Storia e dintorni

Recensione dell’Epistolario di Padre Antonio Maria Losito

Curato da Don Mario Porro e prof. Michele Allegro

Un'opera monumentale, un lavoro enciclopedico: è questa la prima immediata impressione che si ricava dalla lettura dell'Epistolario di Padre Antonio Maria Losito – Devotissimo Servo in Gesù Cristo. Epistolario curato da don Mario Porro e dal prof. Michele Allegro per la causa di beatificazione di Padre Antonio, missionario redentorista nato a Canosa di Puglia il 16 dicembre 1838.

Lavoro monumentale, perché sono ben 782 le lettere scritte da Padre Antonio e pubblicate, in 2 volumi, nell'Epistolario
Lavoro enciclopedico perché don Mario Porro e il prof. Allegro non si limitano alla pubblicazione delle lettere ma di ogni singola missiva ci forniscono, laddove possibile, non solo la storia del destinatario ma anche tutta una serie di informazioni utili a comprenderne il significato grazie ad un ricchissimo apparato informativo corredato di note a piè di pagina.

Per fare un esempio, l'Epistolario è strutturato come i testi di studio della Divina Commedia, dove oltre al testo, in fondo alla pagina, le note consentono al lettore di meglio comprenderne il significato approfondendone anche gli aspetti storici.

Così l'Epistolario si presenta ricchissimo di criteri ecdotici adottati: dall'indicazione del destinatario al regesto della lettera, dalle varie formalità iniziali e finali sino alle già accennate note a piè di pagina.

La maggior parte delle lettere pubblicate riguarda l'attività amministrativa del Padre Redentorista - Padre Antonio fu infatti nominato Rettore del Collegio di Sant'Alfonso a Pagani nel 1907 e nel 1909 divenne Provinciale dei Redentoristi sino al 1912 - dalle quali traspaiono sempre la profonda fede e ricchezza spirituale di Padre Antonio.

Ma tante lettere riguardano anche la città di Canosa: mai infatti Padre Losito si allontanò dalla sua città e dai suoi concittadini; anzi dalle lettere appare tutto il profondo attaccamento di Padre Antonio alla sua città: decine le lettere di esortazione ed incoraggiamento ai fedeli di tutte le classi sociali che a lui si rivolgevano, molte le lettere con le autorità locali, come quelle con i vari sindaci di Canosa. Non è un caso infatti che ogni volta che Padre Antonio tornava in missione nella sua città, ad attenderlo e a seguirlo vi trovava sempre migliaia di cittadini come avvenne in occasione del suo ritorno a Canosa nel 1905.

Ma fu alla Chiesa di Canosa e soprattutto alla Cattedrale di San Sabino che Padre Antonio dedicò una grandissima attenzione, perorandone la cause anche in alto loco.
Basti ricordare ad esempio, la "battaglia" di Padre Antonio per il completamento dei restauri della Cattedrale di San Sabino, i cui lavori, iniziati nel 1854, ancora all'inizio del secolo non erano stati completati. Perciò, Padre Losito si reca a Canosa nel 1905 - su richiesta delle autorità comunali e della Commissione Cittadina per l'opera del Duomo - per promuovere una raccolta fondi proprio per il completamento dei lavori: Padre Antonio si recherà lui personalmente di casa in casa per raccogliere le offerte.
Padre Antonio non mancherà mai poi di sollecitare e pungolare i lavori di restauro come farà in una lettera del 26 gennaio 1906 criticando velatamente la lentezza dei lavori che consumavano i soldi raccolti.

Sarà anche grazie alle richieste e all'interessamento di Padre Losito rivolte direttamente al Papa che la Chiesa di San Sabino otterrà nel 1916 il titolo di Cattedrale "ad honorem" con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale (ricorda don Mario che "il riconoscimento onorifico per il ruolo storico-ecclesiale svolto nella sua millenaria esistenza della sua cattedralità" è stato un modo per risanare le ingiustizie ecclesiastiche che l'antica diocesi canosina aveva subito sin dal 1089 e che si erano riconfermate nel 1818).

E ancora, come non ricordare l'autentica venerazione che Padre Antonio portava verso l'icona della Madonna della Fonte: Padre Antonio promuove nel 1914 una raccolta di offerte per fare incoronare con una corona d'oro la Madonna della Fonte con decreto del Capitolo Vaticano.

Dal punto di vista storico, mi sembra interessante segnalare al lettore alcune di queste missive che parlano anche della storia di Canosa tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900: quella dell'11 ottobre 1868 rivolta al Prefetto di Bari, con la quale Padre Antonio chiedeva l'autorizzazione per l'istituzione della Confraternita laicale di San Gioacchino: il compito era quello di assistere i moribondi e dare loro sepoltura. Canosa infatti nel 1868 era una città poverissima; scriveva Padre Antonio: "Grave scandalo avviene spesso nel nostro Municipio alla morte dei poveri. Le umane spoglie prive di vita, rimangono per larghe ore, e forse per giorni, insepolte". Spesso i familiari erano costretti a fare l'elemosina per il paese per raccogliere l'obolo della pietà. Perciò padre Antonio perorò fortemente la causa della Confraternita affinché potesse provvedere alla sepoltura dei defunti. Segno di una città poverissima.

Una nota invece di colore: Padre Antonio era seguitissimo dai suoi concittadini. Quello che diceva veniva preso alla lettera. Il 13 marzo 1907 scrive ai canosini di riunirsi a tarda sera nei pressi di San Sabino, lì iniziare il Rosario e ascoltare le Meditazioni lette dal sacerdote Domenico Iacobone; poi proseguire in processione da San Sabino a Piazza Colonna cantando e una volta giunti sotto la statua della Madonnina inginocchiarvisi. Poi far ritorno alle proprie case sempre cantando le Litanie.
Queste processioni notturne non autorizzate crearono parecchi problemi all'ordine pubblico. Infatti molte lettere di protesta giunsero al vescovo di Andria, Monsignor Staiti, nelle quali le persone erano definite "invasate".

L'Epistolario di Padre Antonio Maria Losito, curato da don Mario Porro e dal Prof. Michele Allegro è dunque un'opera enciclopedica che oltre a raccontare la vita del Servo di Dio, getta sempre spunti interessanti sulla storia della città di Canosa.


Francesco Morra
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