La norma sul caporalato:forti timori per le aziende

Interviene Confagricoltura Bari

venerdì 21 ottobre 2016 15.17
La recente approvazione, da parte della Camera dei deputati, della Legge per il contrasto del caporalato evidenzia, ancora una volta, come la gestione delle normative che riguardano il lavoro, soprattutto agricolo, risenta di stati umorali che nulla hanno a che vedere con la reale necessità, espressa tanto dai lavoratori quanto dalle aziende, di reprimere le forme delinquenziali del caporalato e dare chiarezza e certezze a quanti vogliono lavorare nella legalità e con tranquillità. La nuova normativa non opera distinzioni tra i "caporali" e le aziende che ne utilizzano i servigi e quanti, invece, commettono infrazioni anche lievi alle regole contrattuali; l'estrema discrezionalità di valutazione del reato, concessa agli organi di controllo, espone tutte le aziende ad azioni punitive che vanno dall'arresto immediato alla confisca dei beni compreso il frutto pendente. Tra l'altro, dulcis in fundo, non viene nemmeno chiarito a fondo il ruolo delle agenzie interinali, soprattutto non viene chiarito quali sono le garanzie di regolarità che tali strutture debbano dare agli imprenditori che ad esse si rivolgono per il reperimento di manodopera soprattutto nelle grandi campagne. Confagricoltura Bari aveva già espresso le sue preoccupazioni, legate all'approvazione della norma, sia attraverso le pagine dei quotidiani che con note inviate a parlamentari pugliesi di tutti i partiti politici: risultato zero. Il solo gruppo di COR si è astenuto ed ha dato voce, in aula, a quanto sottolineato dalla nostra Organizzazione.

L'operatività della normativa, purtroppo, non lascia possibilità di scelta: Confagricoltura Bari ha chiesto la sospensione temporanea della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro degli operai agricoli, nelle more di una riflessione e di un approfondimento dei riflessi che la nuova normativa potrà avere sulla futura contrattazione di settore; le aziende saranno costrette ad adottare, per la campagna in corso, piani colturali tendenti all'estensivizzazione delle colture; le aziende saranno costrette alla completa meccanizzazione delle operazioni colturali, anche attraverso convenzioni ed accordi collettivi con il mondo del contoterzismo, riducendo al massimo l'impiego di manodopera, pur consapevoli di rinunziare, così, a buona parte delle tradizioni contadine che da sempre sono alla base di buona parte dell'agricoltura pugliese. La ricaduta negativa sugli indici occupazionali sarà il risultato di scelte scellerate e di volontà sorde ad ogni ragione. Riteniamo che il "controllo della fase attuativa della legge", per quanto convincenti possano essere le rassicurazioni degli organismi governativi, sfuggirà a qualsiasi possibilità di gestione, stante la soggettività valutativa conferita ad ogni agente, di varie forze ed enti che partecipano alle verifiche aziendali, senza alcuna reale possibilità di coordinamento né di interferenza persino da parte degli stessi superiori in grado. Il rischio, quindi, è che una semplice errata valutazione di criticità aziendali possa portare alle conseguenze più gravi quali l'arresto e la confisca. La nostra Organizzazione porrà in essere tutte le iniziative sindacali perché, LEGISLATIVAMENTE, si trovino elementi correttivi concreti alle storture introdotte da questa normativa, che non sarebbe corretto definire balorda nelle intenzioni ma lo è nei fatti.
Michele Lacenere, presidente Confagricoltura Bari