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Fronteggiare la fiducia posta dal PD

Legge elettorale: il M5S chiama in piazza il popolo

Nonostante appena tre giorni fa il relatore della legge elettorale Emanuele Fiano (PD) avesse affermato in conferenza stampa "Non abbiamo mai pensato alla fiducia", la maggioranza blinda il testo e raccoglie l'avallo del Governo a porre la questione di fiducia sul "Rosatellum Bis". è lo stesso capogruppo PD Ettore Rosato a smentire il collega di partito e render noto di aver invitato il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ad una "opportuna fiducia perché il testo è frutto di un faticoso equilibrio tra maggioranza e opposizione e sottoporlo ai voti segreti metterebbe in difficoltà il complesso del testo". Insorge il Movimento 5 Stelle che con il candidato premier Luigi Di Maio (M5S), in diretta facebook, ha invitato i cittadini in piazza di Monte Citorio con due appuntamenti (domani mercoledì 11 ottobre alle ore 13:00 e giovedì 12) per capire cosa sta accadendo dentro il Palazzo: "Per anni ci avete detto 'convocateci in piazza e verremo'. È arrivato il momento! Saranno due giorni duri".

"Per la seconda volta nella stessa Legislatura, il PD sta ammazzando la democrazia ponendo la questione di fiducia sulla legge elettorale. Così facendo il Parlamento non potrà neppure discuterla, venendo completamente esautorato - dichiara il deputato pugliese Giuseppe L'Abbate (M5S) - Dopo aver tolto il diritto di scelta ai cittadini, poiché questa legge elettorale produrrà un altro Parlamento di nominati, il PD vuole zittire il Parlamento stesso. L'ennesima aberrazione istituzionale. È una vergogna! Pur di evitare che il M5S vada al Governo sono capaci di tutto. Berlusconi, Salvini, Renzi - conclude L'Abbate (M5S) - tutti uniti appassionatamente contro il loro unico nemico: il Movimento 5 Stelle. È arrivato il momento che Mattarella intervenga: deve difendere la democrazia!". Diversi i punti critici sollevati dai 5 Stelle sul "Rosatellum Bis". Innanzitutto una grave mancanza di possibilità di scelta per l'elettore con un sistema, addirittura basato su quattro livelli (uninominale, plurinominale, circoscrizionale, nazionale) che determina slittamenti molto forti tra un collegio plurinominale e l'altro, così l'elettore che vota la lista del suo collegio, finisce per eleggere candidati di altri collegi, nella totale inconsapevolezza degli effetti del suo voto. Il sistema, inoltre, manca gravemente di rappresentatività e non garantisce la governabilità. "A differenza del Tedesco, infatti - dichiara Giuseppe L'Abbate (M5S) - che era un sistema totalmente proporzionale con sbarramento alto, questo è un sistema misto: gli effetti benefici del sistema uninominale maggioritario (compattamento delle forze politiche affini, riduzione della frammentazione politica) sono così del tutto contraddetti dalla parte proporzionale (che invece favorisce la disgregazione). La soglia di sbarramento nazionale al 3% è difatti molto bassa. Politicamente poi - prosegue il deputato pugliese 5 Stelle - viene determinato un ritorno in grande stile alle coalizioni forzate perché, con la soglia al 10% per le coalizioni, ai piccoli partiti confluire nelle due coalizioni di destra e di sinistra comporterà l'ottenimento di una quota di seggi nei collegi uninominali e un aumento dei propri voti. Non mancano, infine - conclude Giuseppe L'Abbate (M5S) - degli spunti di incostituzionalità in alcune disposizioni come la trasmissione del voto dal candidato uninominale alle liste che sembra violare il principio del voto personale (art. 48 Cost.) e diretto (art. 56 Cost.) nonché gli sbarramenti nazionali anche per il Senato collidono con la base regionale prevista dall'art. 57 della Carta Costituzionale".
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