Le lettere di Agata Pinnelli

In memoria di Giovanni Minerva, uomo di fede

Il suo cuore, voce della poesia di Dio

Nella settimana di Passione e Resurrezione di Cristo è emerso prorompente il pensiero di preghiera, di affetto, di stima per Giovanni, un amico, collega, uomo di fede, animatore profondo della liturgia pasquale, in cui rinverdiamo l'instancabile adesione amorosa e misericordiosa di Dio alle fragilità, alle miserie che connotano la vita dell'uomo; l'abbraccio e la carezza di un Dio Padre, paziente, innamorato di ciascuno di noi nella sua peculiarità. Il 23 febbraio scorso, la comunità parrocchiale di Santa Teresa del Bambin Gesù nel trigesimo della sua morte, si è stretta insieme agli amici e familiari a ricordare nella preghiera l'amico comune mettendo in risalto il dialogo interiore con Dio che ha orientato il suo percorso di vita lungo tre direttrici, come lui stesso ha voluto riassumere sul suo sepolcro: "La Santa Madre Chiesa, la Famiglia, l'Amicizia sono stati i suoi ideali in prospettiva dell'eternità", esplicitati da don Vito Zinfollino come le strade da percorrere per raggiungere la meta: la luce di Dio, la festa dell'eternità, ultima vocazione dell'uomo.

"AVE MARIA! … Ci rivolgiamo a Te, o Madre nostra che hai preso nel tuo animo la Passione di Gesù e le sofferenze del mondo: accogli le confidenze delle nostre ansie quotidiane. Aiutaci ad essere pellegrini della speranza e preparaci all'incontro con il tuo Figlio Risorto, senza fermarci alla precarietà dei giorni feriali e alle angosce di un cuore depresso. È questa la nostra preghiera che diventa invocazione corale…"

"La nostra comunità cristiana si ritrova ogni anno – come vuole una bella e antica tradizione – a vivere l'ORA DELLA DESOLATA, meditando sul dolore di Maria, che si è associata a Cristo nel dramma del Golgota, divenendo aperta e sensibile alle ansie e alle speranze dell'intera umanità, a noi vicina contro la paura di non farcela, l'usura dei rapporti umani, l'incomunicabilità perfino con le persone più care, il capogiro delle tentazioni, le miserie del peccato."

Parole di fede, pronunciate da Giovanni Minerva con intensità, inequivocabili, che nella "sua passione" sono diventate esperienze di vita: l'abbandono a Maria, Madre Amorosa, una definizione a lui tanto cara, diventa un riparo, una meta, una intermediaria tra Gesù e l'umanità, un'anticipatrice della legge dell'amore che si concretizza in tutta la sua bellezza sulla Croce; una donna che si prende cura di un'umanità che boccheggia, portando nel cuore un'incontenibile voglia di novità. Lo dimostra il dialogo intessuto con la Vergine nel momento della sofferenza attraverso i pensieri a cui la malattia e la speranza del cielo hanno dato voce. Da qui la sensazione, la certezza che il nostro caro amico ha "danzato" con Lei attorno alla croce del Figlio e alla sua, ha atteso con Lei il risveglio dell'aurora, l'arrivo della "festa" per dire che della "notte resta poco"; insieme a Maria, sentinella del mattino, ad attendere la luce della Resurrezione.

"L'eternità", per un uomo di fede come lui, non è altro che il cielo, l'incontro con Dio stesso, un'esperienza perenne di vita immensa e vertiginosa, una festa, una felicità che trascina sempre più profondamente nell'amore e nella beatitudine di Dio. Un Dio che lo si incontra nella figura di Gesù, perché nella storia è accaduto così: Dio ha parlato a noi, nella storia della salvezza, in vario modo, ma la sua ultima definitiva insuperabile parola ce l'ha rivolta con Gesù ed in Lui è diventato manifesto. La sua fede e la sua preghiera hanno parlato sempre con la poesia e il silenzio del cuore, come è stato sottolineato nel pregevole documento elaborato dalla comunità parrocchiale di Santa Teresa da cui emerge il dono della maternità che sostiene e guida i suoi figli nel cammino di vita; il grazie per il dono della croce attraverso l'Eucarestia che rigenera ("Frammento di un pane che sazia […]). L'Anima mia, frammento di vita che s'apre alla Grazia"); la Parola evangelica ("Io bevvi anelante quell'acqua di vita e, dopo stanche giornate bruciate dal sole, non ebbi più sete!"); l'amore silenzioso ("Spesso le cose grandi non vengono notate, perché intessute di silenzio e fatte di struggente amore").

"Mi piace evidenziare – sottolinea don Mario Porro durante la celebrazione del trigesimo – la sua peculiare attenzione ai bisogni della città, proiettata sempre alla crescita e valorizzazione del territorio sul piano civile, religioso, culturale. Rilevante il suo apporto nell'attività di ricerca e studio delle fonti, di organizzazione dei materiali ed elaborazione delle conoscenze ai fini della causa di canonizzazione del servo di Dio, Padre Antonio Maria Losito". Affermazione confermata dalla professoressa Maria Carella che così si esprime: "Il caro Nino ci lascia una preziosa eredità, l'esempio di una vita vissuta coerentemente ai dettami della religione cristiana, oltre ad un bagaglio di cultura messo sempre a disposizione di tutti".

Un uomo che ha vissuto la gioia dell'attenzione in famiglia, con gli amici, nel lavoro, nella Santa Madre Chiesa, nonché verso le cose, verso la città, verso la cultura, l'attimo presente. L'attenzione era per lui la password per soffermarsi e riflettere sulle impurità dell'animo, per portare con sé, lungo il suo andare, il pensiero su quello che lui stesso stava facendo, sì che ogni passo assumesse un significato di crescita individuale sul piano della relazionalità, della Bellezza di Dio, dell'impegno sociale ed umano per alleviare le povertà del cuore e materiali che imbrattano il Creato e il nostro vivere. La sua poesia è profondamente umana e densa di vita vissuta, proprio perché scaturita dall'esercizio dell'attenzione che stimola l'agire secondo i dettami del cuore.
CON LA VOCE DELLA SUA STESSA POESIA UN FORTE AUGURIO PASQUALE.
O Signore,
insegnaci a rimetterci in piedi
e a camminare con i nostri fratelli
sul cammino del Dio vivente.
Fa' di noi un popolo in marcia!
Facci progredire nella lode,
facci progredire nella gioia.
Per l'intercessione di Maria, Tua Madre,
prima testimone della Risurrezione,
ti preghiamo di accrescere
le nostre riserve di coraggio,
di raddoppiare le nostre provviste d'amore,
e di alimentarci le lampade della speranza
quando le ansie quotidiane
assillano la nostra esistenza.
Aiutaci a non rinchiuderti
nel nostro gretto egoismo,
sì che, adorni degli abiti più belli della festa
possiamo annunciarti,
o Divino Risorto,
con il cuore ardente,
ai nostri fratelli,
dopo averti riconosciuto,
ad Emmaus,
allo spezzar del pane,
primizia della Pasqua senza fine,
nella gloria dell'Eternità.

Giovanni Minerva

UN PARTICOLARE GRAZIE DELLA FAMIGLIA MINERVA A QUANTI SONO STATI VICINI CON L'AFFETTO, LA STIMA E LA TESTOMONIANZA.
Agata Pinnelli.
Nel ricordo di Giovanni MinervaDesolataPadre Antonio Maria Losito
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