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A Pasqua preferire carne a km0

I consigli della Coldiretti Puglia

"Bene l'operazione dei Finanzieri della Tenenza di Mola di Bari (Bari), in collaborazione con il Servizio Veterinario dell'Asl di Bari sud, che ha portato – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - al sequestro a Cellamare (Bari) di un laboratorio caseario abusivo, dove stava per avvenire la macellazione clandestina di numerosi agnelli. Il periodo pasquale fa emergere in maniera forte evidenti insidie circa l'origine dell'agnello che va a finire nel carrello della spesa. Per questo secondo l'indagine Coldiretti/Ixe' ben 1/3 dei consumatori (34%) acquisterà carne d'agnello italiana e il 12% addirittura ha scelto di comperarla direttamente dal produttore, mentre solo il restante 6% non è interessato alla provenienza. Consigliamo acquisti di qualità al giusto prezzo di carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale o di rivolgersi direttamente agli allevatori". In Puglia sono 310.046 i capi ovi-caprini, di cui 220.940 pecore. "Sono oltre 2500 le aziende zootecniche che allevano pecore e capre in Puglia – spiega il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti e che garantiscono benessere animale e grandi qualità e certificazione delle carni vendute."
Dal 2015 è in vigore la legge sull'etichettatura delle carni ovi-caprine, spesso aggirata, secondo la quale gli ovini e i caprini devono aver vissuto almeno gli ultimi 6 mesi in Italia o se macellati prima dei 6 mesi di vita devono aver trascorso in Italia l'intero periodo di allevamento. L'ultimo Paese Membro o Stato terzo nel quale l'animale è stato allevato per almeno 6 mesi. Nel caso l'animale sia stato macellato entro i 6 mesi di vita, il Paese Membro o lo Stato terzo nel quale è stato svolto l'intero ciclo di allevamento.Nel corso dell'operazione i militari hanno, tra l'altro, rinvenuto e sequestrato 458 forme di ricotta e formaggio pecorino per un quantitativo di oltre 900 chilogrammi, disposte su scaffali per la stagionatura e pronte per essere vendute. Anche per il settore lattiero-caseario vige l'obbligo dell'indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti trasformati che ha posto fine all'inganno del falso Made in Italy, con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia fatti con prodotto straniero e la metà delle mozzarelle fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta.
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