
Canosa: Tra Storia e Cultur@
Canosa: L'Ipogeo dei Vimini è finalmente riunito!
Il sito risalente al IV-III secolo a.C. verrà reso fruibile
giovedì 6 novembre 2025
10.51
Commozione e gratitudine da parte della Fondazione Archeologica Canosina e di tutta la comunità locale nel corso dell'evento di ringraziamento pubblico alle famiglie Lenoci, tenutosi lo scorso 31 ottobre presso il Museo dei Vescovi a Canosa di Puglia. Nel corso dell'incontro, hanno preso la parola tra gli altri: Francesco Ventola(Europarlamentare); Sergio Fontana(Presidente Fondazione Archeologica Canosina); Cristina Saccinto (Assessore alla Cultura ed Archeologia); Anita Rocco (Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia); Marisa Corrente(Archeologa, già funzionaria del Ministero della Cultura); Giuseppina Gadaleta(Professoressa di Archeologia Classica–Università degli Studi di Bari); Carmela Roscino (Professoressa di Archeologia Classica–Università degli Studi di Bari); Giuliano Volpe (Professore di Archeologia-Università degli Studi di Bari-Delegato ai Beni Culturali). Momenti di condivisione e riconoscenza verso la famiglia di Savino Gerardo Lenoci e degli Eredi di Antonio Lenoci, che, "con grande generosità", hanno contribuito a restituire alla collettività un sito di straordinario valore, "testimonianza della nostra storia".
Gli atti di donazione stipulati hanno permesso la riunificazione dell'Ipogeo dei Vimini sotto un'unica titolarità a favore della Fondazione Archeologica Canosina divenuta proprietaria dell'intero complesso funerario. "Un tesoro dell'archeologia dauna, insolitamente intatto" scoperto nel 1980, che poté essere attenzionato e studiato sotto il diretto controllo degli archeologi attraverso il rinvenimento di oggetti in materiale deperibile "eccezionalmente conservati", come la treccia di vimini cui l'intitolazione. "L'Ipogeo costituisce ormai un punto di riferimento obbligato per chiunque si occupi della civiltà daunia, soprattutto in quella fase di ripresa e di espansione, che caratterizza i primi decenni del IV secolo a.C., nella quale si avvia, in maniera sicura e definitiva, l'ellenizzazione della Daunia." Il sito è costituito da una tomba a camera del IV-III secolo a.C., situata al di sotto di un condominio, nei pressi del Battistero di San Giovanni, un'area di grande interesse archeologico. Il dromos, costituito da una ripida scala dì sette gradini, conduce a due celle: la cella principale (A) e una cella secondaria (B), entrambe "erano ancora chiuse da pesanti lastroni di tufo, rincalzati da schegge tufacee e da pani di argilla che ne assicuravano una chiusura ermetica. Grande sorpresa destò presenza di elementi di materiale deperibile, come cuoio e vimini, tra questi una splendida treccia di vimini adagiata su un'olla daunia." Nella prima furono scoperti uno scheletro e resti ossei animali "che lasciano pensare ad un sacrificio, una pratica funeraria largamente diffusa". Nell'altra più recente, invece, uno scheletro sottoposto al rito di cremazione o semicremazione. All'interno del sito furono rinvenuti 133 pezzi, appartenenti al corredo funerario, che permettono "di fare luce sulle trasformazioni culturali in atto nella prima del IV secolo a.C. presso il ceto dominante di uno dei maggiori centri dauni." E' stato tra l'altro annunciato che "in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province BarlettaAndria-Trani e Foggia," il sito risalente al IV-III secolo a.C. verrà reso fruibile.
Riproduzione@riservata
Gli atti di donazione stipulati hanno permesso la riunificazione dell'Ipogeo dei Vimini sotto un'unica titolarità a favore della Fondazione Archeologica Canosina divenuta proprietaria dell'intero complesso funerario. "Un tesoro dell'archeologia dauna, insolitamente intatto" scoperto nel 1980, che poté essere attenzionato e studiato sotto il diretto controllo degli archeologi attraverso il rinvenimento di oggetti in materiale deperibile "eccezionalmente conservati", come la treccia di vimini cui l'intitolazione. "L'Ipogeo costituisce ormai un punto di riferimento obbligato per chiunque si occupi della civiltà daunia, soprattutto in quella fase di ripresa e di espansione, che caratterizza i primi decenni del IV secolo a.C., nella quale si avvia, in maniera sicura e definitiva, l'ellenizzazione della Daunia." Il sito è costituito da una tomba a camera del IV-III secolo a.C., situata al di sotto di un condominio, nei pressi del Battistero di San Giovanni, un'area di grande interesse archeologico. Il dromos, costituito da una ripida scala dì sette gradini, conduce a due celle: la cella principale (A) e una cella secondaria (B), entrambe "erano ancora chiuse da pesanti lastroni di tufo, rincalzati da schegge tufacee e da pani di argilla che ne assicuravano una chiusura ermetica. Grande sorpresa destò presenza di elementi di materiale deperibile, come cuoio e vimini, tra questi una splendida treccia di vimini adagiata su un'olla daunia." Nella prima furono scoperti uno scheletro e resti ossei animali "che lasciano pensare ad un sacrificio, una pratica funeraria largamente diffusa". Nell'altra più recente, invece, uno scheletro sottoposto al rito di cremazione o semicremazione. All'interno del sito furono rinvenuti 133 pezzi, appartenenti al corredo funerario, che permettono "di fare luce sulle trasformazioni culturali in atto nella prima del IV secolo a.C. presso il ceto dominante di uno dei maggiori centri dauni." E' stato tra l'altro annunciato che "in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province BarlettaAndria-Trani e Foggia," il sito risalente al IV-III secolo a.C. verrà reso fruibile.
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