Stop ai prodotti ottenuti dallo sfruttamento minorile nel mondo

Si celebra la Giornata Mondiale contro il Lavoro minorile

giovedì 12 giugno 2025 14.41
Per difendere la salute e la dignità dei bambini occorre dire stop ai prodotti ottenuti dallo sfruttamento minorile che nel mondo colpisce ben 138 milioni tra i 5 ei 17 anni, di cui oltre il 61% impiegato nei campi. E' l'appello lanciato dalla Coldiretti Puglia, sulla base dei dati dell'OIL Organizzazione Internazionale del Lavoro, in occasione della Giornata mondiale contro il Lavoro minorile che si celebra il 12 giugno contro ogni forma di sfruttamento dei minori. Sono tanti i prodotti alimentari che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole accusati di essere coltivati e ottenuti grazie all'impiego di minori, dal Sudamerica all'Asia fino alla vicina Turchia, secondo l'analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa. Si va dalle banane dal Brasile al riso birmano, dalle nocciole turche ai fagioli messicani, dal pomodoro cinese fino alle fragole dall'Argentina e ai gamberetti tailandesi. Prodotti che a volte finiscono per essere spacciati per italiani dopo lavorazioni anche minime, grazie all'attuale codice doganale. Da qui la mobilitazione promossa da Coldiretti per cambiare le regole e affermare in Europa il principio di reciprocità, assicurando dietro tutti i cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell'ambiente e della salute. Dei bambini che nel mondo sono sfruttati, sette su dieci lavorano nei campi per produrre il cibo che spesso arriva sulle tavole europee, all'insaputa dei cittadini. Uno scandalo denunciato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricordato come "La Costituzione afferma con chiarezza il dovere della Repubblica di proteggere l'infanzia e garantire il diritto all'istruzione".

Un esempio è il riso asiatico, a partire da quello birmano, che gode peraltro di facilitazioni come l'azzeramento dei dazi. Il risultato è che nell'attuale campagna di commercializzazione si sta registrando una vera e propria invasione di prodotto sul mercato Ue, con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che al primo giugno 2025 hanno già segnato un +13% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica. Proprio in questi giorni sono riprese a livello comunitario le discussioni tra le Istituzioni europee relative al dossier sul Sistema di Preferenze Generalizzate e sulle modalità di applicazione della clausola di salvaguardia, che prevede il blocco dei dazi agevolati nel caso le importazioni di un determinato prodotto superino una certa quota, danneggiando i produttori italiani ed europei. Nel caso del riso, l'Italia finisce per essere la prima "vittima" degli arrivi incontrollati di prodotto asiatico. Secondo Coldiretti e Filiera Italia qualsiasi altra soluzione che non preveda il blocco automatico delle importazioni non sarebbe utile alla tutela del settore e, pertanto, la presenza della clausola automatica deve rappresentare la condizione base per la chiusura dell'accordo di trilogo. Una posizione ribadita anche in una lettera inviata dal presidente Ettore Prandini e dall'amministratore delegato Luigi Scordamaglia ai ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani e al ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che già in passato si sono impegnati più volte a sostegno dell'applicazione del principio di reciprocità, per il rispetto delle regole a livello di sicurezza alimentare, tutela dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori. L'auspicio è quello di creare un blocco con i rappresentanti degli altri Stati Membri produttori di riso (Spagna, Portogallo, Francia, Grecia Ungheria e Bulgaria) per portare il Consiglio Ue sulle posizioni già espresse dall'europarlamento.

Un effetto degli squilibri causati dalla scomparsa di sistemi alimentari costruiti "dal basso" e fondati sull'agricoltura familiare che vanno sostenuti e rilanciati. In molti Paesi tali sistemi non sono più in grado di produrre e distribuire cibo sufficiente a sfamare una popolazione globale in crescita e di soddisfare le esigenze nutrizionali a partire da quelle dei più piccoli, garantendo un accesso equo e di operare in modo sostenibile. Un passo importante viene dalla World Farmers Markets Coalition che è uno dei dieci programmi della Fao selezionati nell'ambito del progetto di Food Coalition con l'obiettivo di sostenere i mercati contadini nei diversi continenti per favorire reddito e occupazione e combattere la fame attraverso la diffusione di un modello di sviluppo economico ambientale e sociale sostenibile basato sulla filiera corta e il supporto all'agricoltura familiare, la promozione del cibo locale e l'emancipazione degli agricoltori, in particolare delle donne e dei giovani.

Il tema dell'alimentazione fotografa anche un mondo spaccato in due tra i Paesi poveri che dove il problema è la fame e quelli più ricchi, dove a minacciare la salute delle giovani generazioni sono spesso i disturbi alimentari, dall'obesità all'anoressia. Un fenomeno legato soprattutto all'abbandono dei principi della Dieta Mediterranea e alla diffusione di cibi spazzatura ultraprocessati. Proprio per aiutare i giovani a prevenire i disturbi alimentari nell'infanzia e nell'adolescenza e a favorire un'alimentazione sana e equilibrata è stato avviato un progetto di raccolta fondi e comunicazione sociale dal titolo "Il Cibo è amico", promosso da Campagna Amica e Fondazione Bambino Gesù. L'obiettivo è la realizzazione e lo sviluppo del Centro per lo Studio dei disturbi del comportamento alimentare in età pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù. Ma nelle scuole è attiva anche l'Educazione alla Campagna Amica – conclude Coldiretti - che ogni anno permette a mezzo milione di bambini di apprendere i principi della sana alimentazione.