Coronavirus: “Momento disastroso anche per il settore moda”

Le dichiarazioni di Claudio Sinisi, Presidente Confcommercio di Andria

domenica 27 dicembre 2020 17.33
Saracinesche abbassate alla vigilia di Natale, rialzate tra qualche giorno e poi di nuovo giù. Nell'altalena tra la zona rossa ed arancione, la "botta" di fine anno la subiscono anche gli esercenti del settore moda, abbigliamento e calzature, dopo mesi di calo nelle vendite. Forse, qualche insegna neanche si accenderà più da gennaio. Non sono solo delle sensazioni ma ci sono situazioni certificate da stime di FedermodaItalia-Confcommercio che a livello nazionale calcola una flessione di fatturati delle imprese del settore pari ad oltre 20 miliardi di euro. Da un lato l'e-commerce, dall'altro la mancanza di cerimonie ed eventi, tanti i fattori che stanno facendo sì che i negozi del fashion siano meno frequentati degli anni passati. E poi c'è l'anticipo dei saldi di fine stagione che non ha contribuito a invogliare gli acquisti pre-natalizi.

"I consumi sono rallentati anche a causa della preoccupazione per le misure restrittive del Decreto di Natale. Così abbiamo perso anche le entrate della vigilia e perderemo quelle di fine anno. Senza parlare del fatto che molti hanno deciso di attendere i saldi che da essere vendite di fine stagione quest'anno saranno l'unico momento di introiti per molti commercianti. Saldi che dovrebbero partire il 5 gennaio in Puglia, giorno di chiusura perché in zona rossa!", osserva Claudio Sinisi, presidente Confcommercio di Andria. "Se il 2020 è un anno da dimenticare, questa fine d'anno è la botta finale anche per il settore moda. È vero che i negozi sono stati aperti ma qual è stato il loro giro d'affari da inizio stagione? Hanno fatto investimenti per approvvigionarsi di merce che non sanno se e quando venderanno. Forse qualcosa si muoverà nei saldi ma sarà sicuramente marginale. Così non si vive, per questo chiediamo che anche per il comparto del fashion il Governo preveda moratorie e ristori. Tutte le categorie stanno subendo le conseguenze disastrose di questa emergenza, le nostre imprese di vicinato sono quelle che stanno pagando forse il prezzo più salato della crisi e nonostante tutto si sono impegnate ad addobbare le vetrine, a diffondere ottimismo con un sorriso dietro la mascherina e ad adeguarsi alla situazione sbarcando sui social o utilizzando applicazioni per stare vicino ai propri clienti. Ma ora c'è bisogno di alto, ora servono concrete misure di sostegno alle perdite, altrimenti la situazione sarà difficilmente recuperabile", conclude Sinisi.