Rimbocchiamoci le maniche
Rimbocchiamoci le maniche
Vita di città

Volemose bene

Per sentirsi insieme comunità responsabile e solidale

In dialetto romanesco "volemose bene" è un generico invito a convivere senza farsi del male, in nome di un compromesso che si traduce nell'occuparsi ognuno dei fatti propri, rassegnandosi a lasciar andare avanti le cose così come vanno. Non è questo il senso del titolo che ho voluto dare a questo mio articolo, al contrario esso si traduce in un appello a volersi veramente bene: come comunità cittadina, come cittadini di Canosa, per sentirsi insieme comunità responsabile, solidale e sussidiaria, erede di una grande passato, nelle quali affondano le radici di quello che dovremmo e dobbiamo essere, se vogliamo guardare il futuro con un po' di serenità. E' uno sport molto praticato quello di parlare male della città e dei suoi cittadini: "a Canosa non si può fare niente!"; "Canosa non esiste!"; "i canosini sono apatici, non sono imprenditori, non hanno voglia di lavorare!". Si potrebbero aggiungere altre espressioni dello stesso tipo, che è facile ascoltare nelle conversazioni di piazza, nelle famiglie come nelle associazioni, o nelle considerazioni che corrono anonime sul web, nelle patetiche dichiarazioni e nelle astiose accuse a cascata, spesso affidate a Facebook, diventato per alcuni lo "sfogatoio" per chi, non avendo il coraggio di parlare direttamente, incurante della grammatica e delle più elementari regole di sintassi, si lascia andare ad analisi, sospetti, offese vere e proprie, protetto dalla rete. Si ha la netta impressione che in queste generiche espressioni "l'accusato" - l'intera città o gruppi di cittadini o singole persone - appartenga ad un altro pianeta e che "l'accusatore", lui solo, sia capace di osservare tutto e tutti da lontano, restando totalmente immune o isolato rispetto alla comunità da condannare, temendone il contagio. Qualcuno, credendosi particolarmente esperto in malattie sociali, arriva ad affermare che a Canosa circoli un virus responsabile di tali atteggiamenti o addirittura che nel DNA canosino ci sia un gene particolarissimo, che caratterizza da sempre tutte le generazioni! In tal caso, una domanda sarebbe legittima: se fosse una questione di DNA, come è possibile che diversi canosini andati a lavorare fuori città si sono realizzati fino a diventare delle vere eccellenze? Ci sono canosini che occupano alcuni posti importanti delle forze dell'ordine, dell'insegnamento universitario, sono apprezzati nel mondo dello spettacolo, lasciano il loro segno nella ricerca scientifica, si muovono correttamente nel mondo della finanza… Ma non lasciamo niente al caso e, di conseguenza, escluso il fatto genetico, ci si potrebbe concentrare su quello ambientale: è il canosino che vive a Canosa il problema, o meglio, l'ambiente canosino riesce a trasformare in maniera così diffusa e permanente i comportamenti negativi dei residenti? Breve pausa seguita da una doverosa riflessione. Anche qui a Canosa ci sono, vivono e lavorano delle eccellenze: forse vorremmo che fossero moltissime, ma abbiamo alcuni illuminati imprenditori, persone che hanno investito nelle loro aziende, raggiungendo ottimi risultati. Sono state create, sempre a Canosa, Fondazioni, Associazioni, Gruppi di Volontariato, Gruppi Teatrali, Scuole di ballo, Palestre, che non hanno nulla da invidiare a quelle delle città a noi vicine! Ne segue una logica deduzione: le cause non hanno nulla a che vedere con il DNA, con l'ambiente, tanto meno con l'aria che respiriamo. E allora? E allora, semplicemente, smettiamola! La crescita e la prosperità di Canosa è compito e dovere affidato a tutti i canosini; la condizione perché la città progredisca sta innanzitutto nel volerle veramente bene, nella considerazione che tale sentimento deve abbracciare tutti, tradotto in stima per coloro che ogni giorno sono capaci di mostrare tangibilmente il proprio amore a cominciare dalle piccole cose, in aiuto e forte stimolo per chi, forse mai educato o abituato a convivere civilmente, ha bisogno di esempi, di pratiche, di comportamenti che li facciano sentire cittadini a pieno titolo di questa città. E' certo che non verrà nessuno dall'esterno a "salvarci"; rimbocchiamoci piuttosto le maniche e ognuno cerchi di fare la sua parte.
Don Felice Bacco
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