Le lettere di Agata Pinnelli

Betlemme, un miracolo d’amore

Sogno e realtà si abbracciano

S'apre il cuore di Dio
sulla notte oscura del mondo
a por la sua tenda tra noi.
Or spunta tra le fertili zolle
il piccolo fiore di Betlem,
l'umile nato di Donna
a fugar le paure e le ansie
di lunghi tempi d'attesa. [Giovanni Minerva]

"I pastori […] andarono senza indugio e trovarono Maria,
Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia" [Lc2, 15-16]

Due immagini del Natale tra sogno e realtà: un sogno, credere nella venuta di Dio; una realtà, la grotta.
"Che ne dici tu, Maria, - ci viene da chiedere – non ti pareva un sogno l'aver un tal figlio? Ti pareva cosa reale? Vedere il tuo Bimbo era facile, ma credere, mentre lo accudivi, che proprio il tuo Bimbo, nato in una mangiatoia era il Figlio di Dio, non era cosa facile."

Infatti accostarsi al presepe significa accostarsi al mistero della Bontà ed è un atto che purifica, perché è lì che si incarna la Somma Bontà; in Gesù si compie ciò che proclama S. Paolo: è Colui che non conosce l'invidia, non si lascia attanagliare dalla tentazione della vanagloria e dell'arroganza; ed è così sobrio che non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità. Gesù tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La Bontà di Gesù non ha limiti e non conosce tramonti. Davanti al presepe si sgretolano tante di quelle cose che ci lusingavano molto, oppure che credevamo importanti, solide. Ma a volte quel luccichio, quella solidità non hanno alcun altro fondamento se non le catene delle nostre ambizioni, che crollano davanti a Colui che non ha esitato ad annullarsi fino alla morte in croce.

La forza del presepe sta nel farci accorgere che la strada da seguire è diversa da quella vagheggiata dalla nostra ambizione: è la via che dà vita, che ci impegna in un cammino di servizio, di rinuncia al rumore assordante dei fasti esteriori, all'alluvione delle tante parole che ci intrattengono e ci fanno scordare di essere pellegrini perseveranti, fiduciosi, accoglienti, operosi nella ricerca della verità, nell'osare strade nuove, nello scoprire la bellezza di andare sempre più in là per incontrare e amare negli altri il volto di Gesù. I Magi, dopo aver visitato la grotta del Dio Bambino, cambiano strada e salvano la Sua vita, perché già prima il Bambino li aveva salvati dall'inganno di Erode, mostrando la nuova rotta delle loro vite. I Magi sono un archetipo della fede, perché hanno creduto più nella Bontà di Dio, incarnata nel Bambino, che nell'apparente splendore del potere.I Magi hanno abbandonato qualsiasi ragionamento per regalare il meglio di se stessi a Colui che aveva fatto loro un regalo inestimabile: la fede.

Come per i Magi, anche per noi la fiaccola della fede illumini ed alimenti il nostro desiderio di accogliere Gesù non in quella gelida mangiatoia che è a volte il nostro cuore, ma in un cuore pieno di coraggio e umiltà, in un cuore caldo di amore l'uno per l'altro, liberi dalla logica egoista dell'apparenza e, pur consapevoli di questo fallimento, forti e coscienti nello stesso tempo della sete del desiderio di Lui che continuamente smuove il nostro cuore a cercare la Luce della Sua Stella.

Mettiamo nel cuore una profonda nostalgia del Suo presepe, perché qui la Bontà ci visita e ci parla, la Madre è lì a lavarci gli occhi e a pulirci le orecchie affinché possiamo vedere e ascoltare Gesù che chiama proprio noi, uno per uno con il nostro nome ad aver fede, ad essere coraggiosi e saldi come la roccia. "Andare a Betlemme – diceva don T. Bello – come i pastori, per noi disperatamente in cerca di pace, legalità, diritti, solidarietà, è difficile, costretti ad avanzare attanagliati da egoismi sempre più atroci; ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio, è un viaggio all'indietro, però vale la pena lasciare le nostre sicurezze, e se invece di un Dio glorioso ci imbattiamo nelle fragilità di un Bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato strada perché da quella notte le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio".

Anche se il cammino per Betlemme è arduo, lungo la strada nasce sempre il fiore della Speranza e della Bontà, che tutti possiamo cogliere per gustare con fede e gioia la Bellezza della Vita, il gusto dell'essenziale, la sorgente della pace, il sapore delle cose semplici, lo stupore di fronte al Suo volto amorevole, alle tenere carezze paterne di quel Dio di verità, di libertà e dell'Impossibile che si dona all'umanità, la quale attraverso il sì di Maria, si proietta verso una vita armoniosa, bellissima e pacificata, pur nella sua pochezza, da Lui sempre amata e cercata.Solo così il cielo dei nostri presepi e del nostro cuore sarà libero, sveglio dal torpore dell'indifferenza ed illuminato dalle stelle da cui cadranno fiori di speranza sempre freschi. Con il cuore pieno di gioia auguro che la "mangiatoia" abiti nel cuore di ciascuno sempre, con la sua luce di tenerezza, umiltà e coraggio per far sì che la vita sia a misura d'uomo per tutti. Buon Natale!
Agata Pinnelli.
Presepe 2016
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