Sante Valentino
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Eventi e cultura

Il poeta Sante Valentino

Emoziona i canosini con le sue nuove poesie dedicate alla terra natia. Il dialetto rimane ancora oggi tra i segni distintivi e di appartenenza al nostro territorio

Una platea attenta e orgogliosa di conoscere da vicino il poeta canosino Sante Valentino, lungamente applaudito all'Auditorium "Oasi Arcivescovo Minerva" di Canosa che ha ospitato il reading degli ultimi due lavori letterari presentati per la prima volta nella sua città natia.

Due belle sorprese pasquali, due "quadri" in rime e assonanze in vernacolo e in italiano di notevole intensità emotiva e rilevante interesse storico culturale, molto significative e condivise dagli intervenuti, tra i quali : l'assessore alla cultura del Comune di Canosa Sabino Facciolongo; il presidente della locale Pro Loco UNPLI Annamaria Fiore; il presidente del Comitato Premio Diomede Angela Valentino; il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Canosa Vincenzo Princigalli; il presidente dell'Università della Terza Età Sezione "Prof. Ovidio Gallo" di Canosa Donato Metta e dal moderatore del reading Umberto Coppola, redattore de "Il Campanile".

Il versatile Sante Valentino si è fatto apprezzare e stimare per la sua vena poetica inesauribile ed il suo orgoglio campanilistico, ancora una volta in bella evidenza ed esaltato nelle sue mirabili opere in rima, piacevoli a leggere per la sua arguzia e per la ricchezza di particolari di un recente passato proiettati nel futuro ma sempre attuali e familiari su tematiche di vita quotidiana con richiami alle profumate atmosfere rurali e bucoliche.

Il primo libro "Paese mio…" è un inno o meglio una serie di inni rimati dedicati a Canosa di Puglia "Città d'Arte e di Cultura" tanto amata per le sue immense ricchezze artistiche e archeologiche ancora da valorizzare, e ad i "suoi figli" che sono andati via senza tagliare il cordone ombelicale, richiamati nel dipinto di copertina realizzato dal romano Dario Barbieri mentre Francesco Mango ha disegnato l'altra per il libro in vernacolo dal titolo "U Latùrne"- il lamento - che ritrae l'emigrante con la valigia di cartone in mano in partenza verso la speranza del futuro e dei suoi desideri da raggiungere simboleggiati dalla luna.

L'approccio ai luoghi natali dove le parole poetiche, le rime si sono formate convogliando immagini e ricordi per lasciarli emergere da un fitto tessuto di relazioni umane e sociali, intensamente e piacevolmente vissute senza lo stress dei giorni nostri. """Il nostro dialetto di origine latina è una lingua a tutti gli effetti con la sua grammatica e la sua fonetica e, pertanto, deve rispettare i canoni, le regole della sintassi e della morfologia linguistica.

Le parole devono avere un senso compiuto ed avere una lineare composizione morfologica con le sue regole e le sue costruzioni. Mi sia consentito - ha proseguito il poeta Sante Valentino - nella mia esperienza da autodidatta di consigliare un metodo alquanto semplice che comunque serve a chiarire alcuni dubbi ricorrenti.
Il raddoppio delle consonanti, quando non previsto, non va effettuato come pure la scrittura di parole con le sole consonanti con puntini o trattini al posto delle vocali, è un errore madornale per il quale ho subito anch'io nel passato delle reprimende sonore da parte di esperti.

Questa metodologia non trova riscontro in nessuna lingua parlata o scritta ed il problema fonetico correlato alla famosa "e" muta che non si pronuncia va comunque scritta e per questo occorre richiamarsi alle origini etimologiche di ogni parola.
E' meglio evitare anche di scrivere gli accenti acuti o gravi perchè la lingua parlata con le dovute accentuazioni rimane patrimonio solo di chi la conosce essendo alquanto problematica una scrittura in tal senso.

Questi errori, per carità di Dio, li abbiamo commessi tutti come pure il sottoscritto però è ora di dare e di darsi un'impostazione letteraria più corretta possibile per favorire la tutela del dialetto e dei suoi valori antropologici, espressioni della ricchezza insita nelle tradizioni popolari canosine""" .

Il dialetto rimane ancora oggi tra i segni distintivi e di appartenenza al nostro territorio di cui andare sempre fieri e che ci distinguerà dagli altri, anche grazie alle rime del poeta Sante Valentino, raffinato e stimato cultore delle tradizioni locali, tutte pregne di affetto e di nobili messaggi comunicativi, come "La Cumete" -L'aquilone - in esclusiva per i lettori di Canosaweb, che contribuiscono alla crescita e all'arricchimento culturale della nostra comunità Bartolo Carbone

La Cumete
E na me site decenne
ca me ne s'ho sceute
sott'a naute cile
vultanne le spadde;
na me site decenne
ca me ne s'ho sceute
'ngerche de la leune…
Agghje camenete tra terre e cile
jind'a le mene li grote de li penzire,
nu sacche de memorje a tracolle
sembe chiu pesande.
Agghje scavete sulche affunne
e che la pacienze de li sande
agghje stupete li prisce du timbe
che d'assapralle che la strete.
Agghje sceute saup'a le 'nghjanete
acciafete a na preghiere,
aducchjanne cure cile…
cure stesse cile c'ascenneve
a cogghje l'abbrazze de l'alove.
Cum'a la summende de le grene
accumegghjete da la terra negre
muje stache ad aspetteje
e 'ndande n'ate jurne feusce
e 'mbonne jinde sta penne e grote.
Jind'a cure urte o pizze de la strete
joje u sacce ca u vinde
angore parle e doce citte citte
de nu fole ca s'ho rutte,
de na cumete ca s'ho perse…!

L' AQUILONE
E non ditemi/che sono andato via/verso un altro cielo/voltando le spalle/non ditemi che sono andato/in cerca della luna/.Ho camminato tra cielo e terra/con in mano l'urlo dei pensieri/un sacco di memorie a tracolla/sempre più pesante/. Ho scavato solchi profondi/e con la pazienza dei santi/ho custodito le gioie del tempo/da riassaporare lungo la strada/.Ho risalito la china/aggrappato ad una preghiera/e guardando quel cielo…/quello stesso cielo che scendeva/ a cogliere l'abbraccio degli ulivi/.Come chicco di grano/coperto dalla terra nera/ora vivo l'attesa/e intanto un altro giorno fugge/e intinge dentro questa penna ed urla/.In quell'orto in fondo alla strada/io lo so che un vento/ ancora mormora e bisbiglia mesto/ di un filo spezzato/di un aquilone perduto/.


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