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Torre a Mare: Giornata della Pesca Trasparente

Per difendersi dall'inganno del falso Made in Italy

Il caro carburanti con il prezzo medio del gasolio che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno ha costretto i pescherecci tricolore a navigare in perdita o a tagliare le uscite, favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. E' quanto afferma Coldiretti Puglia, in occasione della giornata della Pesca Trasparente a Torre a Mare, promossa da Coldiretti ImpresaPesca e MIPAAF, per far conoscere caratteristiche del pesce a miglio0, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto, dove sono arrivati i pescatori con il pesce fresco mentre è entrato in azione il tutor del mare che ha svelato i trucchi per riconoscere il vero pesce pescato nei nostri mari dagli inganni a tavola.

Una occasione unica per imparare a riconoscere dal vivo il pesce fresco e difendersi dall'inganno del falso Made in Italy con gli Agrichef e i FisherChef di Campagna Amica Piero Ligorio e Vito Tafuni che hanno fatto conoscere le antiche ricette della tradizione marinara pugliese.

Positivo il rinnovo del CCNL per gli addetti imbarcati su natanti esercenti la pesca marittima che riguarda circa 27.000 lavoratori e svolgono il proprio lavoro su circa 12.000 imbarcazioni, sottoscritto da Fedepesca e Coldiretti che, insieme a Fai-Cisl, Uila Pesca e Flai-Cgil hanno rinnovato il contratto collettivo di lavoro proprio alla vigilia della ripresa in molte marinerie delle attività di pesca dopo il fermo obbligatorio. Si tratta – sottolinea ImpresaPesca Coldiretti – di un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore ittico nazionale di fronte ad una emergenza mondiale in un momento di grande incertezza a livello internazionale con un aumento dei costi di produzione, in particolare il gasolio, insostenibili ed un'inflazione che si avvicina alle due cifre e che pesa in maniera importante sulle famiglie e sui lavoratori.

In Puglia l'effetto dell'incremento del prezzo medio del gasolio si è abbattuta come una tempesta sull'attività dei pescherecci già duramente colpiti dalla riduzione delle giornate di pesca. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca – spiega Impresapesca Coldiretti Puglia - non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile.

Quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell'obbligo dell'indicazione di origine – denuncia Coldiretti Puglia - sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall'estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy.

Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante impattano sulla sopravvivenza delle 1.500 imbarcazioni pugliesi ma anche sulla salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo le importazioni dall'estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori.

Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – mentre le importazioni dall'estero hanno ormai superato il miliardo di chili. Una situazione che lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all'halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. Una frode in agguato sui banchi di vendita in Italia e soprattutto nella ristorazione dove non è obbligatorio indicare la provenienza. Tra i trucchi nel piatto più diffusi in Italia ci sono anche – conclude la Coldiretti Impresapesca – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissime in quanto pericolosi per la salute.

Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido che, su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ha visto ben 154 casi riguardare proprio il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un'analisi Coldiretti. In testa alla black list ci sono le importazioni dalla Spagna – denuncia Coldiretti - da cui sono arrivati ben 51 allarmi, dal pesce con presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis ai molluschi infettati da escherichia coli e Salmonella, fino al cadmio nei cefalopodi come seppie e calamari. Al secondo posto si piazzano gli arrivi dalla Francia con 39 casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell'Anisakis nel pesce e dei crostaci con solfiti, mentre al terzo c'è l'Olanda, anche qui con pesce all'Anisakis e Norovirus sui molluschi.

E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti Puglia, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, il cui valore economico è pari all'1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l'intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità.

Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c'è l'obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell'alimento è accompagnata dalla designazione "decongelato".
  • Coldiretti Puglia
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