Gasolio agricolo
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Emergenza energetica: carburante agricolo col contagocce

Gli effetti a valanga della guerra in Ucraina

Lo tsunami del caro energia alimentato dall'invasione Russa in Ucraina con prezzi record per gas e petrolio arriva anche ai mezzi agricoli per cui cresce l'allarme che le colonnine eroghino carburante agricolo per i trattori col contagocce per il dimezzamento degli approvvigionamenti. E' quanto segnala Coldiretti Puglia, con gli effetti a valanga della guerra in Ucraina che fa crescere l'allarme proprio quando l'ondata di freddo fa crescere i consumi di carburante nelle serre con cicli di produzione di 24 ore e serve il gasolio per i trattori impegnati nelle lavorazioni agricole. I fornitori, a differenza di quanto fanno in tempi di pace, stanno anche trattenendo scorte utili ai mezzi militari e non hanno certezza delle consegne di carburante con ordini garantiti solo al 20- 50% a prezzi che potrebbero ulteriormente schizzare.

Con la spesa energetica che si è impennata inoltre del 50% i costi di produzione superano di gran lunga quelli di vendita - spiega Coldiretti Puglia – creando una situazione insostenibile. Per una serra di mille metri la perdita netta è di 1.250 euro e chi non riesce e far fronte agli aumenti è costretto a chiudere o a riconvertire l'attività. Il 68,8% delle imprese – evidenzia l'indagine Coldiretti/Ixè – sta facendo i salti mortali per riuscire a mantenere le produzioni. L'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell'energia non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall'urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.

Con il caro benzina crescono poi le spese di trasporto con l'85% delle merci viaggia su gomma. In questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro a chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1.08 euro a chilometro) e la Germania (1.04 euro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell'Europa dell'Est come la Lettonia, la Romania la Lituania e la Polonia secondo l'analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).
Gli effetti dell'invasione russa si riflettono direttamente sulla produzione alimentare, soprattutto a causa dei rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all'esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. Una decisione assunta per mettere in difficoltà la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere.

La conseguenza è una riduzione generale – spiega Coldiretti - della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana. Il nitrato di ammonio viene, infatti, a mancare proprio nella fase decisiva per la crescita delle spighe, diminuendo inevitabilmente la produttività con il taglio dei raccolti. Il risultato è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, secondo l'indagine Coldiretti/Ixe', con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. Senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l'alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73%, secondo l'analisi del Centro Studi Divulga.
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