valutare una moratoria sui finanziamenti per le aziende vitivinicole in difficoltà, affinché possano superare questa fase critica senza rinunciare a progetti di crescita e innovazione. Serve inoltre un sostegno concreto all'enoturismo, che rappresenta una leva strategica per la promozione del vino nei territori, favorisce un consumo consapevole e crea valore aggiunto per le imprese e per l'intero sistema Paese. Un altro tema cruciale è quello della sburocratizzazione: le procedure per la produzione, la promozione e, soprattutto, per l'export del vino possono essere notevolmente semplificate, affidando un ruolo centrale a un unico ente pubblico di riferimento, capace di ridurre tempi, costi e incertezze per le imprese.
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