Storia e dintorni
I piedi non puzzano di sudore, ma profumano di libertà
Le pezze da piedi dai soldati del ‘900 ai contadini
mercoledì 24 ottobre 2018
23.42
Le pezze da piedi non sono stracci, ma panni di cotone che avvolgevano i piedi dei Militari nell'800 e nel '900 e che fungevano da calze. L'etimologia di "pezza" riconduce al XIII secolo, al latino volgare "petia" di origine celtica, "pettia" (ritaglio). Le pezze da piedi dei Militari delle Guerre mondiali, dei contadini nei campi, evocate nel componimento "Dignità di pezze da piedi" ci accostano alla parte più infima del corpo umano, ai piedi, simbolo di libertà nel cammino dell'uomo, sede dei meridiani neurologici della testa. I piedi non puzzano di sudore, ma profumano di libertà, raffigurati nell'arte e nella letteratura e accostarsi ai piedi dell'altro per lavarli, per ungerli di aroma di olio di Nardo come fu fatto a Betania al divino Maestro Gesù (Gv. 12, 1-7), è un atto di sevizio e di amore. Ci accostiamo perciò ai piedi dei Militari delle trincee della Grande Guerra; ci chiniamo per fasciarli con le pezze bianche di cotone al Bersagliere del Calendario dell'Esercito.
Salute a Te, Bersagliere anonimo del 1915, al servizio della Patria sotto le Armi, in cammino a piedi sui monti o in piedi in trincea. Ci accostiamo e ci chiniamo ai piedi dei Caduti in Guerra, per riporre le pezze da piedi sotto i piedi nudi, come sudario nella bara della terra, nella sepoltura della memoria. Ci accostiamo ai piedi dei Militari della Guerra mondiale del 1940; ci chiniamo ai piedi dei Soldati "sbandati" dopo l'Armistizio del 1943 e deportati prigionieri nei Campi nazisti di lavoro coatto. Ci chiniamo ai piedi dei Soldati deportati prigionieri per lavare le loro pezze da piedi e stenderle sul filo spinato, incuranti dei soldati tedeschi che dalla torretta possono sparare per divieto di libertà.
Salute a Te, Giuseppe Trevisan, mentre compi cento anni a Monselice di Padova, seduto, racconti e scrivi le pezze da piedi stese al sole sul filo spinato dello Stammlager XVII A, che oggi Museo Kaisersteinbruch, "ponte di pietra del Kaiser", ha inviato foto e pensieri di Pace agli Studenti del Liceo Enrico Fermi di Canosa.
Ci accostiamo e ci chiniamo ai piedi dei nostri padri contadini in tutte le terre d'Italia, come ricordo da bambino nelle mani di mio padre, per fasciare i piedi prima dell'alba verso il lavoro nei campi, nel sudore della terra, dove il biblico "sudore della fronte" si fondeva al sudore dei piedi, che stanchi ritornavano a casa accolti da noi figli per stare a tavola insieme. Salute a Te, mio caro papà Giovanni, mentre vesti le pezze da piedi per il lavoro nei campi. Salute a Te, cara mamma Rosetta, volata in cielo, che prendevi le pezze da piedi sudate e macchiate di terra per lavarle a mano e stenderle al sole nel cortile scoperto di casa.
Il senso figurato nei detti popolari viene riportato dall'Enciclopedia TRECCANI alla voce «pezza da piedi»: conferimento a persona che non conti nulla e che venga trattata senza il minimo rispetto: trattare qualcuno come una pezza da piedi. Lo stesso significato lo conosciamo nel nostro detto di paese, a Canosa di Puglia, nel Napoletano, ma anche nel Veneto, traslato dall'usanza dei Militari alla vita dei Campi, ma noi abbiamo voluto dare «dignità» a questi panni dei piedi, intitolando un componimento «Dignità di Pezze da piedi», che nell'oblio del tempo dopo un secolo di storia, sono state riportate dal Calendario storico 2018 dell'Esercito, nella fotografia del Bersagliere con le Pezze da Piedi, trasmessa dallo Stato Maggiore del'Esercito Italiano – V Reparto Affari Generali, nel dialogo culturale con il Tenente Colonnello Nicola Castello e con il Colonnello Ivan Cioffi. La nota di condivisione per le commemorazione della Grande Guerra ha apprezzato "la rievocazione attenta e consapevole dei fatti e del vissuto dei nostri Soldati", incontrando "il favore ed il commosso apprezzamento dell'Esercito verso chi "ob amorem patriae" commemora ed onora i Caduti per il nostro Paese".
"Il bel componimento", trasmesso al MIUR è stato stimato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con nota del Quirinale del 16 Ottobre nell'aver "valorizzato l'enorme sacrificio compiuto dalle generazioni protagoniste nella Prima Guerra Mondiale". Il componimento è stato anche condiviso e acquisito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Il componimento è stato condiviso e firmato anche dall'ANCRI BAT Canusium, Associazione dei Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana, con il Presidente Cav. Cosimo Sciannamea.
Penso e scrivo, ritorno indietro nel tempo e rivedo, e rivivo pezze che ci educano i piedi e le mani. Al posto delle nere trincee di polvere da sparo; al posto del filo spinato dei Campi Lager nazisti; al posto dei solchi di terra bagnati di sudore, mi piace immaginare un verde tappeto fiorito, con i versi del poeta d'Annunzio alla madre: « Che proveresti tu se ti fiorisse / la terra sotto i piedi, all'improvviso?». E questo oggi è possibile farlo accadere con le mostre mani di lavoro, con la nostra anima di amore e di pace, con i nostri piedi di storia e di bellezza. E Tu, cosa proveresti? La mia voce qui resta incompiuta...
Video di Giuseppe Trevisan: https://youtu.be/65ViYfCrpYw https://youtu.be/bN1BIXh5-AI
Opera di Prof. Camillo Trevisan e del collaboratore Sabino Mazzarella.
maestro Cav. Giuseppe Di Nunno
Salute a Te, Bersagliere anonimo del 1915, al servizio della Patria sotto le Armi, in cammino a piedi sui monti o in piedi in trincea. Ci accostiamo e ci chiniamo ai piedi dei Caduti in Guerra, per riporre le pezze da piedi sotto i piedi nudi, come sudario nella bara della terra, nella sepoltura della memoria. Ci accostiamo ai piedi dei Militari della Guerra mondiale del 1940; ci chiniamo ai piedi dei Soldati "sbandati" dopo l'Armistizio del 1943 e deportati prigionieri nei Campi nazisti di lavoro coatto. Ci chiniamo ai piedi dei Soldati deportati prigionieri per lavare le loro pezze da piedi e stenderle sul filo spinato, incuranti dei soldati tedeschi che dalla torretta possono sparare per divieto di libertà.
Salute a Te, Giuseppe Trevisan, mentre compi cento anni a Monselice di Padova, seduto, racconti e scrivi le pezze da piedi stese al sole sul filo spinato dello Stammlager XVII A, che oggi Museo Kaisersteinbruch, "ponte di pietra del Kaiser", ha inviato foto e pensieri di Pace agli Studenti del Liceo Enrico Fermi di Canosa.
Ci accostiamo e ci chiniamo ai piedi dei nostri padri contadini in tutte le terre d'Italia, come ricordo da bambino nelle mani di mio padre, per fasciare i piedi prima dell'alba verso il lavoro nei campi, nel sudore della terra, dove il biblico "sudore della fronte" si fondeva al sudore dei piedi, che stanchi ritornavano a casa accolti da noi figli per stare a tavola insieme. Salute a Te, mio caro papà Giovanni, mentre vesti le pezze da piedi per il lavoro nei campi. Salute a Te, cara mamma Rosetta, volata in cielo, che prendevi le pezze da piedi sudate e macchiate di terra per lavarle a mano e stenderle al sole nel cortile scoperto di casa.
Il senso figurato nei detti popolari viene riportato dall'Enciclopedia TRECCANI alla voce «pezza da piedi»: conferimento a persona che non conti nulla e che venga trattata senza il minimo rispetto: trattare qualcuno come una pezza da piedi. Lo stesso significato lo conosciamo nel nostro detto di paese, a Canosa di Puglia, nel Napoletano, ma anche nel Veneto, traslato dall'usanza dei Militari alla vita dei Campi, ma noi abbiamo voluto dare «dignità» a questi panni dei piedi, intitolando un componimento «Dignità di Pezze da piedi», che nell'oblio del tempo dopo un secolo di storia, sono state riportate dal Calendario storico 2018 dell'Esercito, nella fotografia del Bersagliere con le Pezze da Piedi, trasmessa dallo Stato Maggiore del'Esercito Italiano – V Reparto Affari Generali, nel dialogo culturale con il Tenente Colonnello Nicola Castello e con il Colonnello Ivan Cioffi. La nota di condivisione per le commemorazione della Grande Guerra ha apprezzato "la rievocazione attenta e consapevole dei fatti e del vissuto dei nostri Soldati", incontrando "il favore ed il commosso apprezzamento dell'Esercito verso chi "ob amorem patriae" commemora ed onora i Caduti per il nostro Paese".
"Il bel componimento", trasmesso al MIUR è stato stimato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con nota del Quirinale del 16 Ottobre nell'aver "valorizzato l'enorme sacrificio compiuto dalle generazioni protagoniste nella Prima Guerra Mondiale". Il componimento è stato anche condiviso e acquisito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Il componimento è stato condiviso e firmato anche dall'ANCRI BAT Canusium, Associazione dei Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana, con il Presidente Cav. Cosimo Sciannamea.
Penso e scrivo, ritorno indietro nel tempo e rivedo, e rivivo pezze che ci educano i piedi e le mani. Al posto delle nere trincee di polvere da sparo; al posto del filo spinato dei Campi Lager nazisti; al posto dei solchi di terra bagnati di sudore, mi piace immaginare un verde tappeto fiorito, con i versi del poeta d'Annunzio alla madre: « Che proveresti tu se ti fiorisse / la terra sotto i piedi, all'improvviso?». E questo oggi è possibile farlo accadere con le mostre mani di lavoro, con la nostra anima di amore e di pace, con i nostri piedi di storia e di bellezza. E Tu, cosa proveresti? La mia voce qui resta incompiuta...
Video di Giuseppe Trevisan: https://youtu.be/65ViYfCrpYw https://youtu.be/bN1BIXh5-AI
Opera di Prof. Camillo Trevisan e del collaboratore Sabino Mazzarella.
maestro Cav. Giuseppe Di Nunno