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Cronaca

Canili nella BAT: un viaggio tra le autorizzazioni sanitarie

Dopo i fatti del Dog's Hostel, la ASL ha chiesto il ritiro dei permessi


Dal 15 novembre scorso, giorno in cui il Dog's Hostel è stato sequestrato dai Nas, tanto è cambiato nella consapevolezza di un problema come quello del randagismo e della cura e custodia dei cani all'interno del territorio della BAT. Da quella giornata, infatti, il polverone sollevato attraverso i racconti degli animalisti ha scosso l'opinione pubblica e le istituzioni. Ma il contrattacco, proprio della proprietà del Dog's Hostel, è stato altrettanto forte e plateale fino ad atti estremi, come le tre ore sul cornicione del campanile della Cattedrale di Trani di Vito Malcangi per rivendicare parità di trattamenti per tutti i canili provinciali.

Ed allora è partito il viaggio attraverso le tante carte che la burocrazia deve produrre: tre i canili della BAT oltre il Dog's Hostel di Malcangi a cui i Nas hanno tolto il sequestro un paio di settimane fa ed a cui è stata comunque tolta l'autorizzazione sanitaria all'esercizio dell'attività di rifugio per cani. Il permesso ad operare è stato revocato, come indicato dalla legge dal Sindaco della città che ospita il canile, in questo caso la città di Trani. I controlli, invece, sono effettuati regolarmente dalla ASL BT e dai suoi tecnici che ne effettuano ceck list continue e sulla cui base ci si basa per il rilascio o meno delle autorizzazioni.

Sempre nella Città di Trani, infatti, vi è un altro canile, il Rifugio San Francesco gestito dalla Lega Nazionale Difesa del Cane ed a cui il Comune di Trani ha assicurato di aver revocato le autorizzazioni sanitarie subito dopo averle ritirate al Dog's Hostel. Ma approfondendo i fatti ci si rende conto come il controllo sanitario straordinario dell'ASL BT al Rifugio San Francesco, datato 22 gennaio scorso, ha prodotto una nota nella quale la stessa Azienda Sanitaria ha richiesto la revoca dell'atto autorizzativo rilasciato dal Comune di Trani nel 2009. Il motivo è chiarito nelle note conclusive della relazione dell'ASL: la sostanziale modifica dei luoghi rispetto all'autorizzazione concessa, rende l'intera struttura non rispondente a quella per la quale è stata rilasciata l'autorizzazione sanitaria nel 2009. E allora si scopre come il locale adibito all'attività di ambulatorio veterinario è divenuto lo spogliatoio degli operai e la cucina viene utilizzata come medicheria e ricovero degli animali che necessitano di cure. Nella zona adibita ad isolamento dei cani, invece, è stato creato un bagno per gli operai e diversi sono i box aggiunti senza pavimentazione ed in un tratto accidentato nel quale vi è pericolo sia per gli operai che per gli animali stessi.

Nella città di Andria, poi, vi è un canile che è stato sottoposto a controllo lo scorso 17 dicembre: la nota dell'ASL parla di revoca dell'atto autorizzativo poichè anche qui vi sono state modifiche allo stato dei luoghi senza autorizzazione preventiva anche se, nella nota, si specifica il buono stato dei 176 cani ospitati. In particolare, in questo canile cittadino, le difformità riguardano la realizzazione di varie pensiline in modo abusivo, la mancanza in alcuni recinti di giacigli e cucce, l'utilizzo per altro scopo dei luoghi indicati come medicheria, deposito disinfettanti e deposito mangimi, nonchè il mancato collegamento di 6 box con lo scarico dei reflui. Ad ora, tuttavia, la revoca non è avvenuta da parte del Primo Cittadino di Andria.

Nella città di Canosa di Puglia, infine, vi è il quarto ed ultimo canile della BAT. Dalla visita degli ufficiali sanitari della ASL dell'8 gennaio scorso, si evince come anche qui sia necessaria la revoca delle autorizzazioni ed addirittura vi si richieda l'immediato trasferimento dei cani presenti nella struttura in altra regolarmente autorizzata. Nella nota della ASL si parla di struttura senza alcun requisito minimo previsto dai regolamenti sanitari con 11 box di piccole dimensioni e 30 cani al loro interno oltre ad avere un atto autorizzativo del 2002 mai corredato da alcuna documentazione per la conformità degli ambienti e delle strutture.

Situazione più che complessa per l'intero territorio vista la necessità di avere strutture che possano ospitare gli "amici a 4 zampe" in condizioni più che dignitose e curate. Il polverone sollevato ha, difatto, riportato alla luce il problema di strutture poco idonee sul territorio e che hanno la necessità di subire profonde trasformazioni affinchè possano rispettare tutti i parametri di legge.
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