
Fragilità e lavoro. Scommettere sui nostri ragazzi
Il tema dell'incontro al Meeting di Rimini organizzato da Famiglie per l’Accoglienza e Cdo Opere Sociali
sabato 23 agosto 2025
19.28
iReport
L'incontro "Fragilità e lavoro. Scommettere sui nostri ragazzi", dello scorso 22 agosto al 46° Meeting per l'amicizia fra i popoli ETS di Rimini, promosso da Famiglia per l'Accoglienza e da CDO Opere Sociali, ha voluto mettere al centro un tema cruciale: come il lavoro possa diventare non soltanto strumento di sostentamento, ma occasione di riscatto, crescita e dignità per tanti giovani segnati da percorsi difficili. L'esperienza lavorativa segna un passaggio decisivo nella vita di ogni persona. È momento di verifica del proprio valore e insieme luogo di socializzazione, appartenenza e crescita. Per i giovani che vivono fragilità personali, familiari o sociali, l'ingresso nel mondo del lavoro diventa sfida e possibilità: spesso lenta e faticosa, talvolta segnata da timori e da un senso di inadeguatezza, ma capace anche di generare una sensibilità nuova, più acuta, e una rinnovata motivazione.
Carlo Carabelli, direttore della cooperativa Aslam, ha sottolineato che l'avventura educativa nel mondo del lavoro nasce da un bisogno concreto: «Quando Aslam è nata nel 1996, rispondeva innanzitutto al bisogno delle aziende del territorio. C'era urgenza di figure professionali che non si trovavano più. Abbiamo iniziato dalla meccanica e dal manifatturiero, con la convinzione che i ragazzi potessero scoprire sé stessi attraverso il fare». Da quell'inizio, la scuola si è ampliata in diversi settori, dalla termoidraulica alla manutenzione aeronautica, fino al legno-arredo. Carabelli ha raccontato episodi concreti: ragazzi dati per "persi" che hanno trovato nel saldatore o nell'elettricista una nuova possibilità. «Noi adulti non possiamo rassegnarci a considerare un quattordicenne senza prospettiva. Ogni ragazzo ha bisogno di sentirsi dire: ho bisogno di te. È questa la molla che accende il desiderio di imparare e di crescere».
Cristiana Poggio, vicepresidente della Fondazione Piazza dei Mestieri, ha condiviso una storia emblematica: quella di Evans, ragazzo difficile che scoprì la sua libertà nel fare il pane. «Mi disse: mi sento libero quando ballo e quando faccio il pane. Era un ragazzo che tutti consideravano "perso", eppure nel lavoro trovò la possibilità di esprimersi». Poggio ha sottolineato che la fragilità non deve Communication Partner News Agencies Partner spaventare: «Tutti siamo fragili, ma proprio la percezione di una mancanza può diventare la leva per rimettersi in cammino». Secondo la vicepresidente, la chiave è offrire luoghi educativi veri, capaci di accogliere e accompagnare i giovani: «Il lavoro non basta di per sé: servono maestri, luoghi, adulti capaci di prendersi cura e di restituire ai ragazzi la certezza che valgono».
Alessia Toia, head partnership istituzionale per eWork, ha portato lo sguardo delle agenzie per il lavoro: «Il nostro ruolo è di ponte tra giovani e imprese. Ascoltiamo i ragazzi, partiamo dai loro curriculum, dalle loro passioni, dal loro tempo libero. Poi ascoltiamo le aziende, che spesso non trovano le competenze che cercano. Il nostro compito è tradurre i linguaggi, aiutare i giovani a formarsi e le imprese a comprendere il valore di chi hanno davanti». Toia ha spiegato come il contratto di somministrazione diventi occasione di accompagnamento reale: «Ogni ragazzo ha bisogno di un tutoraggio che lo segua passo passo. È questo dialogo che permette di trasformare la fragilità in opportunità».
Particolarmente intensa la voce di Asia Maganin, giovane mamma di 26 anni, che ha raccontato la sua esperienza di fragilità e ricerca di lavoro: «Vengo da una famiglia difficile e sono cresciuta in comunità. Ho fatto diversi lavori, dalla fotografa all'operatrice sociosanitaria. Spesso mi sono sentita trattata come un numero, senza che fosse riconosciuta la mia fragilità. Io non chiedo di essere risparmiata, ma di avere qualcuno che dica: sei brava, ti accompagno, impariamo insieme». Asia ha lanciato un appello accorato: «Noi ragazzi fragili siamo tanti. Non siamo da scartare: abbiamo molto da dare, ma abbiamo bisogno di aziende che ci accolgano con più umanità».
Dalle testimonianze è emerso con chiarezza che l'inserimento lavorativo non è questione di semplice collocamento, ma di educazione e accompagnamento. La cooperazione tra famiglie, scuole, imprese, enti di formazione e agenzie per il lavoro si rivela decisiva. I corpi intermedi diventano ponti tra la fragilità dei giovani e la domanda delle aziende, tra la necessità di formare competenze e quella di custodire la persona nella sua interezza. L'incontro si è chiuso con una consapevolezza condivisa: scommettere sui giovani significa scommettere sul futuro dell'intera società. «Non è un azzardo – ha ricordato Poggio – ma una Communication Partner News Agencies Partner scommessa collettiva, che richiede luoghi, adulti, maestri e una comunità pronta a credere che ogni ragazzo vale». La testimonianza di Asia, il racconto delle esperienze educative e l'impegno delle imprese hanno mostrato che la fragilità non è un limite, ma può diventare risorsa. È una sfida che interpella tutti: famiglie, educatori, imprenditori e istituzioni.
Carlo Carabelli, direttore della cooperativa Aslam, ha sottolineato che l'avventura educativa nel mondo del lavoro nasce da un bisogno concreto: «Quando Aslam è nata nel 1996, rispondeva innanzitutto al bisogno delle aziende del territorio. C'era urgenza di figure professionali che non si trovavano più. Abbiamo iniziato dalla meccanica e dal manifatturiero, con la convinzione che i ragazzi potessero scoprire sé stessi attraverso il fare». Da quell'inizio, la scuola si è ampliata in diversi settori, dalla termoidraulica alla manutenzione aeronautica, fino al legno-arredo. Carabelli ha raccontato episodi concreti: ragazzi dati per "persi" che hanno trovato nel saldatore o nell'elettricista una nuova possibilità. «Noi adulti non possiamo rassegnarci a considerare un quattordicenne senza prospettiva. Ogni ragazzo ha bisogno di sentirsi dire: ho bisogno di te. È questa la molla che accende il desiderio di imparare e di crescere».
Cristiana Poggio, vicepresidente della Fondazione Piazza dei Mestieri, ha condiviso una storia emblematica: quella di Evans, ragazzo difficile che scoprì la sua libertà nel fare il pane. «Mi disse: mi sento libero quando ballo e quando faccio il pane. Era un ragazzo che tutti consideravano "perso", eppure nel lavoro trovò la possibilità di esprimersi». Poggio ha sottolineato che la fragilità non deve Communication Partner News Agencies Partner spaventare: «Tutti siamo fragili, ma proprio la percezione di una mancanza può diventare la leva per rimettersi in cammino». Secondo la vicepresidente, la chiave è offrire luoghi educativi veri, capaci di accogliere e accompagnare i giovani: «Il lavoro non basta di per sé: servono maestri, luoghi, adulti capaci di prendersi cura e di restituire ai ragazzi la certezza che valgono».
Alessia Toia, head partnership istituzionale per eWork, ha portato lo sguardo delle agenzie per il lavoro: «Il nostro ruolo è di ponte tra giovani e imprese. Ascoltiamo i ragazzi, partiamo dai loro curriculum, dalle loro passioni, dal loro tempo libero. Poi ascoltiamo le aziende, che spesso non trovano le competenze che cercano. Il nostro compito è tradurre i linguaggi, aiutare i giovani a formarsi e le imprese a comprendere il valore di chi hanno davanti». Toia ha spiegato come il contratto di somministrazione diventi occasione di accompagnamento reale: «Ogni ragazzo ha bisogno di un tutoraggio che lo segua passo passo. È questo dialogo che permette di trasformare la fragilità in opportunità».
Particolarmente intensa la voce di Asia Maganin, giovane mamma di 26 anni, che ha raccontato la sua esperienza di fragilità e ricerca di lavoro: «Vengo da una famiglia difficile e sono cresciuta in comunità. Ho fatto diversi lavori, dalla fotografa all'operatrice sociosanitaria. Spesso mi sono sentita trattata come un numero, senza che fosse riconosciuta la mia fragilità. Io non chiedo di essere risparmiata, ma di avere qualcuno che dica: sei brava, ti accompagno, impariamo insieme». Asia ha lanciato un appello accorato: «Noi ragazzi fragili siamo tanti. Non siamo da scartare: abbiamo molto da dare, ma abbiamo bisogno di aziende che ci accolgano con più umanità».
Dalle testimonianze è emerso con chiarezza che l'inserimento lavorativo non è questione di semplice collocamento, ma di educazione e accompagnamento. La cooperazione tra famiglie, scuole, imprese, enti di formazione e agenzie per il lavoro si rivela decisiva. I corpi intermedi diventano ponti tra la fragilità dei giovani e la domanda delle aziende, tra la necessità di formare competenze e quella di custodire la persona nella sua interezza. L'incontro si è chiuso con una consapevolezza condivisa: scommettere sui giovani significa scommettere sul futuro dell'intera società. «Non è un azzardo – ha ricordato Poggio – ma una Communication Partner News Agencies Partner scommessa collettiva, che richiede luoghi, adulti, maestri e una comunità pronta a credere che ogni ragazzo vale». La testimonianza di Asia, il racconto delle esperienze educative e l'impegno delle imprese hanno mostrato che la fragilità non è un limite, ma può diventare risorsa. È una sfida che interpella tutti: famiglie, educatori, imprenditori e istituzioni.