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Storia e dintorni

La traslazione di S. Sabino sosta a Badia S. Quirico

Radici sabiniane del Monastero benedettino

Nell'Anno Salutis 2017 il corteo storico ed ecclesiale della «Translatio Corporis S. Sabini a vetere Cathedrali ad aliam Ecclesiam illi subrogatam», della "Traslazione del Corpo di San Sabino dalla vecchia Cattedrale ad un'altra Chiesa a Lui intitolata" avvenuta entro il 1° Agosto dell'anno 800, sosta nella piazzetta antica di Badia San Quirico. Si riscoprono in tal modo le radici del Monastero benedettino di Canosa che lega la figura del Vescovo canosino Sabino all'Abate di Montecassino, San Benedetto. Ma anche in vita del Vescovo Sabino, S. Placido discepolo di S. Benedetto passò per Canosa e si trattenne con San Savino nell'anno 536, come attestano le fonti della Vita di S. Placido: "Anno Dominicae Incarnationis quingentesimo trigesimo sexto. Post aliquos dies ad Canusium Apuliae civitatem devenit".

Nelle ricerche filologiche abbiamo riscoperto le tracce storiche del Monastero benedettino dedicato e intitolato a S. Quirico nella Relatio Ecclesiae Canusinae del Prevosto Tortora del 1758 (cap. VI, § I, 5, pag. 100) nel paragrafo della Traslazione delle spoglie di San Sabino nell'anno 800.
Prope vero veterem Cathedralem aedificatum reperiabatur Benedictinorum Coenobium, cuius Ecclesia, in praesens commendata, D. Quirico dicata erat.
Proinde circa X. Seculi medietatem Montis Cassini Abbas Majelpotus vocatus a Basilio Imperatoris Protospatario petiit, ut memoratum Monasterium in Veteri Civitate Canusina, idest inter ruinas aedificiorum Canusinae antiquorum situm cum suis reditibus sibi restitueretur, inquiens Leo Ostien. In Canusio Vetere Ecclesiam S. Benedicti, ac Molendinum, ac Curtes.
(Leo Ostiensis , lib. 1, cap. 60).

In realtà nelle vicinanze della vecchia Cattedrale (di S. Pietro), si trovava edificato il Monastero dei Benedettini, la cui Chiesa, attualmente commendata, era dedicata a S. Quirico. In seguito, intorno alla metà del X° secolo, l'Abate di Montecassino, di nome Majelpoto, chiese a Basilio, Protospatario dell'Imperatore, che fosse restituito, con i suoi redditi, il suddetto Monastero sito nella vecchia città di Canosa, cioè tra le rovine degli antichi edifici canosini, su attestazione di Leone Ostiense: Nella vecchia Canosa, la Chiesa di S. Benedetto, un mulino e le corti.

In una ricerca complessa risalendo dalla bibliografia del Tortora di Leone Ostiense (1046 1115)-, monaco benedettino è stata ritrovata la famosa pergamena di Montecassino dell'Abate Maielpoto nell'Archivio di Montecassino che conferma i beni cassinesi dal Monastero di Canosa alla Spelonca di Minervino, oggi Grotta di San Michele.

Per quanto riguarda il Monastero benedettino di Canosa, l'Abbazia si identifica nell'Abbazia di San Quirico, come scrive Padre Lunardi: "La Badia di S. Quirico viene citata nel documento del 1223, nelle Rationes decimarum, dove è ricordato il prioratus S. Clerici de Canusio monasteri S. Salvatoris. Doveva essere ridotto a grancia nel 1567, quando nella 'concordia' fu assegnato all'Annunziata di Napoli. (Monasticon Italiae, Vol. III, Puglia e Basilicata, p. 47, Cesena, 1986). Le fonti di questo sito ridotto a "grancia", cioè "fattoria", concludono che "non rimangono tracce degli edifici", oggi sepolti dalle costruzioni dell'800.

In realtà resta la toponomastica a Canosa di Piazza Badia S. Quirico valorizzata dalla piccola scultura in una nicchia della piazza ad opera meritoria di una Signora canosina L. P. negli anni scorsi in una cerimonia in piazza coordinata da Don Felice Bacco, attento cultore di questa Badia, di questa Abbazia benedettina, cui si lega la "spelonca di Minervino" intitolata a San Salvatore. La pergamena del 15 maggio del 943 riportata nel Chronicon di Leone Ostiense e individuata come Codice 450 riporta vari possedimenti in Puglia che Basilio, Protospatario imperiale di Salerno, fece restituire all'abbazia di Montecassino riconoscendo la sua titolarità in quanto "antiqua esset dominatio prefati monasterii". La pergamena conferma il testo del Prevosto Tortora.
Nel margine esterno del Codice 450 a p. 85 è scritto di mano del sec. XVI:"Sanctus Benedictus in Canusio e quo etiam ad cartam 57" ( San Benedetto di Canosa di cui alla carta 57).
La carta 57 corrisponde all'attuale p. 123, dove si legge alla colonna di sinistra:
"Fecit [l'abate Giovanni III, abate di Montecassino  dal 997 al 1010] et libellum cui dammonacho nomine Trasari de Sancto Benedicto in Canusio" .
Il testo trascritto del Codice 450 relativo ai beni di Canosa, di Minervino e di Andria così riporta.
[p.85] In Canusio vetere ecclesiam Sancti Benedicti et molendinum et curtes.
Il testo tradotto in Italiano indica i possedimenti restituiti a Montecassino.
Nell'antica Canosa (ha fatto riconsegnare) la Chiesa di San Benedetto, un mulino e i cortili.

Sia questa memoria lievito di cultura a Scuola, in Chiesa, a Canosa e sia lievito di "evangelizzazione della cultura" , di storia di Santi e di fede nel Signore. La figura di San Sabino rivive ancora "oggi in tutti i Monasteri benedettini del mondo", come asserisce in un'omelia Mons. Felice Bacco, ma anche nel Monastero benedettino di Canosa. Sia lode al Signore con la Vergine Maria SS. della Fonte per averci dato questo PATER URBIS a Canosa nella festa di San Sabino, coesione della comunità civile e religiosa, patrimonio culturale, spirituale, artistico dei nostri padri e delle nuove generazioni.
Buona Festa!
Ricerche storiche volontarie a cura del maestro Giuseppe Di Nunno.
Foto a cura di Savino Mazzarella
Nella divulgazione si prega di citare l'autore e le fonti archivistiche.
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