Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce
Il tema per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
mercoledì 11 gennaio 2017
17.45
La Chiesa celebra la 103ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, in calendario domenica 15 Gennaio 2017, occasione favorevole per considerare un fenomeno che tocca tutto il nostro Paese ma interpella la coscienza di tutti credenti e non. Con il tema "Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce", il Santo Padre vuole focalizzare l'attenzione sui più piccoli tra i piccoli. Spesso, i bambini arrivano soli nei Paesi di destinazione, non sono in grado di far sentire la propria voce e diventano facilmente vittime di gravi violazioni dei diritti umani. Solo in Italia, tra gennaio e giugno 2016, sono 5222 i minori stranieri non accompagnati dichiarati "scomparsi". Per questo il Papa invita ad un concreto impegno nella protezione, difesa dei minori, poiché la vulnerabilità data da indigenza, assenza di mezzi di sussistenza, li rende più fragili, spesso invisibili. Il grido dell'umanità continua a farsi sentire nelle molte tragedie di carestie, disastri ecologici, genocidi, guerre, Noi invece ci nascondiamo dietro la carità facile, quella che poggia sull'emozione che dura poco e dal facile sms da un euro. Diamo accoglienza estiva ai bambini di altri Paesi, ma forse non ci fa problema il turismo sessuale o l'acquisto di organi dei bambini del Terzo Mondo per guarire i nostri ragazzi. In questo momento storico particolare dove si sta perpetrando il "nuovo olocausto" tutti indistintamente siamo chiamati come cittadini pubblici e civili a non rimanere indifferenti, sordi, apatici ma ad accogliere per un "dovere morale", inscritto nelle nostre coscienze erranti di uomini e donne. Il dovere, delle volte, violenta la vita di uomini e donne ma l'accoglienza violenta ugualmente. Violenta nel momento in cui ti trovi di fronte giovani migranti solcati nel volto dal dolore, dalla fatica dove nei loro occhi possiamo scorgere il loro bagaglio ossia 'il travaglio di un esistenza', si perché solo quello portano sulle nostre rive, e come uomo prima e come prete poi sento l'obbligo di custodirlo, perché nel bagaglio si porta sempre qualcosa di personale, di intimo e loro portano la vita.
Don Geremia Acri
Don Geremia Acri