In me non c’è che futuro

Il progetto con la Farmalabor S.r.l. tra gli estensori

mercoledì 24 gennaio 2018 23.44
Sarà presentato lunedì 29 gennaio 2018, presso la Casa Circondariale di Foggia, il progetto "In me non c'è che futuro", nato dalla collaborazione tra l'azienda farmaceutica Farmalabor S.r.l, il provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria per le regioni Puglia e Basilicata, la Cooperativa sociale "Pietra di scarto" e l'Istituto penitenziario foggiano. Il progetto nasce con un obiettivo preciso: dare un'opportunità di riscatto sociale e personale ai detenuti, al fine di rendere educativa l'esperienza della reclusione. Ai detenuti verrà data la possibilità di sviluppare in loco competenze legate alla produzione farmaceutica che, oltre a restituire dignità personale e professionale, possono rappresentare uno strumento fondamentale per il reinserimento nel mercato del lavoro. Dopo una fase iniziale di formazione tecnica, le risorse si dedicheranno all'allestimento di packaging farmaceutico in un locale attrezzato all'interno del carcere. I prodotti finiti saranno contrassegnati con un apposito bollino, in modo da informare la clientela sull'iniziativa sociale e sensibilizzare l'opinione pubblica sul reinserimento dei detenuti nel mercato del lavoro

Il programma della giornata prevede: alle ore 11,00, i saluti istituzionali e taglio del nastro; ore 11,15 interverrà il dott. Carmelo Cantone (Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria di Puglia e Basilicata) su "Prevenzione speciale: un'opportunità per i detenuti e per il territorio"; ore 11,30 dott.ssa Rosa Musicco (Direttore Casa Circondariale di Foggia) su "Finalità e step di realizzazione del progetto "In me non c'è che futuro" ; ore 11,45 dott. Pietro Fragrasso (Presidente Cooperativa sociale "Pietra di scarto") su "La lotta alla criminalità parte dal basso: le esperienze della Cooperativa"; alle ore 12,00, interverrà il dott. Sergio Fontana (Amministratore unico Farmalabor s.r.l.) su "Responsabilità sociale d'impresa: il caso pugliese".