Ospedale Canosa
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Politica

Sanità: chiusura ospedale di Canosa

Il sindaco La Salvia scrive ad Emiliano

Il sindaco di Canosa, Ernesto La Salvia, in seguito all'articolo "Ecco il piano per far quadrare i conti. Subito tre chiusure, poi accorpamenti" pubblicato da "La Gazzetta del Mezzogiorno" il 7 ottobre scorso, scrive una lettera aperta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. "Chiedo di incontrarla Presidente. Che non si diano pericolose istruzioni, invece di colpire gli sprechi, quelli veri – scrive il primo cittadino -. Come lei stesso ha affermato, sono un medico di notte e un sindaco di giorno: ne approfitti!". "Apprendiamo dalla stampa – afferma il sindaco La Salvia - della ciclica accensione di interesse sui problemi della sanità pugliese che, come un 78 giri d'altri tempi, torna su problemi evidentemente mai risolti. Alcune considerazioni affollano l'irritata sensibilità dei cittadini e dello scrivente. La prima è che si parla di "chiusura di un ospedale" che alcuni benpensanti del posto, con manifesti e campagne elettorali avevano già definito "chiuso" tempo addietro. Evidentemente o si sta cercando di uccidere un uomo morto o il morto respira ancora. Entrando poi nel particolare, l'ospedale di Canosa ha attualmente due reparti e mezzo per acuti, la Geriatria e la Medicina previste dal Piano regionale, ed una appendice dell'Ortopedia, fiore all'occhiello della Asl che, come nel mito del calabrone "pur avendo ali piccolissime riesce a volare in alto e a lungo".

La Medicina di Canosa è un distaccamento di quella andriese, tant'è che il primario delle divisioni di Medicina di entrambi gli ospedali è una sola persona.L'Ortogeriatria di Canosa è funzionalmente un distaccamento della Ortopedia andriese: quindi Andria e Canosa hanno un solo ospedale su due plessi, pur avendo codici ospedalieri distinti. È evidente che l'offerta di posti letto per acuto del "Bonomo" è completa, pur essendo di gran lungo al di sotto di quel minimo di offerta, che significa "sicurezza" per la salute dei cittadini, e che dovrebbe corrispondere ad almeno tre posti letto ogni mille residenti. Come nella media provinciale, siamo poco oltre l'1,6 posti letto per mille abitanti, contro la media nazionale del 3,4 (in alcune regioni italiane si supera il 4). Sarà forse la dieta mediterranea a farci ammalare meno, o la delirante riduzione dei posti letto per compensare sprechi di "medici ignoranti" e dirigenti ospedalieri, forse corrotti, disposti a pagare dieci volte le stesse protesi d'anca? Sapevamo del prescritto passaggio del Pronto soccorso locale a "Punto di Primo Intervento", previsto dalla Regione all'inizio del 2015. E poiché sono i numeri a fare le strutture, il Pronto soccorso di Canosa avendo dimezzato il numero degli interventi in cinque anni, non può dimostrare i ventimila accessi previsti per legge. Forse l'avere impoverito l'ospedale delle sue divisioni, è servito ad eliminare i codici bianchi che affollano tutti i Pronto soccorso d'Italia. Ci sembra l'unica spiegazione: chi pensa "che ci vado a fare all'ospedale di Canosa, se non ci sono reparti?", vuol dire che, per fortuna, non ha una emergenza degna di questo nome a cui dare risposta. D'altro canto evidentemente quelli che restano (circa 8mila, non già 1400 come erroneamente riferisce qualcuno in Regione), sono i pazienti più gravi che necessitano di cure immediate.

Purtroppo, al contrario di quel che qualcuno possa pensare, gli ospedali di Andria e Barletta sono stracolmi: tutt'altro che vuoti "distributori di salute", pronti ad accogliere pazienti da ogni parte e per qualunque ragione. Meno di 160, infatti, sono i posti letto del nosocomio andriese (un ospedaletto sotto standard per la sanità regionale lombarda o romagnola) ed i trasferimenti da questo verso altri ospedali impegnano le ambulanze tutta la giornata, anche fuori regione. Oltretutto, se il collega del Pronto soccorso, per la sicurezza del paziente, "esagera" con la diagnostica, non può rischiare di diventare agli occhi della Regione lo sprecone che butta via il denaro pubblico, ma è piuttosto quello che, non avendo alternative (ovvero il posto letto) e neppure competenze divinatorie, deve garantire, escludendo ipotesi diagnostiche più gravi, la salute del paziente.

Più volte ci siamo rivolti in passato ai Magistrati affinché l'ipotesi che la gente non dovesse correre un reale rischio di vita fosse chiara. Questa volta ci rivolgiamo al Magistrato Emiliano: nulla è stato ancora scritto ma attenzione, a fronte di chimere territoriali inseguite da decenni e mai realizzate, non ci si dimentichi che senza paracadute chi cade a terra è il soggetto più fragile della collettività: il malato. Non vediamo l'ora che, per non fallire completamente, si apra il portafogli per realizzare ospedali degni di questo nome con oltre 300 posti letto. E che null'altro venga tagliato nel frattempo. Alla faccia di tutti i campanili ma con la certezza che il diritto alla salute sia così fruibile, e non un vuoto spauracchio nelle mani di suonatori di campane. Chiedo di incontrarla Presidente, in nome della stima e della mai celata simpatia nei suoi confronti. Ancora nulla è stato scritto, riporta il giornale. Che non si diano pericolose istruzioni, invece di colpire gli sprechi, quelli veri. Per citarla, neppure io sono stato "eletto per compiacere qualcuno", ne ho ragioni personali per "chiedere". Come lei stesso ha affermato, io sono un medico di notte e un sindaco di giorno: ne approfitti!".
Ufficio Stampa Comune di Canosa - Francesca Lombardi
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