Storia e dintorni
Ragazzi di strada e di paese
Dal corso al ronco, alla Salita
martedì 18 settembre 2018
22.28
La strada e la vita di strada per noi settantenni hanno costituito una dimensione non solo urbanistica, ma anche culturale e sociale nella sua configurazione.Siamo "ragazzi di strada", non nell'accezione negativa contrapposta alla vita di casa, che peraltro si affacciava a livello di strada, ma nel significato di una cultura e di una vita sociale di cui abbiamo memoria nei giochi di strada, nelle voci di strada dei venditori ambulanti dal gelatiere, al fornaio di quartiere, alla bicicletta dell'affila-forbici (l'ammòla fùrce), al banditore del Comune (u scettabànne del Medioevo); nella memoria delle fanòve di Dicembre e degli altarini di Agosto di Santa Maria, dei fantocci divertenti di Carnevale seduto con la moglie alla buffétte e poi compianto sul carretto nel funerale antropologico; nella memoria della fontana pubblica di quartiere e nelle coperte di raso o di velluto appese al passaggio delle processioni dei Santi; nella memoria delle scope di saggina che ripulivano i canali sotto i marciapiedi dopo la pioggia.
A Scuola la maestra ci chiedeva il nome della strada, dove abitavamo e noi rispondevamo dando identità alla vita di strada. Siamo "ragazzi di strada" nel linguaggio metaforico di quelli che "si sono fatti strada da soli", come anche i nostri figli trapiantati in altre Regioni d'Italia. Ritorniamo oggi negli studi della toponomastica, del "nome" del "luogo", dal greco τόπος (tòpos) «luogo» e νομός (nomòs), "nome". Come studioso della toponomastica di paese da un decennio, evocando le voci popolari e sfogliando le pagine manoscritte dell'Archivio Storico Comunale, ripercorriamo le nostre strade sottolineando la configurazione urbanistica e architettonica di una strada, la cui etimologia linguistica deriva dal tardo latino "strata", "spazio di terreno". L'appellativo del nome comune più ricorrente è VIA, che deriva proprio dal latino "via". Abitiamo in "Via......", ma c'è anche il VICO, piccola via, "vicolo", dal latino "viculus", diminuitivo di "vicus", presente soprattutto nel borgo antico del rione Castello, ma anche nelle periferie, come nome dato a strade urbane di modeste dimensioni. Storici sono i vichi intitolati ai Prevosti nella contrada Rosale.
Facciamo attenzione, come avvenuto in alcuni casi da parte di volontari privati e altri a non restaurare la lapide di strada trasformando erroneamente il nome VICO in ....VIA! Vico non è una via di serie B, ma ha la connotazione di una strada stretta, breve, caratteristica, intimamente legata agli abitanti e al suo decoro urbano. Dalla VIA al VICO, alla stradina a fondo cieco detta RONCO, forse derivato dall'aggettivo "tronco", (lat. runca o roncula), reciso, tagliato, come "binario tronco". Il Ronco esiste ancora nella toponomastica di Canosa, come "Ronco Fratelli Cairoli" nel centro della Città. E risalendo il Colle storico per eccellenza del Castello, denominato dei Santi Quaranta Martiri, ritroviamo sulle suggestive scale in pietra calcarea il nome SALITA, come Salita ai Mulini, Salita Purgatorio, Salita Arco Diomede, Salita Calvario dove progettammo e realizzammo come Pro Loco la prima Passione Vivente di Canosa nel 1998. Poniamo all'attenzione che sarebbe errato anteporre il nome VIA ad una SALITA ..... . Sarebbe come dire Via Corso San Sabino!
E percorriamo i corsi di Canosa, dal lat. cursus, cammino, percorso e il corso per eccellenza, Corso San Sabino, dove il nome CORSO indica una strada storica principale, come Corso Traiano e Corso Garibaldi. Bella e da preservare la lapide artistica di Corso San Sabino posta al termine di Piazza della Repubblica! E risalendo le ripide scalinate del rione Castello, ritroviamo dalla Piazza della Chiesa del Carmine, una RAMPA dallo spagnolo rampa, come una "zampa" che si arrampica, denominata "Rampa Maione a Bari", Grande Ammiraglio del Regno delle due Sicilie. L'abbiamo risalita col fiato degli esploratori con gli alunni di Scuola Elementare negli anni '70 per visitare le Torri del Castello e studiare de visu la geografia dal Colle che si affaccia sulla Valle dell'Ofanto e sul Tavoliere, dal Monte Vulture al Gargano, al Mare Adriatico.
E quando la strada si apre ad uno spazio ampio e storico, nella toponomastica troviamo la PIAZZA. Storica è la Piazza della Repubblica, dove abbiamo trasmesso l'idea del 2011 di riportare in una lapide le tre denominazioni delle epoche dal Regno di Napoli (Piazza Colonna), al Regno d'Italia (Piazza XX Settembre), alla Repubblica Italiana (Piazza della Repubblica). E la stessa Piazza precedentemente quando non era pavimentata con il pregevole e compianto basolato storico era intitolata LARGO Colonna, come evocavano in dialetto i nostri padri e come è rimasta traccia scoperta in un graffito su pietra all'angolo tra la Piazza e Corso Garibaldi. La memoria evoca anche in dialetto "il Largo di San Sabino" dinanzi alla Cattedrale. C'era una volta e c'è ancora la Piazza del mercato quotidiano, "Galluppi", dove un tempo si coltivava la vite e che "arrecòrde le bìgne 'n mézze a la chiazze" nella metafora del passato. C'era anche una vendita della biancheria intima femminile in Piazza Lingeria presso Badia San Quirico. Oggi c'è anche il VIALE, ma non vediamo gli alberi di questo viale!
Riepilogando i nomi che precedono i titoli della toponomastica percorriamo il LARGO, la PIAZZA, il CORSO, la VIA, il VICO, il RONCO, la SALITA, la RAMPA di questa bella urbe canosina fondata su Sette Colli, di cui due risultano storici nella denominazione. Esisteva anche in dialetto la "Stramurale" dal latino extra – murales, "fuori le mura", di Via Balilla e nei toponimi esisteva anche l'ORTO di ..... dove ci recavamo a giocare e dove oggi per esempio sorge la nuova Chiesa di Santa Teresa o dove sorgono i siti archeologici. E c'era e c'è "u Scuffelète" nel quartiere Pozzo Nuovo, dopo il disastroso terremoto dell'Irpinia e del Vulture del 1930. Ma come abbiamo riportato all'inizio di questa relazione, esisteva anche una toponomastica non amministrativa ma di cultura popolare che intitolava "de facto" la strada al personaggio peculiare della vita di strada, all'aspetto urbano e socio-economico rilevante. Nel vissuto personale la mia strada nativa non era chiamata Via Regina Elena, ma "la strada di Falcetta" per le brave materassaie che ricordo o "la strada du Carruzzìre", per le carrozze di servizio pubblico, gestito dal privato. Lo abbiamo scritto nel libro di Dialettologia nel 2014 e qui lo riportiamo di seguito.
Canàuse, paese mio che stai sulla collina
Lo stesso dialetto, voce del popolo, indica un paese posto sulle colline, indicando nel vissuto quotidiano i toponimi del paese: "sàupe o Castìdde" (Colle dei Santi Quaranta Martiri);"abbàsce o Crapellòtte" (in via Anfiteatro), dove si allevavano le capre; "séuse a Puzze Nùve (Pozzo Nuovo); séuse o vaciòle (sulla via di Andria); "abbàsce a la Staziàune"; "abbàsce o Cambesànde" (al Camposanto); "abbàsce a Ciucchenétte" (forse 'giù alla cunetta' del canale Lamapopoli); "abbàsce o mulòne a fùche" (giù al Mulino a Fuoco, sulla via per Cerignola);"sàupe o Rusèle" (al Rosale, detto per i roseti un tempo presenti); "séuse a San Pìte; a le spàdde du vacchère" (sul colle San Pietro, dove recentemente gli scavi hanno portato alla luce la Basilica paleocristiana di San Pietro); "séuse a Sand'Ángele" (Colle di Sant'Angelo, verso San Leucio); "abbàsce a la fàbbreche du ghiàcce"(via XXIV Maggio);"o scalàune du Castìdde"; "o scalàune du Càrmene"; …"all'anghianéte";… "all'ascennèute". Tra salite e discese dei Sette Colli camminiamo per le strade di paese e leggiamo i Toponimi, pagine di storia, di cultura, di vita di paese di Puglia, che saluta all'ingresso con un Benvenuti a Canosa Città di PRINCIPI, IMPERATORI E VESCOVI.
Ob amorem patriae Giuseppe Di Nunno