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Ospedale: il sindaco Ernesto La Salvia replica alla lettera “Che bluff assessore Gentile”

Pubblicata il 10 giugno scorso da “La Gazzetta del Mezzogiorno”

Il sindaco Ernesto La Salvia, replica alla lettera "Che bluff assessore Gentile" pubblicata il 10 giugno scorso da "La Gazzetta del Mezzogiorno".

"Si manifesta il degrado di chi ignora o fa finta di non sapere - dichiara il primo cittadino di Canosa, Ernesto La Salvia - . Tornano alla carica con tracotanza quelli che, in ombra da 20 anni, millantano di conflitti d'interesse e di chissà quale altra ridicola incompatibilità. Questa Nazione diventerà credibile quando una opinione non sarà scambiata per un dato di fatto, e quando la conoscenza degli atti sarà titolo per poter parlare.

Il Piano di riordino ospedaliero, al netto dei rappresentanti della Regione, è stato scritto e solo una eccessiva fiducia nelle chiacchiere può pensare che venga completamente annullato.
A Canosa non c'era più l'Utic già dal 2007. E la Cardiologia: nel 2012 è agli atti che si debba trasformare in "riabilitazione cardiologica". Abbiamo parlato, ci siamo confrontati, abbiamo manifestato, abbiamo coinvolto le massime Istituzioni dello Stato. E naturalmente i vari profeti (che come i generali russi hanno il petto ricoperto di medaglie di cartone) non erano presenti a quei tavoli ma ipotizzano soluzioni che congelano situazioni spesso descritte dai numeri e dalla Regione come impossibili e fallimentari (e chissà chi ci dirigeva!).

Quello che si sta cercando di fare oggi, non è scrivere sul giornale "è colpa mia o colpa tua". Sarebbe una inutile e sciocca baruffa "chiozzotta": dobbiamo dare una possibilità di cura ai cittadini che lo richiedono, riorganizzando l'intera offerta locale nel rispetto della legge. Che subiamo, ma che sicuramente non possiamo violare.
I numeri di strutture che fanno storcere il naso a chi ha una visione medicocentrica dell'ospedale, dimostrano che pur senza primari l'offerta di salute risulta efficace ed efficiente, con soluzioni "inventate" partendo da una visione per "intensità di cura" e non di primariati (la rivisitazione delle piante organiche ha fatto sparire anche il Primario del locale Pronto Soccorso altro che interesse personale!).

Relativamente alla cardiologia, gli addetti ai lavori (anche se frequentanti a titolo di volontariato) sanno che si sta approntando un'area a strutturazione intensivistica che sarà gestita dai cardiologi. Nessun imbarazzo a parlarne. Ma grande fatica a realizzare, nei fatti, quello che serve davvero e che non interrompe "l'intensità di cura" già fornita dal nostro nosocomio. L'infarto acuto del miocardio diagnosticato in questo nostro ospedale continuerà ad essere trasferito come negli ultimi 5 anni nelle case di cura convenzionate baresi o presso il Bonomo di Andria, perché riceva il trattamento migliore. Continueremo ad occuparci di quello che richiede una monitorizzazione del paziente con atteggiamento intensivistico. Questo significa intensità di cura: far finta di essere Huston è pericoloso per i cittadini quando nei fatti non si è in grado di dare proporzionate risposte. Proposte, non chiacchiere. E che le proposte non siano "lasciate tutto com'era": quella visione della medicina è stata smantellata certamente dalla politica miope ma anche dalla medicina legale.

Ritenere che tutto questo sia l'optimum è altrettanto folle: lo sforzo deve essere quello di salvare il salvabile dopo anni di gestione di sprechi, utilizzando tutti gli strumenti che razionalizzino il mondo sanitario, da qualcuno portato in questa provincia ai minimi nazionali. Inoltre, attraverso il mantenimento di modalità operative avanzate, possiamo conservare anche i livelli occupazionali attuali.

Infine, come accennato, il sottoscritto non ha alcun conflitto d'interesse. Il solo interesse è quello di garantire alla gente l'offerta che si chiama "Terapia intensiva in area medica", gestita da cardiologi, e non dal "professor tizio-cardiologo"; il conflitto è tra chi accetta la sfida per il cambiamento, al quale è obbligato, e chi blatera dei "fasti" di un recente passato.
La comunicazione ed il coinvolgimento è costante con quella popolazione che si riconosce in un marchio, "B619", presente ed attiva sul territorio. Gli altri difensori o comitati, nati sotto la piramide di Giza, sono stati completamente assenti, ma pur capaci di piagnucolare dicendo di non sapere".
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