Diogene
Diogene
Eventi e cultura

La ricerca della felicitá, fondata dall'essenziale.

Lettera a Diogene filosofo cinico

Carissimo Diogene,
un giorno, dinanzi a una bancarella Socrate esclamò:"Di quante cose non sento il bisogno!". L'insegnamento sull'inutilità delle cose fu portato avanti da Antistene, suo discepolo e tuo maestro. Hai fatto così tua tale dottrina da scegliere di vivere in una botte, perché a te bastava meno dell'essenziale. La tua filosofia, quella cinica, affermava che la felicitá non si ottiene avendo i beni. Mi ha molto colpito sapere che Alessandro Magno ti visitò e ti disse
:"Chiedimi quello che vuoi". Poiché ti faceva ombra gli rispondesti:"Lasciami il mio sole". Eri più ricco di lui, poiché già possedevi il vero tesoro, l'essenziale. Poiché la tua filosofia diceva anche di non interessarsi al dolore altrui, oggi si usa il termine cinico per parlare dell'indifferenza o dell'insensibilità verso gli uomini.
Carissimo Diogene,

per questo volevo chiederti scusa, perché abbiamo preferito ricordare ciò e non la ricerca della felicitá, fondata dall'essenziale. Oltre la tua botte, avevi solo una bisaccia per il cibo e un bastone; eppure non eri mai triste, sempre felice! Per vedere persone povere così felici abbiamo dovuto aspettare il poverello di Assisi e qualche altro caso isolato. Non il cinismo verso il prossimo, ma un po' di filosofia cinica, improntata sull'essenziale, forse avrebbe donato maggiore felicità a tanti che vivono la bramosia, l'effimero e l'esteriorità. Lo so, sono riflessioni da IV sec. a.C., ma se suggerissi questo pensiero a noi moderni, magari saremmo meno spietati con il prossimo... altro che cinici!
Salvatore Sciannamea
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