Chiusura Ostetricia: il sindaco Ernesto La Salvia “si trovino i denari necessari per garantire la funzione della struttura”

"Ed ancora una volta si rischia la chiusura non per ragioni tecniche ed organizzative, ma per motivi esclusivamente economici”. "Pare che sia stato rivisto l'impegno preso dalla politica regionale"

lunedì 15 luglio 2013 13.03
A cura di Francesca Lombardi
"Si trovino i denari necessari per garantire la funzione del reparto di Ostetricia di Canosa". È quanto afferma il sindaco Ernesto La Salvia a proposito della paventata chiusura del Punto nascita dell'ospedale di Canosa di Puglia, disposta dalla Regione e dalla Asl Bat.

"Pare che sia stato rivisto l'impegno preso dalla politica regionale- sottolinea il primo cittadino - e, attraverso questa, anche dalla direzione aziendale della Asl/Bat, a mantenere attivo il "Punto nascita" del Poliambulatorio di Canosa. Ed ancora una volta si rischia la chiusura non per ragioni tecniche ed organizzative, ma per motivi esclusivamente economici".

"La promessa espressa tempo fa dalla Regione di mantenere aperta la locale sezione di Ostetricia - prosegue La Salvia - é stata motivata dalle incapacità evidenziate e presenti nelle divisioni corrispondenti degli ospedali di Andria e Barletta: la prima, infatti, deve essere ristrutturata (alla faccia dell'ospedale di riferimento!), la seconda è già al massimo delle potenzialità geografiche e di personale. A dimostrazione di quanto affermato, sussiste una comunicazione del 13 luglio della Direzione sanitaria di Barletta che, a firma di un ginecologo di quel nosocomio, chiede agli altri ospedali limitrofi di non inviare nessuna altra paziente a Barletta, a causa del soprannumero dei posti occupati (ben 28 su 24, 4 in più della capacità del reparto). La struttura di Andria, inoltre, necessita di lavori di ristrutturazione, in previsione di un impensabile aumento del carico di lavoro".

"Tuttavia, una comunicazione del direttore del dipartimento "Materno infantile" sposta 2 ostetriche da Canosa a Barletta per grave carenza di personale. Ma non sposta le pazienti in gravidanza. L'ho detto più volte - afferma il sindaco di Canosa - : non si improvvisa un così radicale ridimensionamento della sanità senza rischiare (o far rischiare) il default funzionale e la salute dei cittadini. C'è una "exit strategy" della Asl o solo pericolosa "improvvisazione" di fronte a sempre nuove criticità?
A Canosa sono stati mantenuti i rianimatori, ma non ci sono ancora i "promessi" ginecologi; i chirurghi non coprono tutti i turni previsti, a causa della loro esiguità numerica; abbiamo pediatri convenzionati, pagati più degli ospedalieri per i turni pomeridiani di festivi e prefestivi, ma non abbiamo pediatri per le partorienti o i neonati da ricoverare; l'ospedale deve mandare le persone in ferie ma "dobbiamo chiudere" per mancanza di personale; siamo ossessionati dal mantenere in sicurezza le divisioni, ma prevediamo trasferimenti delle gestanti a termine "in sicurezza", senza ginecologo e chissà verso quale ospedale".

"Forse è il momento di una radicale presa di posizione. La Politica se non è confronto sui dati e sulle necessità dei cittadini, viene vissuta dalla gente come "violenza ingiustificata" ed i Direttori Generali vengono visti come 'boia' taglia teste. Sappiamo bene che la giustificazione esiste: è il fallimento della politica economica degli ultimi 20 anni. Ma almeno si abbia il coraggio di dire ai sindaci: "siamo falliti", non c'è denaro per assicurare cure adeguate ai cittadini. "Arrangiatevi", come avrebbe detto Antonio De Curtis. E nessun tecnicismo può non fare i conti con questo dato.


Ma "not in my name", come enunciò la Sinistra contraria alla macellazione dei giovani in Vietnam, per l'interesse delle multinazionali.
Ci sono politici capaci di prevedere e costruire carrozzoni dissipatori di denaro, inutili quanto dispendiosi, al fine di sistemare con stipendi certi qualche amichetto senza alcuna capacità; altri sono chiamati a mettere in ordine i conti "facendo le nozze con i fichi secchi". E tutti a dire che "è meglio che la struttura chiuda se non può dare risposte": però "purché non si portino i pazienti negli ospedali vicini, saturi ed implosi"! E quindi?
Si parla tanto dei "Lea" (Livelli essenziali di assistenza), che dovrebbero garantire la sicurezza del paziente e del personale; si parla di "pubblico servizio interrotto", e di "numero minimo di posti letto per residenti": in realtà si tratta solo di vuoto chiacchiericcio".

"Ci vuole un atto di coraggio: si trovino i denari necessari per garantire la funzione della struttura. Da dove? Da una corretta gestione delle risorse, prima di tutto
- afferma il primo cittadino di Canosa - . E poi, bisogna scegliere di "non avere paura" del confronto tra municipalità diverse. È necessario avere come unico interesse "le persone in difficoltà": è ciò che auspico succeda nell' "ombelico del mondo confuso" che è Bari. Perché forse la chiusura della struttura di Lucera (solo per fare un esempio) non può essere confrontata con quella di Canosa, per popolazione residente, ospedalità limitrofa (si trova a due passi da Foggia) e quant'altro si voglia".

"E se non si riuscirà a mediare tutto questo - conclude -, non c'è che una strada da perseguire: rivedere le ragioni di una richiesta di rappresentatività, che, se concretizza risposte non condivise o addirittura pericolose per la salute dei cittadini, merita 'forse' un passo indietro: esserci per forza, non lo ha ordinato il medico questa volta"!


ufficio stampa
Francesca Lombardi