Pensino ciò che vogliono, tu si fedele a te stesso

Questioni antropologiche per l’uomo contemporaneo

sabato 20 gennaio 2018 22.46
Carissimo,
ognuno è come una cattedrale in costruzione, segue un progetto scritto, ma lavorando, si cambiano, man mano, molte prospettive. Se questo vale per te, conta anche per come ti guardano. Molti, pensando di essere liberi, non lavorano seriamente su di sé, non hanno affetti autentici, trovandosi poi schiavi di una presunta arroganza. Purtroppo la tristezza, che si esprime in tanti volti, porta la dura irriverenza del cuore. Chi sei, come sei, cosa fai, perché agisci è oggetto di conoscenza assoluta, per chi non sa stare con sè stesso, per chi non conosce il silenzio; in altri termini, per chi non conosce sé stesso, perché impegnato a pensare altro. Ci si inganna continuamente, si vive di malintesi, ma l'essenziale sono gli altri, di cui si pensa di sapere tutto. Forse, neppure la saggezza degli anziani, aiuta a comprendere che dovremmo sempre compatirci a vicenda, senza una presa autentica coscienza di sè.

Carissimo,
la realtà non è ciò che sembra, ma quella dell'animo, dello spirito! In croce finivano i delinquenti, ma ci è finito anche Gesù. Ti vedranno sempre in maniera diversa e contraddittoria. A tanti che sono sicuri di conoscere e vedere mi verrebbe da gridare: "Hai ragione, bravo. Ma impara a rispettare, almeno, ciò che vedono o conoscono gli altri". La verità è sempre parziale, mai assoluta, tranne quella che si fa conoscere e si chiama Amore. Tradire l'Amore è tradire la verità. Ama dunque, non importa ciò che diranno, poiché il resto conta quanto come una spiga in un immenso campo di grano. Non tradire te stesso. Tanti sono diventati già "coloro di cui si crede o pensa". Tu resta sempre te stesso, al di là di ciò che si crede. Ti voglio bene

Salvatore Sciannamea