taralluci ubriachelli
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Storia e dintorni

I tarallucci “ubriachelli” della nonna

Gli “’mbriachìdde” di Canosa

Da casa mia, dalle mani di nonna Elena, sono approdati da tempo nel Veneto tramite i miei figli gli "'mbriachìdde", tarallucci fatti con farina, zucchero e vino bianco, nella ricetta di una tradizione gastronomica della nostra terra.Dopo il gustoso assaggio tra bambini e adulti mi hanno chiesto quale nome assegnare in italiano ed io ho indicato per rispondenza, "gli ubriachellli". Farina, zucchero e vino bianco negli ingredienti di base in una tradizione dolciaria che ritroviamo anche a Manfredonia, a confermare il legame di Canosa con la cultura e le tradizioni popolari dialettali culturali con la Capitanata. Ma ponendoci la ricerca etimologica e storica, elaborata nel 2015 nel mio libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del Dialetto canosino", abbiamo sfogliato le pagine documentali straordinaria da noi ritrovate sugli Annali della Viticoltura ed Enologia Italiana dell'Ing. Giambattista Cerletti, edito da Milano Civelli Editori nel 1873. L'opera già citata nel libro illustra un esame ed un catalogo effettuato dal Cerletti in visita nel territorio di Canosa sui vitigni e sui vini bianchi e rossi. Il Cerletti in seguito fonderà la Scuola pregevole di Viticoltura ed Enologia a Conegliano nel Veneto.

Nel Volume IV dell'opera viene riportata la "Viticoltura ed Enologia Pugliese in particolare del Circondario di Canosa" in otto pagine che andrebbero conosciute e riscoperte nella storia di ieri e di oggi, tra i vini rossi con il Nero di Troia di Canosa, con il vino Greco bianco scomparso e adottato dal Comune di Tufo, con vini che abbiamo ascoltato in dialetto, tramandati da nostri nonni della civiltà contadina. E proprio leggendo e studiando riscopriamo il vino bianco che dà l'appellativo ai tarallucci dolci col vino bianco nelle ricette della nonna. L'elenco degli Annali del Cerletti tra le uve e i vini bianchi di Canosa riporta al n. 14 "l'Ubbriachello", scritto con due b. Ecco ritrovato il vino bianco che ha dato origine nell'800 ai gustosi tarallucci dolci, dove il vino bianco conferisce un sapore unico e gustoso.

Ne abbiamo parlato nella visita del Ministro dei Beni Culturali a Canosa, davanti al Palazzo municipale con l'Assessore Lops, diligente e sensibile alla cultura dell'agricoltura. Lo abbiamo invitato a casa con il Sindaco: "Assessore venga a prendere un taralluccio a Casa mia" e così è avvenuto dall'alto di Giove Toro. Oggi pubblichiamo la pagina di studio consegnandola dalle mani delle ricette della nonna alla nostra tavola conviviale, trapiantandola anche al Nord e nel Veneto con le radici dei Pugliesi e dei Canosini. Dal Veneto mio figlio Davide, qualificato Dottore in Tecnologie Alimentari mi supporta con la conoscenza che l'alcool del vino a 72 gradi nel forno evapora, lasciando i componenti aromatici del vino. Li abbiamo offerti bagnati in the freddo fatto in casa con fettine di limone biologico e aromatizzato alla menta coltivata, da un'idea di mia nuora veneta Elisa: che buoni!

Sono Ubriachelli ma non ubriacano e quasi nell'etimologia storica dell'Enologia delle "amene colline" di Canosa visitate alla fine dell'800, ci viene di chiamarli "Ubbriachelli"!, come il nome del vitigno e del vino bianco. Ci sono anche le "ubriachelle romane", tarallini dolci con vino bianco, ma qui a Canosa di Puglia c'era il vino "ubriachello", censito negli Annali di Enologia Italiana. Impastiamo farina, zucchero e vino bianco, inforniamo, sforniamo e gustiamo da soli e nei momenti conviviali: sono gli .........Ubriachelli di Canosa! Sono gli "'mbriachìdde" della nonna!
Salute dal maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri)
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