Le virtù umane e spirituali del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna.
Una Santa Messa per ricordarle
lunedì 1 gennaio 2018
17.42
Uno degli appuntamenti più importanti che vedono coinvolti il popolo di Dio all'inizio del nuovo anno è senza dubbio il giorno 2 gennaio. Da 66 anni ininterrottamente nella Chiesa Cattedrale di Andria(BT) si celebra una Santa Messa per ricordare le virtù umane e spirituali del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna. Le cronache del tempo raccontano che il 2 gennaio 1952 alle ore 14.23, Frà Giuseppe Di Donna intraprendeva un nuovo cammino, quello dell'incontro con Cristo, buon Pastore. Dopo pochi minuti la notizia si diffuse in città, nella Diocesi di Andria e tutti accorsero per pregare, per piangere per la sua perdita ed esultare perché lasciava questa terra ed entrava nella casa del Padre un santo. Nei giorni seguenti "la nostra chiesa Cattedrale era gremita di gente che acclamava il Vescovo Santo".
La biografia riporta che Giuseppe Di Donna, ultimo di nove figli, nacque a Rutigliano(BA) il 23 agosto 1901, da una famiglia benestante. La madre, che aveva quarantaquattro anni ed era già nonna, ebbe una gravidanza difficile e lo affidò al Signore prima ancora che nascesse. Fu battezzato nella Chiesa Madre del paese dove, dieci anni dopo, durante la Quaresima, il ragazzo conobbe un religioso trinitario e decise di seguirne le orme. Intelligente ed educato, amante della cultura religiosa anche per merito di un fratello sacerdote, a undici anni entrò nel Collegio Trinitario di Palestrina. Nel 1916 fu inviato a Livorno, per il noviziato, e prese il nome di Frate Giuseppe della Vergine. Ultmò gli studi di filosofia e teologia a Roma presso il Collegio di S. Crisogono di Trastevere con la nomina di "maestro degli studenti professi" per le sue doti non comuni. Fu ordinato sacerdote e gli venne affidato l'insegnamento nelle classi superiori del ginnasio. Il 4 giugno del 1926, non ancora venticinquenne, Fra' Giuseppe decise, assieme a quattro confratelli, di partire per il Madagascar, a Miarinarivo, con lo scopo di portare aiuto e conforto alle popolazioni locali e annunciare la Parola di Dio.
L'affabilità, il costante buon umore grazie ad un instancabile apostolato fecero di lui un santo missionario in mezzo a tanta povertà, a malattie (tra le quali la peste bubbonica) che si trovò a dover risolvere persino alcune ostilità governative. Le lettere che scrisse durante quegli intensi anni sono oggi pubblicate in due volumi. Padre Di Donna tornò in patria dopo tredici anni e il 31 marzo 1940 fu consacrato Vescovo a Roma. Un mese dopo prese possesso della Diocesi di Andria che guidò per dodici anni, fino alla morte. Fu sempre a fianco degli ultimi, in particolare delle masse popolari sfiancate dalla guerra e dei contadini fruttati dai grandi proprietari terrieri. La povertà era ovunque e le lotte sociali violente. Il fedele servo del Signore fu guida saggia per tutta la Diocesi, ai poveri arrivò a dare i propri beni. Benevolo e forte al tempo stesso, fu un autentico operatore di pace sociale. Raccomandò ai sacerdoti l'insegnamento del catechismo, promosse in tutte le parrocchie l'Azione Cattolica, costituì un'Opera Diocesana per le Vocazioni, appoggiò le Pontificie Opere Missionarie e le ACLI. Coraggiosamente scrisse la lettera pastorale "L'edificio sociale" nel difficile momento post fascista. Il suo operato era d'esempio alle altre diocesi pugliesi. Amò molto la preghiera, con una particolare devozione per la Madonna e un grande amore verso la Chiesa e il Papa. Colpito da un male incurabile, che sopportò con cristiana ed esemplare rassegnazione, Monsignor Di Donna spirò il 2 gennaio 1952. Il vescovo amante dei poveri fu acclamato santo dal suo popolo per la straordinaria spiritualità e umiltà. Dal 3 luglio 2008 Mons. Giuseppe Di Donna è Venerabile.
La biografia riporta che Giuseppe Di Donna, ultimo di nove figli, nacque a Rutigliano(BA) il 23 agosto 1901, da una famiglia benestante. La madre, che aveva quarantaquattro anni ed era già nonna, ebbe una gravidanza difficile e lo affidò al Signore prima ancora che nascesse. Fu battezzato nella Chiesa Madre del paese dove, dieci anni dopo, durante la Quaresima, il ragazzo conobbe un religioso trinitario e decise di seguirne le orme. Intelligente ed educato, amante della cultura religiosa anche per merito di un fratello sacerdote, a undici anni entrò nel Collegio Trinitario di Palestrina. Nel 1916 fu inviato a Livorno, per il noviziato, e prese il nome di Frate Giuseppe della Vergine. Ultmò gli studi di filosofia e teologia a Roma presso il Collegio di S. Crisogono di Trastevere con la nomina di "maestro degli studenti professi" per le sue doti non comuni. Fu ordinato sacerdote e gli venne affidato l'insegnamento nelle classi superiori del ginnasio. Il 4 giugno del 1926, non ancora venticinquenne, Fra' Giuseppe decise, assieme a quattro confratelli, di partire per il Madagascar, a Miarinarivo, con lo scopo di portare aiuto e conforto alle popolazioni locali e annunciare la Parola di Dio.
L'affabilità, il costante buon umore grazie ad un instancabile apostolato fecero di lui un santo missionario in mezzo a tanta povertà, a malattie (tra le quali la peste bubbonica) che si trovò a dover risolvere persino alcune ostilità governative. Le lettere che scrisse durante quegli intensi anni sono oggi pubblicate in due volumi. Padre Di Donna tornò in patria dopo tredici anni e il 31 marzo 1940 fu consacrato Vescovo a Roma. Un mese dopo prese possesso della Diocesi di Andria che guidò per dodici anni, fino alla morte. Fu sempre a fianco degli ultimi, in particolare delle masse popolari sfiancate dalla guerra e dei contadini fruttati dai grandi proprietari terrieri. La povertà era ovunque e le lotte sociali violente. Il fedele servo del Signore fu guida saggia per tutta la Diocesi, ai poveri arrivò a dare i propri beni. Benevolo e forte al tempo stesso, fu un autentico operatore di pace sociale. Raccomandò ai sacerdoti l'insegnamento del catechismo, promosse in tutte le parrocchie l'Azione Cattolica, costituì un'Opera Diocesana per le Vocazioni, appoggiò le Pontificie Opere Missionarie e le ACLI. Coraggiosamente scrisse la lettera pastorale "L'edificio sociale" nel difficile momento post fascista. Il suo operato era d'esempio alle altre diocesi pugliesi. Amò molto la preghiera, con una particolare devozione per la Madonna e un grande amore verso la Chiesa e il Papa. Colpito da un male incurabile, che sopportò con cristiana ed esemplare rassegnazione, Monsignor Di Donna spirò il 2 gennaio 1952. Il vescovo amante dei poveri fu acclamato santo dal suo popolo per la straordinaria spiritualità e umiltà. Dal 3 luglio 2008 Mons. Giuseppe Di Donna è Venerabile.